La Capitale consolida la leadership nell’alta ristorazione italiana con venti insegne premiate e due premi speciali. Tra conferme, nuovi talenti e l’exploit di Tivoli, il Lazio dimostra un fermento gastronomico senza precedenti.
Un’Italia gastronomica in crescita
Il Teatro Regio di Parma ha fatto da cornice, il 19 novembre, alla presentazione della 71esima edizione della Guida Michelin Italia. Un evento che segna l’inizio delle celebrazioni per i 120 anni di Michelin nel nostro Paese e che ha riservato sorprese importanti, soprattutto per Roma e il Lazio.
La selezione 2026 conta complessivamente 394 ristoranti stellati, con 25 nuove stelle distribuite in 14 regioni italiane. L’ingresso più clamoroso è quello de La Rei Natura by Michelangelo Mammoliti a Serralunga d’Alba, che porta a 15 il numero dei tristellati italiani.
Ma è la Capitale a prendersi la scena con numeri da primato: nessuna città italiana può vantare una concentrazione simile di eccellenza gastronomica. Roma ha infatti ottenuto 20 riconoscimenti totali, confermandosi la città più stellata d’Italia, un titolo che riflette anni di investimenti, talento e visione imprenditoriale. La Guida ha introdotto anche nuovi riconoscimenti speciali che, per la prima volta, premiano aspetti fino a oggi meno valorizzati: dalla formazione all’innovazione territoriale.
Tivoli rivelazione dell’anno con “Al Madrigale”
La sorpresa più bella arriva dalla provincia. Il ristorante Al Madrigale Nuova Cucina Rurale di Tivoli ha conquistato il premio inaugurale Opening of the Year, riconoscimento creato per celebrare la migliore nuova apertura dell’anno in Italia.
A guidare questo progetto c’è Gian Marco Bianchi, chef determinato e talentuoso che in soli otto mesi ha trasformato un bijou di sei tavoli in un punto di riferimento della ristorazione contemporanea. Il locale, nato dalla visione comune di Bianchi, Andrea La Caita, Daniele Lippi e Benito Cascone, reinventa i sapori del territorio laziale con linguaggio moderno e tecnica impeccabile. Gli ispettori Michelin sono rimasti così colpiti da assegnare contestualmente anche la prima stella al giovane chef, un doppio riconoscimento che testimonia la qualità del progetto.
Secondo quanto dichiarato dallo stesso Bianchi, nessuno si aspettava un risultato così immediato. L’emozione è stata incredibile e il premio conferma il coraggio di chi ha scelto di investire nella provincia puntando sulla valorizzazione autentica del territorio.
Heinz Beck maestro di generazioni
Il secondo premio speciale della serata è andato a Heinz Beck, unico chef tristellato del Lazio con il suo ristorante La Pergola al Rome Cavalieri. Beck ha ricevuto il Mentor Award per il profondo lavoro formativo svolto negli anni.
La sua cucina è stata definita dalla Guida un vero laboratorio di eccellenza gastronomica dove si sono formate intere generazioni di giovani cuochi. Oltre venti anni al vertice assoluto della ristorazione italiana, con una stella fissa che illumina non solo il rooftop più blasonato di Roma ma l’intera scena culinaria nazionale.
Roma ha festeggiato anche due nuovi ingressi tra gli stellati: Ineo, all’interno dell’Anantara Palazzo Naiadi, guidato da Heros De Agostinis, e La Terrazza dell’Hotel Eden, dove opera Salvatore Bianco. Quest’ultimo, arrivato nel 2024, ha trovato una città profondamente cambiata: più dinamica, internazionale, stimolante. La stella ricevuta premia un lavoro coraggioso e una visione gastronomica che sa dialogare con un pubblico sempre più competente ed esigente.
Il resto del firmamento laziale è stato quasi interamente confermato, con l’unica perdita della stella di Essenza a Terracina, distrutto da un crollo del solaio. Mantengono le due stelle Acquolina di Daniele Lippi, Il Pagliaccio di Anthony Genovese ed Enoteca La Torre di Domenico Stile.
Sedici stelle brillano nella Capitale, record nazionale
La lista completa degli stellati nel Lazio racconta un sistema gastronomico articolato e maturo. Fuori Roma spiccano realtà consolidate come Colline Ciociare di Salvatore Tassa ad Acuto, Sintesi ad Ariccia, Il Tino di Lele Usai e Pascucci al Porticciolo di Gianfranco Pascucci a Fiumicino. A Genazzano c’è il Marco Bottega Ristorante, a Labico Antonello Colonna, mentre a Pontinia si trova Mater1apr1ma, a Ponza Acqua Pazza, a Rivodutri La Trota dei fratelli Serva e a Trevinano La Parolina di Iside De Cesare.
Ma è Roma a detenere il record con 16 ristoranti fregiati di una stella: Achilli al Parlamento, All’Oro di Riccardo Di Giacinto, Aroma di Giuseppe Di Iorio, Glass Hostaria di Cristina Bowerman, Idylio di Francesco Apreda, Il Convivio di Angelo Troiani, Imàgo all’Hotel Hassler, Marco Martini Restaurant, Per Me Giulio Terrinoni, Pipero, Pulejo, Zia di Antonio Ziantoni e Orma di Roy Caceres.
Quest’ultimo, chef colombiano naturalizzato romano, alla premiazione ha sottolineato il fermento gastronomico della città: “c’è voglia di lavorare bene e i successi dei colleghi fanno bene all’intero settore”.
Ma anche i ristoranti degli alberghi stanno alzando l’asticella, spinti da un pubblico internazionale sempre più preparato.
Un sistema in evoluzione
Per tutti i premiati, i riflettori accesi sulla Capitale sono meritati e Roma probabilmente ne merita ancora di più. Questa esplosione di stelle racconta una trasformazione strutturale. Non solo nuove aperture, ma un ecosistema fatto di formazione, investimenti mirati, territorialità valorizzata e capacità di interpretare le esigenze di un mercato in rapida evoluzione.
La Guida Michelin 2026 fotografa quindi un momento storico per la ristorazione romana e laziale, destinato probabilmente a consolidarsi ulteriormente nei prossimi anni con l’arrivo di nuovi talenti e progetti ambiziosi.
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