Percorsi sensoriali, tecnologia e inclusione trasformano un sito archeologico in un modello di inclusione
Il percorso di una Pompei per tutti è iniziato nel 2016, quando il Parco Archeologico ha lavorato per eliminare ogni tipo di ostacolo: non solo quelli architettonici, ma anche le barriere sensoriali e cognitive che troppo spesso vengono trascurate in ambito culturale. Grazie a quell’intuizione, oggi chi arriva trova un percorso di oltre tre chilometri e mezzo che attraversa l’intera città antica, dall’ingresso di Piazza Anfiteatro fino a Porta Marina. Un tragitto studiato nei minimi dettagli per permettere a chiunque di immergersi nella quotidianità di duemila anni fa, con accesso garantito ai principali edifici che hanno reso celebre questo luogo nel mondo.
La lingua dei segni tra le rovine romane
Il progetto di una Pompei inclusiva non si è mai interrotto. Lo scorso 4 dicembre sono state presentate due iniziative che rappresentano un modello per altri siti culturali. La prima riguarda l’introduzione di percorsi in Lingua dei Segni Italiana nell’area extramoenia, nell’ambito del progetto E.LIS.A. Chi ha difficoltà uditive può ora seguire un itinerario che dalla via delle Tombe passa per la villa di Diomede e arriva fino alla straordinaria villa dei Misteri. Rendere Pompei accessibile alle persone sorde significa offrire guide specializzate che accompagnano i visitatori, supportate da contenuti digitali fruibili attraverso un’app dedicata e monitor posizionati lungo il cammino. Un sistema integrato che permette di vivere l’esperienza in totale autonomia o con il supporto necessario, senza rinunciare a nessun dettaglio della narrazione storica.
Un’esperienza da toccare e annusare
La seconda novità si chiama ‘Pompei tra le mani’ e introduce un elemento unico nel panorama archeologico italiano. Nella Casa dell’Atrio, situata in via di Castricio, è stata allestita la prima postazione sensoriale del sito. Qui l’esperienza diventa multisensoriale: non solo si osserva, ma si toccano le forme e si percepiscono i profumi che caratterizzavano la vita pompeiana. Questa piccola abitazione, restaurata di recente con le sue eleganti decorazioni di primo stile, offre anche uno scorcio particolare sui vigneti della Casa della Nave Europa. Un dettaglio che ricorda come l’antica città non fosse solo un centro urbano, ma anche un territorio ricco di attività agricole e produttive. Pompei accessibile significa anche poter cogliere questi aspetti attraverso sensi diversi dalla vista.
I mezzi per una tecnologia inclusiva
I fondi del PNRR hanno permesso al Parco di dotarsi di strumenti all’avanguardia. Tra questi, supporti tattili con bassorilievi ad alta definizione accompagnati da didascalie in Braille, modelli tridimensionali che riproducono edifici e oggetti, codici QR che rimandano ad audiodescrizioni dettagliate e video in Lingua dei Segni. All’ingresso di Piazza Anfiteatro i visitatori trovano una mappa particolare con modelli tridimensionali dei luoghi più significativi, utile per orientarsi in completa autonomia. Tutti interventi che hanno reso Pompei accessibile anche a chi, fino a pochi anni fa, avrebbe dovuto rinunciare a gran parte dell’esperienza.
Guide che parlano a tutti
L’inclusione passa anche attraverso la comunicazione. Le guide della collana “Museo Per Tutti” utilizzano un linguaggio facile da leggere e integrano i simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa. Si possono scaricare gratuitamente per tutti i siti della Grande Pompei: da Oplontis all’Antiquarium di Boscoreale, dalle ville di Castellammare al Museo della Reggia del Quisisana. Questi strumenti non si rivolgono soltanto a persone con disabilità cognitive, ma risultano utili anche per chi ha difficoltà linguistiche o semplicemente preferisce un approccio più diretto alla narrazione storica. Un esempio concreto di come progettare per chi ha esigenze specifiche finisca per migliorare l’esperienza di tutti.
Quando l’agricoltura diventa sociale
L’impegno per rendere Pompei accessibile va oltre la visita tradizionale e abbraccia anche la dimensione sociale. Presso la Parvula Domus, la prima fattoria culturale e sociale del sito, la cooperativa Il Tulipano porta avanti attività di agricoltura sociale che coinvolgono ragazzi con disabilità cognitiva. Si tratta di un progetto che unisce pratiche agricole tradizionali con obiettivi terapeutici, educativi e di inclusione rivolti a persone in situazioni di svantaggio. La terra diventa così non solo testimone di storia antica, ma anche strumento di crescita e integrazione contemporanea. Per i più piccoli con bisogni speciali sono disponibili le “biciclette dell’abbraccio”, pensate per percorsi nel verde che permettono a bambini e ragazzi di godere degli spazi esterni in totale sicurezza.
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