Nella Giornata contro la corruzione si scopre che il nostro Paese perde dieci posizioni nella classifica globale
Oggi, 9 dicembre, il mondo si ferma a riflettere su un fenomeno che interessa tutte le società democratiche: la corruzione. Un sistema che condiziona la vita quotidiana di milioni di persone, influenzando l’accesso ai servizi, la qualità delle infrastrutture e persino le opportunità lavorative. Il fenomeno peraltro è talmente pervasivo da richiedere una strategia a livello globale, che coinvolga prevenzione, repressione e trasparenza. A partire dalle giovani generazioni.
La strategia ONU
Nel 2003 le Nazioni Unite hanno adottato la Convenzione contro la corruzione, il primo strumento giuridico vincolante a livello globale, pensato per coordinare gli sforzi dei vari Paesi. La Convenzione ha introdotto misure innovative, come quelle per il recupero dei patrimoni sottratti illegalmente, obbligando gli Stati a restituire capitali e beni ai legittimi proprietari. Due anni dopo, nel dicembre 2005, il documento è entrato ufficialmente in vigore, creando una rete di collaborazione tra magistrature e forze dell’ordine internazionali. L’iniziativa ha rappresentato una svolta culturale, riconoscendo che la corruzione travalica i confini nazionali e richiede una risposta coordinata. La dimensione transnazionale del fenomeno rende infatti inefficaci gli interventi isolati.
Giovani e tecnologia
Quest’anno la campagna dell’Onu ha scelto di puntare i riflettori sulle nuove generazioni, tra le più penalizzate dagli effetti della corruzione. I giovani si trovano infatti a dover competere in sistemi dove merito e competenza vengono spesso soffocati da logiche clientelari. Ma rappresentano anche la chiave del cambiamento, grazie alla loro familiarità con strumenti tecnologici capaci di aumentare la trasparenza. L’intelligenza artificiale e la blockchain, ad esempio, stanno dimostrando di poter rivoluzionare il controllo sui flussi finanziari e la tracciabilità delle operazioni pubbliche. Queste tecnologie permettono di creare registri immutabili e verificabili, rendendo molto più difficile occultare movimenti sospetti. Lo scorso 2 dicembre la Commissione e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sulla prima direttiva che armonizza le leggi penali per contrastare la corruzione negli Stati membri.
La fotografia globale: un mondo diviso
I dati dell’Indice globale di corruzione restituiscono un quadro mondiale preoccupante. Su 180 Paesi analizzati, oltre due terzi registrano un punteggio inferiore a 50 su una scala che arriva a 100, segno che il problema mantiene dimensioni allarmanti. La maglia rosa spetta alla Danimarca, con 90 punti, seguita da Finlandia e Singapore. Nella top ten dominano le democrazie nordeuropee come Norvegia, Svezia e Paesi Bassi, affiancate da Australia e Nuova Zelanda. All’estremo opposto della classifica, Venezuela, Somalia e Sud Sudan, con 10, 9 e 8 punti. Emerge chiaramente la correlazione tra solidità democratica e bassi livelli di corruzione. Le democrazie consolidate raggiungono una media di 73 punti, mentre quelle considerate deboli si fermano a 47 e i regimi non democratici crollano a 33.
L’Italia scivola in classifica
Il Paese si colloca attualmente al 52° posto con 54 punti, perdendo dieci posizioni rispetto all’anno precedente. Un dato serio ma da contestualizzare in una prospettiva più ampia. Infatti, nel 2012 l’Italia occupava la 72esima posizione, segno che nel lungo periodo qualcosa è comunque migliorato. La corruzione italiana si intreccia con altri nodi strutturali: l’inefficienza della giustizia, la debolezza di alcune istituzioni, la lentezza burocratica. Non sorprende quindi che anche nel Rule of Law Index del World Justice Project, che misura parametri come trasparenza governativa e tutela dei diritti, si attesti al 34° posto su 143 nazioni analizzate. Nella specifica voce “Assenza di corruzione” scende al 39° posto, confermando che il problema resta significativo.
Il conto per l’economia
Nell’Unione Europea si stima che ogni anno vadano in fumo fino a 990 miliardi di euro a causa di questo fenomeno. Un’indagine Eurobarometro del 2025 rivela che sette aziende europee su dieci ritengono che la corruzione ostacoli seriamente la concorrenza nei rispettivi Paesi. Ancora più preoccupante il dato sugli appalti pubblici: una impresa su quattro che ha partecipato a gare d’appalto sostiene di aver perso contratti proprio a causa di pratiche corruttive. La corruzione non è, dunque, solo un problema etico, ma un freno allo sviluppo economico. Distorce il mercato, allontana gli investimenti, riduce la qualità dei servizi pubblici e, in ultima analisi, impoverisce l’intera società. Quando un’impresa vince un appalto non per la qualità della sua offerta ma per le relazioni che intrattiene, tutti ci rimettono.
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