La più sanguinosa azione delle forze dell’ordine nella storia delle favelas brasiliane finisce sotto accusa
Le favelas di Rio de Janeiro sono tornate al centro dell’attenzione internazionale per una tragedia che ha scosso il Brasile e la comunità mondiale. Il 28 ottobre, un’operazione di polizia nei complessi di Alemão e Penha, nella zona nord della città, si è conclusa con un bilancio di oltre 130 vittime. Si tratta dell’intervento più sanguinoso mai registrato nella storia delle favelas cariocas, un evento che ha spinto le Nazioni Unite a intervenire con richieste di indagini immediate e riforma delle pratiche di polizia.
Un’operazione senza precedenti nelle favelas carioca
Quel giorno, più di 2.500 agenti delle forze di sicurezza dello Stato di Rio de Janeiro hanno fatto irruzione nelle 26 favelas che costituiscono i complessi di Alemão e Penha, dove vivono circa 280.000 persone. L’obiettivo era la cattura di un centinaio di trafficanti legati al Comando Vermelho, la più potente organizzazione criminale della città, impegnata in una strategia aggressiva di espansione territoriale. Il Comando Vermelho, da anni una minaccia per la sicurezza, controlla vasti settori del narcotraffico, cercando di estendere la propria influenza in favelas controllate da gruppi rivali e in altri stati brasiliani. Quella che doveva essere un’azione mirata contro il crimine organizzato si è trasformata in un disastro che ha sollevato interrogativi sulle modalità con cui vengono condotte le operazioni di polizia in Brasile.
Le denunce delle organizzazioni per i diritti umani
Dieci organizzazioni brasiliane per i diritti umani hanno presentato una denuncia formale alle Nazioni Unite e all’Organizzazione degli Stati Americani, descrivendo nel dettaglio le gravi violazioni commesse durante l’operazione nelle favelas di Rio. Nel documento si parla esplicitamente di esecuzioni sommarie, sparizioni forzate e violenze sistematiche contro i residenti. Le forze dell’ordine avrebbero fatto irruzione nelle abitazioni, impedito l’arrivo dei soccorsi e alterato le scene del crimine. Il giorno successivo all’operazione, decine di corpi sono stati recuperati da residenti e familiari. Molte dei corpi delle vittime presentavano segni che suggeriscono esecuzioni piuttosto che scontri a fuoco.
L’intervento delle Nazioni Unite
Per le organizzazioni la tragedia è una “strage” e una “grave violazione dei diritti umani”. Sollecitano inoltre la creazione di una commissione internazionale indipendente per le indagini, la protezione dei familiari delle vittime e dei difensori dei diritti umani. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha reagito alla notizia dei gravi scontri nelle favelas di Rio, dichiarandosi “estremamente preoccupato” e chiedendo un’inchiesta immediata. Dal canto suo, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Volker Türk, ha esortato il Brasile ad attuare “una riforma completa ed efficace dei metodi di polizia”. Pur riconoscendo le sfide rappresentate dal confronto con “gruppi criminali violenti e ben organizzati come il Comando Vermelho”. Türk ha poi affermato che “la lunga lista di operazioni che si sono concluse con molti morti” solleva interrogativi fondamentali sulle modalità con cui vengono condotte.
L’ammonimento al Brasile
Le parole di Türk sono state dure: ha chiesto al Brasile di “interrompere il ciclo di brutalità estrema e garantire che le operazioni di polizia rispettino gli standard internazionali sull’uso della forza”. L’Alto Commissario ha sollecitato “indagini indipendenti ed efficaci” sui raid. E la creazione di meccanismi che consentano alle famiglie e alle comunità colpite di “accedere alla giustizia e alla riparazione”. La sua dichiarazione si è conclusa con un appello: “È tempo di porre fine a un sistema che perpetua razzismo, discriminazione e ingiustizia”. Le organizzazioni per i diritti umani sostengono che l’operazione nelle favelas di Rio rivela un modello sistematico di violenza razziale, peraltro già denunciato. Il contesto appare come uno scenario di “pulizia etnico-razziale” contro la popolazione nera e periferica delle favelas. E che diventa troppo spesso bersaglio indiscriminato di azioni violente da parte delle forze dell’ordine.
Le reazioni delle istituzioni brasiliane
Anche la Corte Suprema brasiliana è intervenuta sulla vicenda, chiedendo chiarimenti al Governatore dello Stato di Rio, Cláudio Castro. I giudici hanno richiesto un resoconto dettagliato dell’operazione, delle modalità di uso della forza e delle misure di assistenza previste per le famiglie delle vittime. Il Presidente Luiz Inácio Lula da Silva cerca un equilibrio tra la condanna del crimine organizzato e la necessità di tutelare gli innocenti. Ha infatti dichiarato che non “accetterà che il crimine organizzato continui a distruggere famiglie, opprimere i residenti e diffondere droga e violenza in tutte le città”. Ma ha anche chiesto “sforzi coordinati” con le forze di sicurezza per “colpire il cuore del traffico di droga senza mettere a rischio poliziotti, bambini e famiglie innocenti”.
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