Gli Stati Uniti intendono introdurre controlli obbligatori sui profili social degli ultimi cinque anni per chi viaggia. La proposta del Dipartimento della Sicurezza Interna riguarda anche i cittadini italiani e apre un dibattito su privacy, libertà di espressione e impatto sul turismo.
Viaggiare per gli Usa sarà più complicato
Un viaggio negli Stati Uniti potrebbe presto richiedere qualcosa di più del passaporto e di un biglietto aereo. Chi parte dall’Italia per una vacanza o un soggiorno di lavoro di breve durata dovrà probabilmente compilare un modulo molto più dettagliato di quello attuale. E dovrà fornire informazioni sulla propria vita digitale degli ultimi cinque anni.
È quanto emerge da una proposta formale pubblicata il 10 dicembre dall’U.S. Customs and Border Protection nel Federal Register, il registro ufficiale del governo federale americano. Il documento prevede che i social media diventino un elemento obbligatorio per tutti i cittadini dei Paesi che partecipano al Visa Waiver Program, il programma che consente di entrare negli Stati Uniti senza visto per soggiorni fino a 90 giorni. Tra questi c’è l’Italia, insieme ad altri 41 Stati, prevalentemente europei e asiatici, che includono Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Giappone e Corea del Sud.
Cosa cambia nell’autorizzazione Esta
L’Electronic System for Travel Authorization, meglio conosciuto come Esta, è lo strumento con cui milioni di turisti e viaggiatori d’affari ottengono il permesso di entrare negli Stati Uniti senza dover richiedere un visto tradizionale presso un consolato. Attualmente basta compilare un modulo online, pagare una tariffa di 40 dollari e rispondere ad alcune domande di sicurezza. Dal 2016, tra i campi disponibili ne esiste uno dedicato ai social media, ma fino a oggi inserire i propri account è rimasto opzionale. Con la nuova proposta, invece, indicare tutti gli username utilizzati sulle principali piattaforme negli ultimi cinque anni diventerà un passaggio obbligatorio per completare la domanda.
Il Dipartimento della Sicurezza Interna giustifica questa scelta con la necessità di rafforzare i controlli preventivi e dare attuazione a un ordine esecutivo firmato dal presidente Donald Trump, mirato alla prevenzione di minacce terroristiche e alla sicurezza pubblica. L’obiettivo dichiarato è spostare lo scrutinio dal momento dell’arrivo in aeroporto a una fase precedente, permettendo alle autorità di esaminare i richiedenti prima ancora che partano dal loro Paese. In questo modo, chi dovesse presentare contenuti problematici online potrebbe vedersi negare l’Esta prima del viaggio, evitando situazioni di incertezza al confine.
Non solo social
Ma i social non sono l’unico elemento su cui si concentra la proposta. Il documento del CBP elenca una serie di nuovi dati che i viaggiatori dovranno fornire. Numeri di telefono usati negli ultimi cinque anni, indirizzi email degli ultimi dieci anni, residenze precedenti e informazioni sui familiari, inclusi nomi, date di nascita e numeri di telefono.
A questo si aggiungono nuovi controlli biometrici, che potrebbero includere impronte digitali, scansione dell’iride e, nei casi ritenuti necessari, persino il DNA. La nuova procedura introduce inoltre l’obbligo di scattare un selfie direttamente dall’applicazione ufficiale Esta, che sostituirà il vecchio sito web. Le autorità puntano anche a contrastare, con il passaggio a una piattaforma mobile, i numerosi siti non ufficiali che gonfiano i prezzi e generano confusione tra i viaggiatori.
Un precedente già consolidato
Per chi segue le politiche d’ingresso americane, la richiesta di informazioni sui social non è una novità assoluta. Dal maggio 2019, chiunque voglia ottenere un visto non-immigrante o immigrante deve compilare i moduli DS-160 o DS-260, nei quali è già previsto l’obbligo di indicare tutti gli identificativi social utilizzati nei cinque anni precedenti.
La proposta del 2025 estende questa logica a una platea molto più ampia. Non più solo chi richiede un visto, ma anche tutti coloro che viaggiano con procedure semplificate attraverso il Visa Waiver Program. Si tratta di una trasformazione significativa per decine di milioni di persone che ogni anno visitano gli Stati Uniti senza passare da un’ambasciata o da un colloquio consolare.
Tempi che si allungano, preoccupazioni che aumentano
Le associazioni di categoria del settore turistico guardano con preoccupazione a queste novità. La U.S. Travel Association ha già segnalato negli ultimi anni un calo degli arrivi internazionali, che nel primo trimestre del 2025 hanno registrato un calo del 14% rispetto al 2024. A ottobre 2025, inoltre, è stata introdotta una nuova tassa di integrità del visto da 250 dollari per la maggior parte dei visti non-immigranti. Una misura pensata per ridurre i casi di permanenza irregolare, che ha generato ulteriori polemiche.
Anche se questa tariffa non si applica ai viaggiatori Esta, il pacchetto complessivo di nuove regole sta alimentando la percezione di un Paese sempre più difficile e costoso da raggiungere.
Le critiche di chi difende i diritti digitali
Le organizzazioni che si occupano di libertà digitali hanno accolto la proposta con allarme. L’Electronic Frontier Foundation (Eff), una delle principali associazioni americane per i diritti online, ha contestato fin dal 2019 la raccolta sistematica degli identificativi social per i visti. Secondo l’Eff, sapere di essere monitorati dal governo americano spinge molti potenziali visitatori ad autocensurarsi, limitando le opinioni espresse online, i contatti e la partecipazione a gruppi di discussione. L’estensione di questa misura ai turisti, sostengono, rischia di produrre gli stessi effetti di raffreddamento già osservati per studenti e lavoratori.
Anche altre associazioni, come la Foundation for Individual Rights and Expression, avvertono che subordinare una vacanza o un viaggio di lavoro alla consegna dell’intera storia social rischia di trasmettere l’idea di un impegno alla libertà di parola più formale che sostanziale. Queste posizioni fanno parte del dibattito pubblico aperto durante la consultazione federale, che si concluderà il 9 febbraio 2026.
Un fenomeno globale di “pre-screening digitale”
L’intensificazione dei controlli digitali in ingresso non riguarda solo gli Stati Uniti. Nel 2025, il Regno Unito ha avviato il proprio sistema di Electronic Travel Authorisation per i viaggiatori esenti da visto. L’Unione Europea, invece, si prepara a introdurre l’Etias, un’autorizzazione elettronica legata al passaporto per chi entra nell’area Schengen da Paesi terzi. Questi sistemi prevedono registrazione preventiva, pagamento di una tariffa e controlli automatizzati sui dati inseriti prima della partenza, con l’obiettivo dichiarato di aumentare la sicurezza alle frontiere.
Tuttavia, la proposta americana non si limita più al semplice pre-screening biografico o documentale: amplia in modo significativo la raccolta di dati e punta a esaminare in profondità l’attività social dei viaggiatori.
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