La Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) lancia il primo studio su larga scala per verificare l’accesso reale alle cure palliative. Coinvolti tremila pazienti in oltre 350 strutture sanitarie per misurare il gap tra bisogni e servizi offerti.
Un’indagine senza precedenti per fotografare la realtà assistenziale
La Società Italiana di Gerontologia e Geriatria ha dato il via a uno studio che potrebbe cambiare il volto dell’assistenza sanitaria agli anziani nel nostro Paese.
Si tratta della prima grande rilevazione nazionale sull’accesso effettivo alle cure palliative in ospedali e residenze sanitarie assistenziali. Il progetto coinvolgerà tremila pazienti distribuiti in più di 350 strutture su tutto il territorio italiano. L’iniziativa nasce dalla necessità di capire quanto il sistema sanitario riesca davvero a garantire questi servizi fondamentali, considerato che le stime parlano di circa 300mila anziani che ne avrebbero bisogno ogni anno.
La distanza tra il fabbisogno teorico e la risposta concreta del sistema rappresenta uno dei nodi più critici dell’assistenza geriatrica nel nostro Paese.
L’indagine della Sigg non si limita a contare i numeri. L’obiettivo è molto più ambizioso: individuare le carenze strutturali, analizzare gli indicatori clinici e far emergere i bisogni che oggi restano sommersi o non riconosciuti dal sistema. Troppo spesso le cure palliative vengono associate esclusivamente ai malati oncologici in fase terminale, ma la realtà è ben diversa. Gli anziani con patologie croniche multiple, demenze avanzate o fragilità estrema hanno diritto a un’assistenza che allevia il dolore e migliora la qualità di vita, anche quando la guarigione non è possibile. Eppure molti di loro non ricevono questo tipo di supporto, o lo ricevono in modo inadeguato.
La ricerca punta a evidenziare proprio queste zone d’ombra, fornendo dati concreti che possano orientare le scelte politiche e organizzative.
A fronte di 300mila anziani che necessiterebbero di cure palliative ogni anno in Italia, soltanto il 15% ne riceve davvero. È un vuoto assistenziale enorme, che riguarda migliaia di persone in condizioni di fragilità estrema. Il sistema sanitario, nonostante la legge 38 del 2010 abbia sancito il diritto alle cure palliative, fatica ancora a garantire risposte adeguate.
Le disparità territoriali aggravano la situazione: alcune regioni superano il 50% di copertura mentre in Sardegna non si raggiunge nemmeno il 5%. Non si tratta solo di un problema di risorse, ma anche di cultura assistenziale e di formazione degli operatori.
Indicatori clinici per identificare chi ha bisogno di cure palliative
La ricerca della Sigg prevede la somministrazione di questionari compilati da medici e infermieri, focalizzandosi su parametri ben precisi. Tra gli indicatori valutati ci sono il dolore, le ulcere da decubito, la malnutrizione, la capacità di movimento e il delirium. Questi elementi permettono di individuare precocemente chi necessita di un intervento palliativo, incrociando la severità delle patologie con la perdita di autonomia, il calo ponderale, il declino cognitivo e i ricoveri ripetuti. La valutazione è complessa perché non si parla solo di pazienti oncologici terminali, ma di anziani con pluripatologie croniche, demenze progressive e condizioni che richiedono un approccio integrato.
Dario Leosco, presidente della Sigg e coordinatore dell’indagine, ha sottolineato come l’introduzione precoce delle cure palliative porti benefici concreti. Migliora la qualità di vita, riduce la sofferenza inutile e rende più sereno il percorso di cura per pazienti e familiari.
L’adozione precoce delle cure palliative ha dimostrato di contribuire a una maggiore efficienza nell’uso delle risorse sanitarie, riducendo i costi complessivi dei trattamenti e la durata dei ricoveri ospedalier. Un sistema più efficiente non significa solo risparmiare, ma allocare meglio le risorse. Graziano Onder, co-coordinatore del progetto, ha spiegato che le cure palliative permettono di evitare ricoveri inappropriati, accessi ripetuti in pronto soccorso e trattamenti invasivi che non migliorano la condizione del paziente ma ne aumentano la sofferenza.
Dall’indagine alle politiche sanitarie
Lo studio della Sigg rappresenta un passaggio fondamentale per costruire politiche sanitarie basate su evidenze concrete.
I dati raccolti consentiranno di capire dove sono le sacche di bisogno insoddisfatto, quali strutture funzionano meglio e quali necessitano di interventi urgenti. Non è più tempo di affidarsi a stime generiche o a percezioni qualitative.
Serve una fotografia nitida per orientare investimenti, programmi di formazione e riorganizzazione dei servizi.
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