(Adnkronos) –
Verrà riaperto oggi, giovedì 16 ottobre, il valico di Rafah porta d’ingresso fondamentale per gli aiuti umanitari nell’enclave palestinese che collega l’Egitto alla Striscia di Gaza. Sarà la missione Eubam Rafah a supervisionare la riapertura del valico. Intanto l’esercito israeliano ha annunciato di aver identificato i resti degli ostaggi Inbar Hayman e Mohammad al-Atrash, restituiti a Israele ieri sera da Hamas. “Al termine del processo di identificazione condotto dall’Istituto nazionale di medicina legale […] i rappresentanti dell’esercito israeliano hanno informato le famiglie di Inbar Hayman e del sergente Mohammad al-Atrash che i loro corpi erano stati rimpatriati per essere sepolti”, si legge in un comunicato. Inbar Hayman, artista di graffiti originaria di Haifa, conosciuta con lo pseudonimo di ‘Pink’, aveva 27 anni quando è stata uccisa al festival Nova. Il suo corpo senza vita era stato portato a Gaza, come quelli del sergente Mohammad al-Atrash, soldato di origine beduina di 39 anni, ucciso in combattimento il 7 ottobre. Eubam (acronimo di European Union Border Assistance Mission) è una missione dell’Unione Europea avviata nel 2005 su richiesta congiunta di Israele e dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), con il pieno sostegno dell’Egitto e l’approvazione unanime dei Paesi membri dell’Ue. Il mandato iniziale prevedeva la presenza di osservatori europei al valico per monitorare e assistere le autorità palestinesi nella gestione dei flussi di persone e merci. Le attività della missione furono sospese nel 2007, dopo la presa del potere da parte di Hamas nella Striscia di Gaza, che portò all’estromissione di Fatah. Eubam è stata riattivata nel 2025, in seguito al secondo accordo di cessate il fuoco a febbraio, su richiesta congiunta di palestinesi e israeliani in coordinamento con le autorità egiziane, per far fronte all’emergenza umanitaria e favorire il transito sicuro dei civili.
L’obiettivo attuale della missione è coordinare e facilitare il passaggio di feriti, malati e persone vulnerabili dalla Striscia di Gaza verso l’Egitto, garantendo assistenza e protezione in un contesto di grave crisi umanitaria. Eubam fornisce inoltre consulenza tecnica e supporto operativo all’amministrazione generale palestinese delle frontiere e dei valichi, che ha sede a Gerico, e contribuisce alla formazione del personale destinato ai controlli di frontiera, nell’ambito dei progetti finanziati dall’Unione europea.
L’Italia partecipa alla missione dal 29 gennaio scorso con un contingente di otto carabinieri inquadrati nella Forza di Gendarmeria Europea (Eurogendfor), insieme a personale della Guardia Civil spagnola e della Gendarmerie francese. I militari italiani collaborano alle attività di addestramento e formazione del personale dell’Anp e forniscono supporto alla componente di sicurezza della missione, impegnata a garantire la riapertura e la gestione ordinata del valico. Ma non solo. Dall’Italia è in arrivo “il più grande invio di aiuti alimentari a Gaza dall’inizio della crisi”, ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ieri ha presieduto a palazzo Chigi una lunga riunione del tavolo ‘Italy for Gaza’ con tutti i ministri. “La prima cosa da fare è l’invio di aiuti umanitari perché senza di quello non si va avanti. Faremo la più grande operazione mai fatta.
