Il record straordinario di Kokichi Akuzawa fa la storia dell’alpinismo mondiale
Il Monte Fuji, con i suoi 3.776 metri di altezza, rappresenta da sempre una sfida per gli alpinisti di tutto il mondo. Ma quando il 102enne Kokichi Akuzawa ha messo piede sulla vetta sacra del Giappone lo scorso 5 agosto, è entrato nel Guinness World Records come la persona più anziana ad aver mai raggiunto la cima della montagna più famosa del Sol Levante. La preparazione per questa impresa è stata meticolosa. Per tre mesi si è allenato con disciplina militare, svegliandosi ogni giorno alle 5 del mattino per lunghe camminate e affrontando l’ascesa di una montagna a settimana. Ma non ce l’avrebbe fatta senza l’aiuto di tante persone, come lui stesso ha ammesso.
Tre giorni di sfida estrema
L’avventura di Kokichi è iniziata alle 8:40 del 3 agosto, quando ha intrapreso l’ascesa lungo il sentiero Yoshida, considerato il più accessibile tra i quattro percorsi principali che conducono alla vetta del Monte Fuji. Nonostante questa relativa accessibilità, il tracciato richiede normalmente sei ore per essere completato, un’impresa faticosa per chiunque. L’alpinista, con una scelta saggia, ha adottato la strategia della prudenza, pernottando in due rifugi lungo il percorso. I primi due giorni sono filati lisci, con condizioni meteorologiche favorevoli che hanno accompagnato il gruppo formato da Kokichi, sua figlia settantenne Motoe, la nipote con il marito e quattro compagni del club di alpinismo. Tuttavia, il terzo giorno si è trasformato in una vera e propria prova di resistenza fisica e mentale.
Il momento critico: quando tutto sembrava perduto
Con l’aumentare dell’altitudine, infatti, le condizioni si sono fatte sempre più proibitive. Il freddo pungente, i venti intensi e soprattutto gli effetti della ridotta pressione atmosferica hanno messo a dura prova il fisico del gruppo. In prossimità della nona stazione, Kokichi ha vissuto il momento più critico dell’intera spedizione: la tentazione di arrendersi si è fatta fortissima. I suoi familiari e compagni di cordata sapevano che solo pochi mesi prima, aveva subito una caduta durante un’escursione, aveva contratto l’herpes zoster ed era stato colpito da insufficienza cardiaca. Ma lo hanno supportato e incoraggiato a non mollare.
La conquista
Finalmente alle 11:00 del 5 agosto, dopo tre giorni di lotta contro i propri limiti e contro gli elementi naturali, Akuzawa ha raggiunto la vetta del Monte Fuji, entrando nel mondo dei record. Peraltro questa non è stata la prima volta che ha fatto parlare di sé nel mondo dell’alpinismo. A 96 anni, infatti, aveva già conquistato il record come scalatore più anziano del Monte Fuji, e tre anni dopo aveva completato l’ascesa del Nabewariyama, un’altra montagna giapponese alta 1.272 metri. Certo non è un novellino: come presidente onorario del Gunma Mountaineering Club, la montagna è sempre stata la sua seconda casa: si arrampica su una cima quasi ogni settimana e dedica un’ora ogni mattina a camminate preparatorie.
Le radici di una passione: 88 anni d’amore per la montagna
“Scalo perché mi piace. In montagna è facile fare amicizia”, ha spiegato durante un’intervista. Dopo una carriera come progettista di motori e successivamente come inseminatore artificiale per bestiame (professione esercitata fino agli 85 anni), Akuzawa ha sempre considerato la montagna un grande equalizzatore sociale. “Non importa se ami studiare o meno, la montagna è ugualmente accessibile a tutti. Lì sopra l’intelligenza non conta. Eravamo tutti sullo stesso piano e avanzavamo insieme”, ha osservato con la saggezza di chi ha trascorso quasi un secolo ad esplorare le vette.
Il segreto del successo: l’importanza del supporto di gruppo
Abituato per decenni a scalare in solitaria, con l’età Kokichi ha imparato ad apprezzare il valore dell’aiuto altrui. La sua ultima impresa è stata la dimostrazione più eclatante di come il supporto del gruppo possa fare la differenza tra il successo e il fallimento. “Il Fuji non è una montagna difficile, ma questa volta è stata più dura di sei anni fa. La più dura di sempre”, ha ammesso con onestà in una intervista al Guardian. “Non avevo dolori, ma mi chiedevo perché fossi così lento, perché non avessi energia. Avevo superato da tempo il mio limite fisico, e sono arrivato in cima solo grazie alla forza degli altri.”
Riflessioni tra soddisfazione e realismo
Ora che ha portato a casa il certificato del Guinness World Records, ammette: “È stata dura, e molto diversa dall’ultima volta, sei anni fa. Sono stupito di esserci riuscito e so che non ce l’avrei mai fatta senza l’aiuto di tutti. Ora sono semplicemente felice”. Alla domanda se scalerà mai più il Monte Fuji, la risposta è stata: “Mai più”. Poi, con l’ironia di chi ha vissuto oltre un secolo, ha aggiunto: “Se me lo chiederete l’anno prossimo, forse la risposta sarà diversa, ma per ora sono più che soddisfatto di questa salita”. Accettando saggiamente i limiti dell’età ha aggiunto: “Mi piacerebbe continuare a scalare per sempre, ma temo non sia più possibile. Ora la mia prossima vetta è il Monte Akagi”, riferendosi a una cima vicina di 1.828 metri, circa la metà dell’altezza del Monte Fuji.
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