Il contributo sostiene le famiglie con ISEE basso nell’iscrizione dei figli a corsi sportivi. Fondi limitati e procedure specifiche: ecco tutto quello che serve sapere per presentare la richiesta.
Un aiuto per portare i giovani in palestra
Fino al 14 novembre, le famiglie italiane possono presentare domanda per il Bonus Sport 2025, una misura che punta a rendere accessibile l’attività fisica ai ragazzi tra i 6 e i 14 anni. L’iniziativa, conosciuta anche come Fondo Dote per la Famiglia, nasce con l’intento di abbattere le barriere economiche che spesso impediscono ai più giovani di frequentare palestre, piscine o campi sportivi.
Il meccanismo è semplice: lo Stato mette a disposizione fino a 300 euro per ciascun ragazzo, ma solo se la famiglia rispetta determinati requisiti economici. La dotazione complessiva ammonta a 30 milioni di euro, una cifra che però rischia di esaurirsi in fretta considerando l’ampiezza della platea potenziale.
Il sostegno non rappresenta un semplice sconto sulle quote associative. Si tratta di un contributo che lo Stato eroga direttamente agli enti sportivi che organizzano i corsi, sollevando le famiglie dall’anticipo delle spese. Questo aspetto risulta particolarmente importante per i nuclei con redditi più contenuti, che possono così iscrivere i figli senza dover affrontare immediatamente l’onere economico. Il legislatore concentra l’attenzione proprio su quelle famiglie che, pur riconoscendo l’importanza dello sport nella crescita dei ragazzi, si trovano in difficoltà nel sostenere i costi di iscrizione e frequenza.
Chi può accedere al contributo
L’accesso al Bonus Sport 2025 non è aperto a tutti. Il primo requisito fondamentale riguarda l’indicatore della situazione economica: possono presentare domanda soltanto le famiglie con un ISEE minorenni non superiore a 15.000 euro. Questa soglia identifica i nuclei familiari che si trovano in condizioni di maggiore fragilità economica e che necessitano di un supporto concreto per garantire ai propri figli opportunità di crescita attraverso lo sport. Il calcolo dell’ISEE minorenni segue regole specifiche, valide anche in situazioni familiari complesse come separazioni, divorzi o genitori non conviventi.
Il secondo vincolo è di tipo anagrafico: il beneficio spetta ai ragazzi che hanno compiuto 6 anni e non hanno ancora raggiunto i 15. Si tratta della fascia d’età in cui la pratica sportiva si rivela particolarmente importante per lo sviluppo fisico, per l’apprendimento di regole condivise e per la socializzazione. Proprio in questi anni i giovani costruiscono abitudini che spesso mantengono nel tempo, e l’impossibilità di frequentare corsi sportivi per motivi economici può precludere esperienze formative fondamentali. Il bonus nasce anche con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze nell’accesso allo sport, evitando che solo alcune famiglie possano permettersi di iscrivere i figli alle attività organizzate.
La procedura per la domanda
Presentare la richiesta richiede alcuni passaggi obbligati. Il primo è accedere al portale avvisibandi.sport.governo.it, la piattaforma che il Dipartimento per lo Sport gestisce e dove raccoglie tutte le domande. L’accesso avviene esclusivamente tramite SPID o Carta d’Identità Elettronica, strumenti ormai diventati standard per qualsiasi pratica con la pubblica amministrazione. Una volta entrati nel sistema, il genitore o il tutore legale deve compilare il modulo inserendo i dati anagrafici del ragazzo, quelli del nucleo familiare e le informazioni relative all’ISEE minorenni. Proprio quest’ultimo documento rappresenta l’elemento chiave della domanda: senza un ISEE valido e aggiornato, infatti, non è possibile procedere.
Oltre al modello ISEE, servono il documento d’identità in corso di validità del genitore richiedente e un allegato specifico che si può scaricare direttamente dal portale. Chi fa domanda deve compilare e firmare questo allegato, anche in formato cartaceo se necessario, e poi caricarlo insieme agli altri documenti. La procedura non presenta particolari difficoltà tecniche, ma richiede attenzione nella compilazione per evitare errori che potrebbero rallentare o compromettere l’accettazione della richiesta. Un aspetto cruciale riguarda la tempistica: gli uffici esaminano le domande secondo l’ordine cronologico di arrivo. Questo significa che chi presenta la documentazione per primo ha maggiori probabilità di ottenere il contributo, vista la disponibilità limitata dei fondi.