Nel giro di una decina di giorni partiranno 100 tonnellate di aiuti alimentari”. Poi “iniziamo a pianificare la nostra strategia per ricostruire la Striscia partendo dalle infrastrutture civili primarie come scuole e ospedali”. Il governo ha tracciato una road map per la ricostruzione con le prime linee d’intervento per accompagnare la transizione verso la cosiddetta “fase 2” della Striscia, dopo l’accordo di tregua firmato in Egitto. L’attuazione avverrà gradualmente, poiché – sottolineano fonti vicine al dossier – la percorribilità dei corridoi umanitari resta ancora limitata. L’incontro a Palazzo Chigi, riferisce la Presidenza del Consiglio, “ha confermato l’impegno dell’Italia nel contribuire alla ricostruzione di Gaza e nel rilanciare un processo politico orientato verso un quadro di pace, sicurezza e stabilità in Medio Oriente”. Nel corso del vertice, apprende l’Adnkronos, si sarebbe ipotizzato anche un possibile contributo dei carabinieri già di stanza a Rafah nell’ambito di una eventuale missione di monitoraggio, così come un eventuale impiego del Genio dell’Esercito nelle operazioni di sminamento. Durante la riunione “sono stati esaminati i progressi già compiuti, in particolare nel settore umanitario, sono stati confermati gli impegni relativi all’iniziativa ‘Food for Gaza’, ai piani sanitari, all’istruzione e alla formazione”, rende noto il governo. “È stato altresì sottolineato l’intento di proseguire con la cooperazione allo sviluppo, coinvolgendo anche il settore privato”, aggiunge Palazzo Chigi, precisando che la task force tornerà a riunirsi nelle prossime settimane “e all’occorrenza sarà allargata anche agli altri Ministeri e alle altre istituzioni coinvolte”.
La Protezione Civile italiana “è pronta a fornire risorse umane, strumentali e mezzi in soccorso della popolazione palestinese”, ha ribadito il ministro Musumeci al termine del vertice, sottolineando come il governo potrà allestire “in pochi giorni un ospedale da campo e approntare casette prefabbricate modulari per ospitare famiglie anche a medio termine”. Il ministro ha inoltre annunciato che, nella fase della ricostruzione, “si potrà mettere a disposizione un apposito team di esperti per collaborare nella fase di pianificazione e progettazione”.
Anche il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida ha confermato l’impegno del suo dicastero: “Siamo al lavoro per far arrivare generi alimentari insieme alle associazioni agricole che le hanno raccolte in quantità molto significativa”. Sul fronte dell’istruzione, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha presentato al tavolo una serie di iniziative “da implementare in una necessaria cornice di sicurezza” per sostenere la ricostruzione del sistema universitario e della ricerca nei territori della Striscia. Alcune, viene riferito, “sono realizzabili nel breve periodo, altre nel lungo periodo” e si inseriscono nel percorso già avviato dal Mur e dalla ministra Bernini per sostenere la ripresa delle attività accademiche palestinesi. Tra le misure di “immediata realizzazione” figura l’attivazione di corsi a distanza, realizzati con la collaborazione di atenei tradizionali e telematici. A supporto, anche grazie a contributi di solidarietà da parte dei privati, è prevista la creazione di spazi comuni attrezzati con connessioni e strumenti digitali. Il Mur si farà promotore della ripresa della collaborazione tra università ed enti di ricerca italiani e palestinesi, sostenendo programmi di scambio e progetti congiunti per favorire la ripresa dell’attività scientifica. Altri studenti palestinesi, inoltre, sono attesi in Italia a fine mese: il 23 ottobre la ministra Bernini tornerà in Giordania per accogliere un secondo gruppo di circa venti studenti, che saranno inseriti in percorsi di formazione e cooperazione accademica, rafforzando il legame tra i due sistemi universitari.
Il governo concentrerà i suoi sforzi anche sul fronte sanitario. Il ministro per le Disabilità Locatelli ha illustrato il progetto messo a punto con la rete che coinvolge l’Istituto Serafico di Assisi e l’associazione ‘La Nostra Famiglia’, in collaborazione con la Protezione Civile, per garantire assistenza e riabilitazione alle persone con disabilità. Il ministro ha segnalato le gravi carenze igienico-sanitarie e la necessità di fornire presidi di assorbenza, protesi e ausili per le persone con disabilità fisiche, sensoriali e intellettive. Anche altri Paesi europei si mobilitano. La Francia ospiterà insieme all’Egitto una conferenza internazionale sulla ricostruzione di Gaza, ha dichiarato il ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot parlando all’Assemblea Nazionale. “Dobbiamo inondare la Striscia di Gaza di aiuti umanitari e dobbiamo avviare i lavori di ricostruzione”, ha aggiunto. La Francia e il Regno Unito, insieme agli Stati Uniti, presenteranno una risoluzione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per chiedere un mandato Onu per una forza di stabilizzazione “che sarà in grado di operare a Gaza molto presto”, ha aggiunto Barrot.
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