La nuova premier segna una svolta nella politica di Tokyo per la prima volta in 150 anni di storia parlamentare
Sanae Takaichi, 64 anni, conservatrice convinta e ammiratrice di Margaret Thatcher, ha ottenuto la fiducia della Camera bassa con 237 voti su 465. Diventando la nuova premier del paese del Sol Levante. Una nomina non così scontata, in una nazione che nelle classifiche internazionali sulla parità di genere occupa posizioni non proprio eccellenti. Soprattutto in ambito politico ed economico. Il suo successo, tuttavia, non arriva su un’onda di cambiamento progressista, ma attraverso un percorso profondamente radicato nel conservatorismo tradizionale del Partito Liberaldemocratico. La neo premier ha conquistato la leadership del partito all’inizio del mese, diventando la prima donna ai vertici della forza politica che governa il Giappone quasi ininterrottamente da settant’anni. La sua vittoria alle primarie ha segnato la fine di tre mesi di paralisi politica, seguiti alla disastrosa sconfitta elettorale dello scorso luglio che aveva mandato in frantumi le certezze del partito.
Un’eredità pesante da raccogliere
Takaichi si definisce l’erede politica di Shinzo Abe, il premier assassinato nel luglio 2022 durante un comizio elettorale. L’omicidio aveva scosso il paese, non solo per la brutalità del gesto, ma anche per le rivelazioni sugli stretti legami tra l’ex primo ministro e la controversa setta religiosa Unification Church. Quello scandalo aveva innescato una crisi politica non ancora sedata del tutto. Ma aveva anche rovinato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e contribuendo alla débâcle elettorale del Partito Liberaldemocratico. La nuova premier del Giappone promette di seguire le orme del suo mentore, riprendendo la strategia economica nota come “Abenomics” che aveva caratterizzato gli anni al potere di Abe. Generosi stimoli fiscali, bassi tassi d’interesse e un massiccio intervento statale per sostenere la crescita. Intanto i mercati hanno reagito con entusiasmo. Il Nikkei 225 ha toccato livelli record, superando quota 47mila punti, mentre lo yen ha perso terreno contro euro e dollaro, a vantaggio delle aziende esportatrici.
Un governo nato dalla necessità
Ma dietro il successo della nuova premier giapponese si nasconde una fragilità strutturale. Il governo guidato da Takaichi è in minoranza in entrambe le camere della Dieta nazionale, il parlamento giapponese. Per assicurarsi la maggioranza, la premier ha dovuto siglare un accordo dell’ultimo minuto con il partito Ishin no Kai di Hirofumi Yoshimura. Una formazione conservatrice che potrebbe spingere l’esecutivo ulteriormente a destra. Questo matrimonio di convenienza arriva dopo la rottura con Komeito, partner storico dei liberaldemocratici per oltre un quarto di secolo. L’alleanza con Ishin no Kai porta in dote voti cruciali, ma anche richieste ambiziose: riduzione del 10 per cento dei seggi parlamentari, sospensione biennale dell’imposta sui consumi alimentari all’8 per cento, divieto di donazioni politiche da parte delle corporations. Una lista in dodici punti che rischia di creare tensioni all’interno della maggioranza e mettere alla prova la tenuta del governo.
Le sfide della premier giapponese
Takaichi ha pochissimo tempo per assaporare il successo. Innanzitutto, deve affrontare la crisi del costo della vita che sta erodendo il potere d’acquisto dei giapponesi. Entro fine dicembre dovrà presentare misure concrete di rilancio economico per rispondere alla frustrazione crescente dell’opinione pubblica. Sul fronte internazionale, la settimana prossima arriverà a Tokyo il presidente americano Donald Trump per una visita di due giorni che metterà alla prova le capacità diplomatiche della premier del Giappone. Subito dopo, dovrà volare in Corea del Sud per il vertice Apec, il suo debutto sulla scena internazionale.
Tra pragmatismo e ideologia
Nonostante la reputazione di conservatrice intransigente, Takaichi ha dimostrato una vena pragmatica durante la corsa alla leadership. Non ha menzionato la riforma della costituzione pacifista, cavallo di battaglia del suo mentore Abe, e ha evitato di visitare il santuario di Yasukuni durante il festival autunnale, un gesto che avrebbe irritato la Cina, dove il memoriale è considerato simbolo del passato militarista giapponese. La composizione del gabinetto riflette questo approccio equilibrato. Tra le nomine spicca quella di Satsuki Katayama, prima donna ministro delle finanze nella storia del paese. Takaichi ha inoltre chiamato nel governo due dei suoi rivali nella corsa alla leadership: Toshimitsu Motegi agli Esteri e Shinjiro Koizumi alla Difesa, un segnale di volontà di pacificazione interna al partito.
Il compito delicato per la prima premier giapponese
Takaichi ha promesso di nominare un esecutivo con una presenza femminile ‘di livello nordico’, una dichiarazione ambiziosa per un paese dove le donne in politica restano una rarità. Intanto però del suo gabinetto farà parte Satsuki Katayama, prima donna ministro delle finanze del Giappone. Il governo di coalizione della premier giapponese nasce con l’obiettivo dichiarato di rivitalizzare il paese e creare una nazione autosufficiente. Tra le priorità figurano il rafforzamento dell’esercito, il sostegno all’industria automobilistica e la gestione di un tema sempre più scottante: l’immigrazione. Molti la considerano l’unica soluzione praticabile alla crisi demografica che sta svuotando il Giappone, ma la questione divide profondamente l’opinione pubblica e il partner di coalizione Ishin no Kai spinge per restrizioni più severe.
(foto Wikimedia Commons)
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