La confederazione denuncia un incremento del 16,5% delle fortune dei miliardari in un anno. Basterebbe una frazione di quella ricchezza per sostenere 3,8 miliardi di persone. Al centro del summit il rapporto Stiglitz sulla crisi delle disuguaglianze.
Ricchezza per qualcuno, miseria per molti altri
In soli dodici mesi, tra il 2023 e il 2024, le fortune dei miliardari nei venti Paesi più industrializzati del pianeta sono salite da 13,4 a 15,6 trilioni di dollari. Un balzo del 16,5% che equivale a un incremento di oltre 2 trilioni di dollari. Per capire la portata di questa cifra basta un confronto. Secondo i calcoli di Oxfam, servirebbero 1,65 trilioni di dollari per permettere a 3,8 miliardi di persone che oggi vivono con meno di 8,30 dollari al giorno di raggiungere e mantenere quella soglia per un anno intero.
La denuncia arriva alla vigilia del G20, il vertice che riunisce i leader delle maggiori economie mondiali, quest’anno ospitato dal Sudafrica. Proprio la presidenza sudafricana ha voluto porre al centro dell’agenda il tema della lotta alle disuguaglianze, sostenuta dai risultati di un rapporto elaborato da una task-force speciale presieduta dal premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz.
Il documento traccia un quadro impietoso. Dal 2000 al 2024 la ricchezza privata globale è esplosa, ma si è concentrata nelle mani di pochissimi. L’1% più ricco del pianeta ha incamerato il 41% di tutta la nuova ricchezza prodotta in questo quarto di secolo, mentre alla metà più povera dell’umanità è andato appena l’1%.
Le conseguenze sociali ed economiche
Secondo il rapporto Stiglitz, la disuguaglianza ha raggiunto livelli che vanno oltre la semplice ingiustizia sociale. Si tratta ormai di un fenomeno parossistico che danneggia i sistemi economici nel loro complesso, erode la coesione sociale e alimenta forme di polarizzazione politica sempre più radicali. La mobilità sociale, quella possibilità di migliorare la propria condizione che rappresenta uno dei pilastri delle democrazie moderne, si sta progressivamente indebolendo. E con essa vacilla la fiducia nelle istituzioni democratiche stesse.
Oxfam Italia ha mostrato come i livelli record di concentrazione della ricchezza privata convivano con una ricchezza pubblica stagnante o addirittura in declino. Molti Paesi, specialmente quelli più fragili, sono sempre più indebitati e quindi privano i propri cittadini di opportunità e diritti fondamentali. Il risultato è un circolo vizioso fatto di povertà, fame, risentimento e instabilità. Per invertire questa tendenza nefasta serve un’azione incisiva e coordinata a livello internazionale.
Tra le raccomandazioni principali del rapporto Stiglitz figura la creazione di un Panel Internazionale sulla Disuguaglianza, sul modello dell’IPCC che si occupa dei cambiamenti climatici. Un organismo permanente composto da esperti indipendenti provenienti da diverse regioni del mondo garantirebbe rigore scientifico nella raccolta e nell’analisi dei dati. Inoltre valuterebbe le politiche pubbliche e formulerebbe raccomandazioni ai governi.
Quando i più ricchi pagano meno dei cittadini comuni
Oxfam non si limita a denunciare il problema, ma indica anche alcune soluzioni concrete. La prima riguarda la tassazione dei super ricchi.
In molti Paesi del G20, Italia compresa, i contribuenti più facoltosi versano, in proporzione al proprio reddito o patrimonio, imposte e contributi inferiori rispetto a chi ha redditi più modesti. Questo accade perché i super ricchi hanno la possibilità di strutturare i propri patrimoni in modo da minimizzare i flussi di reddito tassabile e possono sfruttare ampie opportunità per nascondere capitali all’estero. A questo si aggiunge il dumping fiscale internazionale. Molti Paesi offrono regimi fiscali di estremo favore per attirare i patrimoni dei paperoni stranieri, innescando una corsa al ribasso che danneggia le casse pubbliche di tutti.
Lo scorso anno, durante il G20 in Brasile, i leader avevano concordato sulla necessità di assicurare una tassazione effettiva e più equa degli ultra-ricchi. Ora, secondo Oxfam, è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti.
Il contesto geopolitico
Il summit si svolge in un momento di grande incertezza geopolitica. Donald Trump non parteciperà al vertice. La sua amministrazione, sostiene Oxfam, sta alimentando le disuguaglianze sia all’interno degli Stati Uniti che a livello globale attraverso politiche come l’imposizione di dazi, agevolazioni fiscali che favoriscono i più ricchi e tagli agli aiuti destinati ai Paesi in via di sviluppo.
Gli Stati Uniti si sono inoltre ritirati da processi di cooperazione fiscale internazionale e hanno esercitato pressioni su altri Paesi, minacciando sanzioni, per indebolire riforme fiscali considerate troppo stringenti. In questo scenario gli altri Paesi del G20 hanno l’opportunità di assumere impegni concreti in direzione opposta, lavorando per ridurre le disuguaglianze attraverso regole internazionali e forme di cooperazione che mettano al centro il benessere collettivo e le aspirazioni dei più vulnerabili.
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