Presentazione ufficiale oggi alle 12 per Luciano Spalletti, chiamato a rilanciare una Juventus in crisi. Obiettivo Champions e un nuovo inizio dopo i mesi difficili post-Mondiale, ma l’ambiente bianconero è spaccato per il suo passato napoletano.
Una crisi bianconera che non ammette più rinvii
La Juventus vive uno dei momenti più delicati degli ultimi anni. Dopo un avvio di stagione sottotono e risultati altalenanti che hanno allontanato la squadra dalle posizioni di vertice, la dirigenza ha deciso di voltare pagina con una scelta che ha sorpreso molti.
I bianconeri si trovano attualmente lontani dalla zona Champions, e il malessere serpeggia tra tifosi e addetti ai lavori. La gestione precedente non ha portato i frutti sperati: troppi pareggi, una manovra prevedibile e una rosa che fatica a esprimere il proprio potenziale.
Il club ha bisogno di una svolta immediata. Non ci sono margini per esperimenti o tempi lunghi di adattamento. La qualificazione alla prossima Champions League rappresenta un obiettivo economico e sportivo irrinunciabile, e l’addio al tecnico precedente testimonia quanto la situazione sia diventata insostenibile. Serviva qualcuno con esperienza, abituato a gestire pressioni e aspettative elevate. Qualcuno capace di riaccendere l’entusiasmo e rimettere ordine in uno spogliatoio che sembrava aver smarrito certezze e identità. La scelta è ricaduta su un nome che, per quanto autorevole, divide l’opinione pubblica torinese.
Spalletti accetta la sfida: contratto fino a giugno
L’allenatore ha firmato un accordo che lo legherà alla Juventus fino al termine della stagione. Un contratto breve, che rappresenta una scommessa per entrambe le parti. Per il tecnico toscano si tratta dell’occasione per tornare protagonista dopo mesi lontano dai campi, per la società bianconera è la possibilità di affidarsi a un professionista di comprovata esperienza senza vincolarsi a lungo termine. La presentazione ufficiale è fissata per oggi alle 12, quando Spalletti parlerà per la prima volta da allenatore juventino.
Il mandato è chiaro: riportare la squadra in Champions League. Significa recuperare terreno sulle rivali, ricostruire equilibri tattici e mentali, far rendere giocatori che finora hanno deluso. Spalletti dovrà lavorare su più fronti contemporaneamente, dalla fase difensiva troppo permeabile alla sterilità offensiva che ha caratterizzato diverse partite. La sua capacità di organizzare le squadre, unita a una forte personalità, potrebbe essere la chiave per invertire la rotta. Ma il tempo stringe e ogni punto perso pesa come un macigno.
Un curriculum di successi e l’ombra del Mondiale
La carriera di Luciano Spalletti parla da sola. Ha vinto lo scudetto con il Napoli nella stagione 2022-2023, regalando alla città partenopea il terzo titolo della sua storia dopo 33 anni di attesa. Prima ancora aveva costruito squadre competitive alla Roma, portando i giallorossi a lottare per traguardi importanti. In Russia, con lo Zenit San Pietroburgo, ha dimostrato di saper vincere anche fuori dall’Italia. Il suo calcio si basa su principi chiari: possesso palla ragionato, aggressività nella riconquista, fluidità negli scambi offensivi. Le sue squadre giocano sempre con personalità e raramente si snaturano.
Eppure, l’ultima esperienza in panchina ha lasciato cicatrici profonde. Dopo il trionfo di Napoli, Spalletti ha accettato la guida della Nazionale italiana. L’avventura si è rivelata un fallimento clamoroso. L’Italia è stata eliminata agli ottavi di finale dalla Svizzera con una prestazione imbarazzante, priva di idee e identità. Le critiche sono piovute feroci, mettendo in discussione metodi e scelte del commissario tecnico. Spalletti ha poi lasciato l’incarico in estate, entrando in un periodo di riflessione che molti interpretavano come un possibile addio alle panchine. Invece, dopo mesi di silenzio, ecco la chiamata della Juventus.
Il nodo Napoli e l’accoglienza divisa dell’ambiente juventino
L’arrivo di Spalletti a Torino non è accolto con entusiasmo unanime. Il suo passato napoletano pesa come un macigno su parte della tifoseria bianconera. Aver allenato e vinto con il Napoli, rivale storico della Juventus, rappresenta per molti sostenitori juventini un problema quasi insormontabile.
Sui social e nei bar del capoluogo piemontese le discussioni si accendono: c’è chi ricorda le frecciate che Spalletti lanciava alla Juventus ai tempi di Napoli, chi sottolinea l’incompatibilità tra le due anime calcistiche, chi invece invita a guardare oltre i colori e concentrarsi sulle competenze.
La dirigenza juventina ha scelto comunque di andare avanti, consapevole delle polemiche ma convinta che professionalità ed esperienza vadano oltre le bandiere. Spalletti, dal canto suo, ha sempre dimostrato grande attaccamento alle maglie che ha indossato da allenatore, ma anche capacità di voltare pagina quando necessario. Questa volta dovrà convincere non solo con i risultati, ma anche conquistando la fiducia di un popolo diffidente. Servirà diplomazia, oltre che competenza tattica, per trasformare i dubbi in consenso.
Eppure, sia la Juventus che Spalletti hanno bisogno l’uno dell’altra. Il club bianconero necessita di stabilità e risultati immediati per salvare una stagione che rischia di compromettere anche i bilanci futuri. L’assenza dalla Champions significherebbe perdite economiche rilevanti e un danno d’immagine difficile da recuperare. Per Spalletti rappresenta invece l’opportunità di dimostrare che il flop con la Nazionale è stato solo un incidente di percorso, non la fine di un ciclo glorioso. A 66 anni, il tecnico di Certaldo vuole provare che ha ancora molto da dare al calcio italiano.
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