Come funziona l’erogazione del denaro
Una volta ottenuta l’approvazione, il contributo non finisce direttamente sul conto corrente della famiglia. Il meccanismo che il Dipartimento per lo Sport ha previsto stabilisce che l’ente sportivo che organizza il corso scelto riceva l’importo, con un sistema di pagamenti scaglionati nel tempo. Il primo accredito, pari al 30% del totale, arriva all’inizio dell’attività. Il Dipartimento effettua il secondo versamento, che vale il 40%, dopo un controllo intermedio sulla frequenza del ragazzo. L’amministrazione liquida l’ultima tranche, ancora del 30%, alla conclusione del corso.
Questa ripartizione in tre momenti diversi risponde a una logica precisa: verificare che gli enti sportivi utilizzino effettivamente il contributo per far frequentare l’attività al giovane beneficiario. Gli enti sportivi hanno il compito di monitorare le presenze e di segnalare eventuali assenze prolungate. Se un ragazzo supera il 30% di assenze non giustificate rispetto al totale degli incontri previsti, le autorità revocano il contributo e le eventuali somme già erogate devono tornare indietro. Gli stessi enti sportivi gestiscono questo sistema di controllo, mentre il Dipartimento per lo Sport e Sport e Salute S.p.A., la società pubblica che supporta la diffusione della pratica sportiva in Italia, effettuano verifiche periodiche.
Regole per scegliere il corso giusto
Va specificato però che non tutte le attività sportive danno diritto al bonus. Il contributo copre esclusivamente corsi che rispettano tre condizioni specifiche.
La prima riguarda la frequenza: l’attività deve prevedere almeno due appuntamenti settimanali, una cadenza che le autorità considerano minima per garantire continuità e benefici reali. La seconda condizione è temporale. Il corso deve iniziare entro il 15 dicembre 2025, termine ultimo per l’avvio delle attività che questa misura finanzia. La terza regola fissa la conclusione del percorso sportivo entro il 30 giugno 2026, in modo da mantenere l’iniziativa all’interno dell’anno scolastico e dell’annata sportiva.
Il bonus copre una sola attività per ragazzo, quindi le famiglie devono scegliere con attenzione quale corso frequentare. Calcio, nuoto, pallavolo, basket, danza, atletica, arti marziali: l’offerta è ampia, ma la decisione va ponderata perché una volta che qualcuno inserisce il codice identificativo del corso nel sistema non si può più cambiare. In caso di rinuncia dopo l’assegnazione del contributo, la famiglia perde anche la priorità che ha acquisito con la data di presentazione della domanda, un elemento che può rivelarsi penalizzante se decide di ripresentare la richiesta per un’altra attività. Un’altra limitazione riguarda la cumulabilità: nessuno può sommare il Bonus Sport 2025 ad altri incentivi statali destinati alla stessa attività.
Chi beneficia di agevolazioni diverse deve quindi fare una scelta e optare per il sostegno più conveniente.
Perché puntare sullo sport giovanile
L’iniziativa del governo si inserisce in un contesto più ampio che vede lo sport come strumento educativo e di inclusione sociale. Lo sport insegna il rispetto delle regole, favorisce l’autostima, aiuta a gestire vittorie e sconfitte, crea legami con coetanei e adulti di riferimento. Garantire l’accesso alle attività sportive significa anche contrastare fenomeni di sedentarietà e isolamento che negli ultimi anni hanno interessato quote crescenti di giovani. Le ore trascorse davanti a schermi di smartphone e computer hanno progressivamente sostituito il movimento fisico, con conseguenze sulla salute e sul benessere psicologico.
I 300 euro del bonus rappresentano un incentivo concreto per invertire questa tendenza, permettendo anche ai ragazzi di famiglie con redditi limitati di frequentare palestre e impianti sportivi.
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