Il partito La Libertad Avanza conquista oltre il 40% dei voti alle legislative, superando di gran lunga il centrosinistra peronista. Una vittoria che rafforza il presidente ultraliberista nonostante, gli scandali e i costi sociali delle sue politiche di austerità.
Una vittoria che ribalta i pronostici
Le elezioni legislative di domenica scorsa, 26 ottobre, in Argentina hanno smentito ogni previsione. La Libertad Avanza, il partito del presidente Javier Milei, ha ottenuto il 40,84% dei voti a livello nazionale, staccando nettamente la coalizione peronista Fuerza Patria, ferma al 24,50%. Un risultato inaspettato, considerato che i sondaggi della vigilia davano un testa a testa tra le due formazioni, con percentuali attorno al 36% per il partito del presidente e al 34% per l’opposizione di centrosinistra.
Il dato più significativo arriva dalla provincia di Buenos Aires, storico bastione del peronismo progressista. Proprio qui, dove solo un mese prima alle elezioni locali La Libertad Avanza aveva subito una sonora sconfitta raccogliendo il 34% contro il 47% degli avversari, il partito di Milei ha ribaltato completamente il quadro. L’affluenza si è fermata al 67,85%, segnando un record negativo dal ritorno alla democrazia nel 1983. Un dato che ha preoccupato gli analisti ma che alla fine non ha impedito al presidente di consolidare la sua posizione in Parlamento.
Con questo risultato La Libertad Avanza passa da 37 a 101 deputati e da 6 a 20 senatori. Numeri che, pur non garantendo la maggioranza assoluta, permetteranno a Milei di negoziare alleanze più solide, in particolare con il partito PRO dell’ex presidente Mauricio Macri.
Nel bunker del partito a Buenos Aires, il presidente ha parlato di “giornata storica”, sottolineando che due argentini su tre non vogliono tornare al passato. Dal 10 dicembre, quando i nuovi parlamentari entreranno in carica, ha promesso che l’Argentina avrà il Congresso più riformista della sua storia.
Le congratulazioni internazionali e il sostegno americano
Non si è fatta attendere la reazione di Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti ha scritto sul suo social, Truth: “Congratulazioni al presidente Javier Milei per la sua schiacciante vittoria in Argentina. Sta facendo un lavoro straordinario! La nostra fiducia in lui è stata giustificata dal popolo argentino”. Anche Benjamin Netanyahu ha inviato i suoi complimenti al leader ultraliberista.
Il rapporto tra Washington e Buenos Aires, infatti, ha assunto contorni sempre più definiti negli ultimi mesi. L’amministrazione Trump ha messo a disposizione del governo argentino un pacchetto di aiuti finanziari che oscilla tra i 20 e i 40 miliardi di dollari, includendo una linea di credito swap con la banca centrale e investimenti nel debito sovrano. Un sostegno che da un lato rafforza la legittimazione internazionale di Milei, dall’altro alimenta le critiche dell’opposizione, che lo dipinge come un presidente comandato da Washington. Gli Stati Uniti, dal canto loro, non nascondono l’interesse per i minerali strategici argentini, in particolare litio e uranio.
Problemi per il governo Milei
La vittoria elettorale è arrivata in un momento delicato per Milei, dopo che la sua popolarità era scesa dal 52% al 39,8% nel giro di poche settimane. A pesare sulla credibilità del governo sono stati soprattutto due scandali che hanno coinvolto la cerchia più intima del presidente.
Il primo caso ha riguardato la criptovaluta Libra. A febbraio 2025 Milei aveva promosso sui suoi canali social questo token, presentandolo come uno strumento per favorire la crescita economica e finanziare piccole e medie imprese. In poche ore il valore era schizzato da pochi centesimi a 4,5 euro, con una capitalizzazione complessiva superiore ai 4 miliardi. Ma l’80% delle monete era concentrato in cinque portafogli. Dopo il picco, chi deteneva questi conti ha venduto una parte consistente delle criptovalute, incassando 90 milioni di euro e provocando il crollo del valore del token. E circa 40mila persone hanno perso tutto. Milei ha cancellato il post e si è difeso sostenendo di non conoscere i dettagli del progetto, paragonando gli investimenti in criptovalute al gioco d’azzardo. L’opposizione ha presentato una procedura di impeachment e diverse denunce per frode.
Il secondo scandalo ha coinvolto direttamente Karina Milei, sorella del presidente e segretaria generale della presidenza. Ad agosto sono stati diffusi alcuni audio in cui Diego Spagnuolo, ex direttore dell’Agenzia nazionale per la disabilità, descriveva un presunto sistema di tangenti legato all’acquisto di medicinali per persone con disabilità. Secondo le registrazioni, il 3% delle somme riscosse illegalmente sarebbe finito nelle mani di Karina Milei e di Eduardo Menem, sottosegretario alla gestione istituzionale. L’ammontare mensile del denaro sottratto allo Stato varrebbe tra i 500mila e gli 800mila dollari. Il presidente ha licenziato Spagnuolo e negato tutto, ma il caso ha innescato un’indagine giudiziaria e ha contribuito al calo nei sondaggi.
Cosa cambia ora in Parlamento
Fino a domenica il Congresso argentino era dominato dal centrosinistra peronista, che aveva approvato leggi contro le politiche di Milei stanziando fondi per università, sanità e pensioni nonostante i veti presidenziali.
Con i nuovi equilibri parlamentari, il presidente avrà maggiore spazio di manovra per portare avanti la sua agenda riformista. Potrà discutere le direttive del Patto di Maggio, un programma che prevede ulteriori tagli alle imposte per le imprese e una riforma del mercato del lavoro per aumentare la flessibilità.
La provincia di Buenos Aires continuerà però a rappresentare una spina nel fianco per il governo. Il governatore Axel Kicillof, che ha guidato la coalizione peronista alla vittoria nelle elezioni locali di settembre, è emerso come il principale rivale di Milei a livello nazionale. Con Cristina Kirchner agli arresti domiciliari per una condanna per corruzione, Kicillof viene considerato il candidato più probabile del centrosinistra per le presidenziali del 2027.
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