Favorire momenti di aggregazione sociale, promuovere il benessere e riscoprire la vita di comunità. Questo l’obiettivo del progetto ideato da Claudio Massa dell’Orma SSD, che coinvolge bambini e giovani volontari
Fino a qualche decennio fa, piazze e strade rappresentavano – insieme ai parchi – il cuore pulsante dei quartieri cittadini: luoghi animati da comitive di ragazzi e risate di bambini, da improvvisate partite a pallone, gare di corsa e inevitabili ginocchia sbucciate. Una nostalgica quotidianità che richiama alla memoria tanti pomeriggi di gioco trascorsi all’aria aperta. Restituire ai giovani questa opportunità è l’idea che ha spinto Claudio Massa, socio e Brand Ambassador dell’agenzia educativa no-profit L’Orma SSD, a dare vita al progetto “Coach di Quartiere”, «per sollecitare e promuovere il gioco all’aperto, fornendo ai ragazzi l’occasione di vivere socialità, libertà e benessere che lo sport e la vita di comunità sanno offrire».
Nel progetto lo sport e il gioco diventano strumenti educativi e di inclusione sociale. Quali riflessioni – e quali obiettivi – l’hanno spinta a dare vita a questa iniziativa?
Tutto è iniziato dal desiderio di mettere a disposizione dei bambini le competenze de L’Orma SSD, agenzia educativa no-profit attiva dal 2000 nell’implementazione di esperienze formative che valorizzano lo sport come strumento di sviluppo personale e professionale per bambini, ragazzi e adulti. Negli anni, l’agenzia ha perfezionato il proprio approccio attraverso la formazione di giovani educatori e ha maturato la convinzione che anche i volontari possono svolgere un ruolo fondamentale: accogliere i bambini che non praticano sport e coinvolgerli in attività accessibili all’interno dei parchi pubblici. Coach di Quartiere nasce proprio da questa visione: riattualizzare il modello del parco giochi degli Anni ’80, nato in contesti e dinamiche sociali diversi, ma ancora valido. Siamo partiti da qui e abbiamo fatto rivivere questa idea, introducendo però nuove competenze educative, abbinate al volontariato giovanile e alla promozione dell’inclusione sociale.
Il progetto si rivolge a bambini con un’età compresa tra i 6 e gli 11 anni, spesso in condizioni di fragilità. Che tipo di attività ludico-sportive proponete e qual è l’impatto più significativo che questa esperienza ha su di loro e sulle loro famiglie?
L’ultima edizione dello Sport Welfare Report, il documento annuale di analisi dell’andamento di Coach di Quartiere sui territori in cui è presente, ha evidenziato un dato che preoccupa: il 35% dei bambini non pratica sport. La mancanza di attività fisica e motoria è un problema sempre più diffuso e può avere conseguenze a lungo termine sulla salute e sul benessere. Il costo sempre più elevato dello sport, le limitate risorse economiche a disposizione delle famiglie ma anche una scarsa cultura sportiva e alcune fragilità caratteriali, sono fattori che possono contribuire all’esclusione sociale. Superare queste barriere è la missione del progetto. Le attività che proponiamo hanno un’impronta fortemente ludica e inclusiva: sono pensate per permettere a tutti di partecipare, riducendo al minimo la dimensione competitiva. Giochi come staffette, percorsi motori o attività con la musica favoriscono il divertimento, la cooperazione e la socializzazione. Nel tempo, l’impatto del progetto è diventato sempre più evidente. Nei quartieri in cui Coach di Quartiere è attivo da più anni, le famiglie attendono con entusiasmo l’arrivo delle attività, riconoscendole come un vero e proprio servizio territoriale. E la soddisfazione più grande arriva dai bambini che, quando viene chiesto loro “Che sport fai?”, rispondono con orgoglio: “Coach di Quartiere”.
L’iniziativa si avvale della collaborazione di giovani volontari di 16-20 anni. In che modo vengono coinvolti e quali sono i risvolti più importanti per loro?
Il primo incontro con i giovani avviene intorno ai 16 anni. Entriamo nelle scuole attraverso percorsi di educazione civica sportiva, dove proponiamo ai ragazzi un’esperienza di volontariato integrato nel piano dell’offerta formativa scolastica. Oltre a momenti di formazione e supporto, i giovani vengono accompagnati dal Playmaker, il coordinatore territoriale che funge da guida e mentore, e coinvolti in un programma di attività informali pensate per creare gruppo, favorire la condivisione e mantenere viva una dimensione di socialità. Allo stesso tempo, vengono responsabilizzati rispetto all’impegno assunto: offrire ai bambini l’opportunità di fare sport e ‘regalare’ ore di attività fisica. In questo modo si forma un gruppo stabile, capace anche di accogliere chi attraversa periodi di fragilità o smarrimento, situazioni frequenti in questa fase della crescita. Abbiamo inoltre rilevato un aumento del tasso di fidelizzazione: sempre più volontari scelgono di rimanere nel progetto.
In questi anni il progetto ha registrato una rapida espansione. Parlando di numeri, quanti bambini e giovani volontari sono stati coinvolti sino ad oggi?
Stiamo attivando la quattordicesima città e contiamo di superare, dal 2020 ad oggi, i 500 volontari coinvolti e i 2.500 bambini raggiunti con le attività.
L’iniziativa si è diffusa soprattutto nel territorio lombardo. Altre regioni hanno mostrato interesse per il progetto e, soprattutto, vi sono i presupposti affinché possa estendersi al resto del territorio nazionale?
Il progetto è attualmente presente soprattutto in Lombardia, dove è nato: questo ci consente di seguirne da vicino lo sviluppo e garantire una crescita controllata. Promuoviamo il modello del ‘franchising sociale’, una formula di imprenditoria sociale che presentiamo a società sportive ed enti del terzo settore che desiderano attivare il progetto nella loro città. Questa formula prevede il coinvolgimento diretto de L’Orma, che supporta lo sviluppo locale del progetto sul nuovo territorio affinché diventi autonomo, sostenibile e capace di mantenersi attivo nel tempo. Trattandosi di una nuova dinamica, abbiamo iniziato a sperimentarla in Lombardia; successivamente siamo usciti dalla nostra regione arrivando a Modena e, nei prossimi mesi, Coach di Quartiere sarà attivo anche a Cagliari.
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