Otto ospedali italiani coinvolti in un programma che mira a prevenire il declino fisico e mentale durante i ricoveri. Al via percorsi personalizzati con tecnologie avanzate per garantire continuità tra reparto e domicilio.
Da problema ad opportunità
Trasformare l’esperienza del ricovero ospedaliero per le persone anziane, trasformandolo da momento critico a opportunità di cura completa e personalizzata. È questa l’ambizione di OPTIMAge-IT, un programma di ricerca che vede l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza in prima linea. Il reclutamento dei pazienti è iniziato nel dicembre scorso, quando i primi anziani hanno fatto il loro ingresso nello studio. L’iniziativa si inserisce nel più ampio programma nazionale Age-IT, dedicato a promuovere un invecchiamento di qualità nella società italiana.
Il progetto nasce da una constatazione che i geriatri conoscono bene: troppo spesso il ricovero in ospedale, anziché rappresentare solo un momento di cura, diventa l’inizio di un declino funzionale che coinvolge sia le capacità motorie sia quelle cognitive dell’anziano. La ridotta attività fisica, l’ambiente poco stimolante, la rottura delle abitudini quotidiane possono innescare un deterioramento che persiste anche dopo il ritorno a casa.
Per questo il programma si concentra su interventi che accompagnano il paziente non solo durante la degenza, ma anche nel delicato passaggio verso il domicilio.
Un approccio che parte dalla persona
OPTIMAge-IT mette in campo strumenti che fino a qualche anno fa sembravano fantascienza applicata alla geriatria.
Si parla di “fenotipizzazione avanzata” attraverso biomarcatori, “analisi omiche” e “genotipizzazione”, ma anche di valutazioni approfondite dell’ambiente ospedaliero stesso. L’obiettivo è creare percorsi su misura, modellati sulle caratteristiche specifiche di ciascun paziente. Non più protocolli standardizzati, quindi, ma interventi che tengano conto della storia clinica, delle fragilità individuali, delle potenzialità residue di ogni singola persona.
Le tecnologie sviluppate dal consorzio Age-IT giocano un ruolo centrale: permettono di seguire il paziente anche quando lascia l’ospedale, garantendo quella continuità assistenziale che spesso rappresenta l’anello debole della catena di cura.
Otto centri in Italia
La dimensione dello studio è nazionale: otto reparti ospedalieri di geriatria per acuti distribuiti su tutto il territorio italiano, tre al Nord, due al Centro e tre nel Sud. Tra questi, il San Gerardo di Monza riveste il ruolo di centro coordinatore, una responsabilità che riflette l’esperienza maturata nel trattamento delle patologie acute dell’anziano. Il reparto di geriatria del nosocomio brianzolo gestisce oltre 1.200 ricoveri all’anno, occupandosi prevalentemente di pazienti che arrivano dal pronto soccorso con necessità di stabilizzazione clinica.
I numeri rendono evidente l’urgenza di affrontare il tema. In Italia vivono attualmente più di 14 milioni di persone con più di 65 anni, di cui oltre 7 milioni hanno superato i 75 anni. Si tratta di una popolazione vasta, con esigenze specifiche che il sistema sanitario deve imparare a gestire in modo sempre più efficace.
Il finanziamento del progetto arriva dal Ministero dell’Università e della Ricerca, dall’Unione Europea attraverso Next Generation EU e dal programma Italiadomani, nell’ambito del Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa dedicato alle conseguenze dell’invecchiamento demografico.
Ospedali più umani per chi ha più bisogno
Oltre agli aspetti clinici, OPTIMAge-IT vuole ripensare l’ambiente ospedaliero stesso, rendendolo più accogliente e funzionale per chi ha superato una certa età.
Il concetto di “age-friendly” non è solo uno slogan: significa progettare spazi, percorsi e modalità di assistenza che rispondano davvero ai bisogni di persone che hanno tempi, ritmi e necessità diverse da quelle di pazienti più giovani. Si tratta di coniugare l’umanizzazione delle cure con la precisione degli interventi medici, creando un equilibrio tra efficacia terapeutica e qualità dell’esperienza di cura.
La natura multidisciplinare del progetto richiede la collaborazione tra figure professionali diverse: geriatri, fisioterapisti, biologi, infermieri specializzati, esperti di tecnologie sanitarie. L’approccio integrato permette di guardare al paziente anziano nella sua complessità, evitando la frammentazione delle cure che spesso caratterizza i percorsi ospedalieri tradizionali.
Inoltre, la collaborazione tra l’università e l’ospedale permette di tradurre rapidamente le evidenze scientifiche in pratica clinica quotidiana. Ogni intervento viene monitorato, valutato, calibrato sulla base dei risultati ottenuti. L’uso delle tecnologie non sostituisce il rapporto umano tra operatori e pazienti, ma lo arricchisce, fornendo strumenti ancora di più per personalizzare le cure.
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