Un’indagine della fintech Bravo rivela che portare il pranzo da casa può far risparmiare in media 263 euro al mese. In alcune città meridionali il peso del pranzo fuori raggiunge il 22% della retribuzione mensile.
Una “schiscetta” salva-stipendio
Quella che un tempo era una semplice abitudine operaia si sta trasformando in una vera e propria strategia economica per migliaia di lavoratori italiani.
La schiscetta – termine milanese che deriva dal verbo “schisciare”, chiudere con forza il contenitore metallico degli operai – è tornata protagonista sulle scrivanie degli uffici, ma questa volta per ragioni che vanno oltre la semplice praticità. A evidenziarlo è un’analisi condotta dalla società Bravo, che ha messo a confronto il costo del pranzo fuori con quello preparato tra le mura domestiche.
Chi rinuncia alla pausa pranzo al ristorante o alla tavola calda può mettere da parte in media 263 euro al mese. Tradotto su base annua, si arriva a circa 3.200 euro, una somma che equivale a quasi due stipendi medi netti per un lavoratore italiano, che secondo i dati Istat si attestano tra 1.700 e 1.850 euro mensili.
Un risparmio che in alcuni casi può raggiungere il 20% del reddito lordo.
La differenza tra casa e ristorante arriva a 14 euro a pasto
Il divario economico tra le due opzioni emerge in modo netto quando si confrontano i prezzi. Un pranzo tipo composto da un piatto di pasta, una bottiglia d’acqua e un caffè costa mediamente 16 euro al Nord e 13 euro al Sud.
Preparare lo stesso pasto a casa, invece, richiede appena 1,70 euro. Sono 14 euro al giorno che, moltiplicati per i giorni lavorativi dell’anno, fanno la differenza. Non si tratta più soltanto di una scelta salutista o dettata dalle preferenze personali. In un contesto in cui l’inflazione ha fatto lievitare i costi della ristorazione mentre gli stipendi sono rimasti fermi, portarsi il pranzo da casa diventa una leva concreta per alleggerire le spese quotidiane.
Milano in cima alla classifica
La geografia del risparmio disegna un’Italia divisa. Le città dove portarsi il pranzo da casa conviene di più in valore assoluto sono concentrate nel Nord Italia. Milano, Monza-Briazza, Parma, Modena e Bologna guidano la classifica con un risparmio annuo che può toccare i 3.630 euro.
Il capoluogo lombardo, con una retribuzione mensile lorda media di circa 2.780 euro – la più alta del Paese – rappresenta un caso emblematico. Anche con stipendi superiori alla media nazionale, il costo del pranzo fuori resta talmente elevato da assorbire una fetta consistente del budget.
Sul fronte regionale, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria e Trentino-Alto Adige si confermano le aree dove il risparmio supera i 3.400 euro annui. All’estremo opposto della classifica si trovano Puglia, Sicilia, Sardegna, Molise e Abruzzo, dove il risparmio scende sotto i 2.800 euro.Il divario tra Nord e Sud, in questo caso, supera i 670 euro l’anno.
Vibo Valentia prima per incidenza sul reddito
Il quadro cambia radicalmente quando si analizza il risparmio non in termini assoluti, ma in percentuale rispetto allo stipendio. Qui sono le città meridionali a salire ai vertici della classifica. Vibo Valentia conquista la prima posizione: chi porta il pranzo da casa risparmia il 22,3% della retribuzione mensile lorda, pari a 243 euro su uno stipendio medio di 1.090 euro. Seguono Grosseto con il 21,5% e Imperia con il 21%. Milano, nonostante il primato in valore assoluto, scivola all’ultimo posto in questa graduatoria con appena il 10,8%: il risparmio resta elevato in cifre, ma pesa meno su una busta paga più consistente.
In molte città del Sud e in alcuni centri del Centro-Nord di dimensioni minori, rinunciare al pranzo fuori ha un impatto decisamente più significativo sul bilancio familiare. Qui la schiscetta non è solo una scelta personale, ma una necessità economica per far quadrare i conti.
Dalla gavetta operaia al fenomeno social
La schiscetta affonda le radici nella Milano industriale del secolo scorso. Era il contenitore di latta che gli operai chiudevano con forza (da cui il nome) riempiendolo con piatti poveri e sostanziosi per affrontare turni lunghi in assenza di mense aziendali.
Negli anni Cinquanta il design si impossessa di questo oggetto, trasformandolo in un prodotto più curato ed esteticamente gradevole. Oggi, con l’avvento dei social network, la lunch box è diventata protagonista di contenuti virali su TikTok e Instagram, dove milioni di utenti condividono ricette, idee e trucchi per rendere il pranzo portato da casa non solo economico, ma anche appetitoso e “instagrammabile”.
Il rapporto Censis-Camst del 2025 conferma la tendenza: il 78% dei lavoratori italiani consuma un pranzo preparato a casa e il 62% lo cucina appositamente. La schiscetta non è più un simbolo di povertà o di rinuncia, ma una scelta consapevole che unisce risparmio, salute e creatività. In un momento storico in cui ogni euro conta, quella che sembrava una piccola decisione quotidiana si rivela una delle voci più incisive del budget personale. Per molti lavoratori, prepararsi il pranzo la sera prima o al mattino presto non è solo un modo per mangiare meglio, ma una forma di resistenza economica alle difficoltà del presente.
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