Una fotografia articolata del Sole 24 Ore sulle città italiane considerate più a rischio, fra furti, rapine e microcriminalità. Dati e confronti che mettono in luce dinamiche complesse, frutto anche di flussi turistici, densità urbana e infrastrutture.
L’indice della criminalità
La nuova classifica delle città italiane considerate più a rischio arriva dall’Indice della criminalità 2025 realizzato dal Sole 24 Ore, elaborato sui dati aggiornati del Ministero dell’Interno relativi alle denunce presentate nel corso dell’ultimo anno.
La fotografia che emerge conferma alcune tendenze note: Milano mantiene il primato come provincia con il più alto numero di reati denunciati, superando le 6.700 segnalazioni ogni 100mila abitanti. Le aree a maggiore afflusso turistico e lavorativo risultano particolarmente esposte a scippi, borseggi e furti in esercizi commerciali, soprattutto nelle zone vicine alle stazioni ferroviarie e nei quartieri più frequentati della città. Secondo le analisi del quotidiano economico, Roma segue con oltre 5.500 denunce ogni 100mila residenti. La Capitale continua a registrare numeri consistenti per i reati contro il patrimonio e per episodi di microcriminalità, fenomeni che rimangono difficili da contenere anche a causa della struttura urbana complessa e della presenza costante di grandi flussi di visitatori.
Furti e rapine: i dati che spostano la classifica
Nelle posizioni successive compaiono Torino, Bologna e Firenze. Torino conferma tassi elevati di furti nei negozi e rapine, fenomeni che negli ultimi due anni hanno mostrato una ripresa. Bologna appare particolarmente esposta ai furti in abitazione, con una media che si è consolidata oltre le 2.300 denunce ogni 100mila residenti. Firenze, dal canto suo, registra numeri importanti per i borseggi, soprattutto nelle aree museali e nelle zone a maggiore concentrazione di visitatori internazionali.
Una variabile spesso sottovalutata riguarda la correlazione tra turismo e criminalità opportunistica. Più una città attira visitatori, più diventano probabili scippi o furti di bagagli. Secondo il report, la percezione della sicurezza peggiora quando i reati toccano direttamente la sfera personale, anche se i dati sulla violenza fisica restano in media inferiori rispetto ad altri grandi Paesi europei.
Dove si registra la maggiore microcriminalità
Analizzando l’indice di criminalità diffusa, spiccano anche Genova, Rimini e Bologna, città con tassi rilevanti di furti in esercizi commerciali. Quest’ultimo ambito tocca punte di oltre 200 casi ogni 100mila abitanti, con i negozi del centro storico come bersaglio ricorrente. Rimini, nonostante le dimensioni contenute, figura stabilmente nella parte alta delle classifiche a causa della forte stagionalità turistica e dell’elevato numero di presenze temporanee, fattore che altera il rapporto tra residenti e denunce.
Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio risultano complessivamente le regioni più esposte alle denunce di reati contro il patrimonio, mentre il Nord-Est continua a mostrare una certa vulnerabilità nelle aree portuali e di interscambio. Un trend che mostra come la microcriminalità si muova in maniera molto flessibile, adattandosi alle opportunità e alle infrastrutture delle città.
In particolare, le grandi stazioni e le aree di transito risultano fra i luoghi più colpiti, con una concentrazione di borseggi che nei periodi di maggiore affluenza può superare del 20% la media annuale. Anche gli esercizi commerciali situati in prossimità delle rotte turistiche sono sempre più esposti, soprattutto durante eventi ed esposizioni internazionali.
A Genova, i furti in abitazione hanno registrato un incremento rispetto all’anno precedente, mentre Bologna presenta un numero significativo di denunce per rapina nelle ore serali. Secondo gli osservatori, l’espansione delle aree pedonali e delle zone della movida contribuisce a modificare le mappe della criminalità urbana.
Parallelamente, cresce l’impatto delle truffe digitali, che in alcune province sono aumentate fino al 25% nell’ultimo anno. Le forze dell’ordine, tuttavia, sottolineano come l’installazione di nuove videocamere e il coordinamento territoriale stiano iniziando a produrre risultati, soprattutto nelle periferie.
Le città considerate più sicure
Sul versante opposto, emergono province caratterizzate da un tessuto urbano meno congestionato, come Oristano, Sondrio e Pordenone. Qui il numero di denunce risulta inferiore alla media nazionale, con valori che oscillano tra le 2.000 e le 2.500 ogni 100mila abitanti.
Il minor afflusso turistico e la struttura sociale più radicata sembrano favorire un migliore presidio del territorio. Il quadro non va però interpretato come statico. La densità demografica, la composizione socioeconomica e la pressione immobiliare possono modificare il panorama nel giro di pochi anni. In diversi territori, inoltre, cresce l’attenzione ai reati informatici, ancora poco percepiti dai cittadini ma rilevanti nelle statistiche ottenute dalle denunce presentate alla Polizia Postale.
I fattori che spiegano l’aumento dei reati
Secondo il report, però, la crescita dei furti non dipende soltanto dal numero dei residenti, ma dall’affollamento temporaneo dovuto a turismo, pendolarismo e grandi eventi.
Non sorprende infatti che Milano e Roma ospitino sia i centri direzionali sia le principali attrazioni culturali del Paese. Le metropoli diventano così terreno privilegiato per i reati opportunistici, che richiedono interventi mirati e strategie integrate fra forze dell’ordine, amministrazioni locali e reti di vigilanza privata. Per gli operatori del settore, infatti, la percezione della sicurezza migliora quando le amministrazioni investono in illuminazione, videosorveglianza e riqualificazione urbana. Questi interventi contribuiscono a scoraggiare la criminalità comune, che si concentra nelle aree degradate o scarsamente frequentate nelle ore serali.
Una quadro in evoluzione
La classifica 2025 non va letta come un marchio definitivo sulle città coinvolte. Le dinamiche urbane cambiano e, in molte realtà, i dati mostrano una maggiore capacità di contrasto rispetto agli anni precedenti. L’attenzione crescente verso la prevenzione, insieme a infrastrutture tecnologiche più avanzate, potrebbe avere un impatto significativo nei prossimi rilevamenti.
Nel frattempo, il monitoraggio continuo degli indicatori aiuta a riconoscere con maggiore precisione quali fenomeni richiedano una risposta immediata e dove possano invece essere percepiti segni di miglioramento.
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