Un mondo roccioso quattro volte più grande della Terra ospiterebbe acqua liquida in superficie e, forse, la vita
Gli astronomi della Penn State University hanno individuato un mondo roccioso oltre il Sistema Solare in una zona abitabile che potrebbe ospitare forme viventi. L’esopianeta, noto come GJ 251c, orbita attorno a una nana rossa, a circa 20 anni luce di distanza dalla Terra. La sua massa, lo classifica come una cosiddetta “super Terra”, un tipo di pianeta extrasolare più grande del nostro Pianeta. Ciò che lo rende interessante è il fatto di orbitare all’interno della ‘zona abitabile’ del suo sistema. Dove, cioè, le temperature sono adatte all’esistenza di acqua sulla superficie. La reale abitabilità del pianeta, però, rimane un mistero aperto. L’incognita principale è rappresentata dalla sua atmosfera.
Nuovi mondi oltre il Sistema Solare
Gli esopianeti sono corpi celesti che orbitano attorno a stelle diverse dal Sole, sparsi nella galassia e oltre. Per secoli la loro esistenza è rimasta nel campo delle ipotesi e solo nel 1995 è arrivata la prima conferma scientifica. Da allora la caccia alle nuove scoperte si è intensificata grazie a missioni spaziali come Kepler e TESS. Oggi il conteggio ufficiale supera i cinquemila esopianeti confermati, ma gli astronomi stimano che solo nella Via Lattea potrebbero esisterne miliardi. Tra questi, una varietà di giganti gassosi roventi che orbitano vicinissimi alle loro stelle, mondi di lava fusa, pianeti completamente coperti d’acqua e, naturalmente, super Terre come quella appena scoperta.
Come individuare pianeti invisibili
La difficoltà principale nello studio di questi corpi celesti deriva dalla loro natura sfuggente. Troppo lontani e troppo deboli rispetto alla luce accecante delle stelle che li ospitano, gli esopianeti raramente possono essere fotografati direttamente. Gli scienziati hanno quindi sviluppato metodi indiretti ingegnosi: il più efficace consiste nell’osservare la leggera diminuzione di luminosità di una stella quando un pianeta le transita davanti, come un’eclissi in miniatura. Un altro approccio misura il sottile “ondeggiamento” gravitazionale che un pianeta provoca sulla sua stella madre mentre le orbita intorno.
Un primo passo verso la possibilità della vita
Lo studio ventennale della Penn State su The Astronomical Journal ha richiesto l’utilizzo di vari strumenti, tra cui lo spettrografo Neid, installato presso l’Osservatorio Nazionale di Kitt Peak in Arizona. Le conclusioni sono promettenti. Ciò che rende GJ 251c particolarmente interessante è la sua posizione nella zona abitabile della stella ospite. Questa regione, chiamata affettuosamente ‘Goldilocks Zone (‘Riccioli d’Oro’), rappresenta quella fascia orbitale dove le condizioni non sono né troppo calde né troppo fredde, ma perfette per permettere all’acqua di rimanere liquida. Si tratta di un ingrediente fondamentale per la vita come la conosciamo ad oggi, anche se naturalmente non costituisce una garanzia assoluta.
Il mistero dell’atmosfera
La grande incognita, infatti, rimane l’atmosfera. Un pianeta può trovarsi nella zona abitabile ma essere completamente privo di un’atmosfera protettiva. Oppure possederne una così densa e ricca di gas serra da trasformarlo in un inferno simile a Venere, il pianeta più caldo del Sistema Solare, dove la temperatura raggiunge i 464°C. Al contrario, un’atmosfera ideale potrebbe stabilizzare le temperature superficiali e proteggere eventuali forme di vita dalle radiazioni cosmiche dannose. Gli strumenti attualmente disponibili non permettono di osservare direttamente GJ 251c o di analizzarne l’atmosfera. Tuttavia, la prossima generazione di telescopi terrestri sarà in grado di catturare la debole luce riflessa dal pianeta e di identificare i gas presenti nell’atmosfera. Molecole come ossigeno, metano o vapore acqueo potrebbero fornire indizi preziosi sulla presenza di processi biologici.
Le nuove frontiere dell’esplorazione cosmica
La rivelazione di GJ 251c si colloca nel panorama più ampio della ricerca scientifica contemporanea, tesa a definire il posto dell’umanità nel cosmo. Obiettivo, stabilire se la vita costituisca un fenomeno eccezionale o diffuso nella galassia, e se il Sistema Solare rappresenti un modello ricorrente o una variante atipica. In tal senso, ogni esopianeta identificato fornisce un elemento utile. Questi mondi distanti offrono termini di paragone essenziali, consentendo di affinare progressivamente la comprensione dei processi di formazione planetaria e della potenziale distribuzione della vita. Attraverso il loro studio, la comunità scientifica delinea gradualmente i contorni della collocazione umana nell’universo. Osservando come si formano i pianeti attorno ad altre stelle, infatti, gli astronomi possono testare e affinare i modelli teorici che spiegano la nascita della Terra e dei suoi vicini cosmici.
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