Il razzo ha completato manovre inedite sull’Oceano Indiano mentre l’azienda di Musk annuncia la nuova generazione V3. Tra successi parziali e ambiziosi obiettivi, il sistema di trasporto più potente mai costruito si avvicina alle missioni Artemis della NASA.
Il test che segna la fine di un ciclo
L’undicesimo volo di Starship ha rappresentato più di un semplice collaudo. SpaceX ha utilizzato questo lancio per chiudere definitivamente la fase di sviluppo della versione V2 del sistema, introducendo al contempo procedure mai sperimentate prima.
Il decollo dalla base di Starbase, in Texas, è avvenuto nelle prime ore del mattino del 14 ottobre, con il massiccio razzo che ha attraversato l’atmosfera terrestre dirigendosi verso un’orbita suborbitale. Durante la discesa controllata nell’Oceano Indiano, gli ingegneri hanno testato nuove sequenze di accensione dei motori Raptor, simulando condizioni che il veicolo dovrà affrontare durante le future missioni operative. La società ha confermato che entrambe le sezioni del razzo hanno eseguito le manovre previste. Il booster Super Heavy è ammarato nel Golfo del Messico dopo circa sette minuti dal lancio, mentre lo stadio superiore ha completato il suo volo di circa un’ora prima di effettuare un atterraggio controllato nelle acque dell’oceano.
Per la prima volta, durante la fase orbitale è stata simulata l’apertura del portellone di carico e il rilascio di un “carico utile”. Una prova fondamentale per dimostrare la capacità del sistema di trasportare satelliti e altre strumentazioni nello spazio.
Dalla Statua della Libertà allo spazio profondo
Le dimensioni di Starship continuano a impressionare anche dopo undici lanci. Con i suoi 121 metri di altezza complessiva, supera di una quindicina di metri la celebre statua newyorchese e si attesta come il veicolo spaziale più alto e potente mai realizzato. Il booster Super Heavy, che misura circa 70 metri, genera una spinta di oltre 74 meganewton grazie ai suoi 33 motori “Raptor” alimentati a metano e ossigeno liquido. Lo stadio superiore, lungo 50 metri e dotato di sei motori “Raptor” ottimizzati per il vuoto, è progettato per trasportare fino a 150 tonnellate di carico in orbita terrestre bassa nella sua configurazione definitiva.
L’intera struttura è costruita in acciaio inossidabile, una scelta ingegneristica che permette di resistere alle temperature estreme del rientro atmosferico e riduce i costi di produzione rispetto alle leghe tradizionali utilizzate nell’industria aerospaziale. Una filosofia progettuale che riflette l’approccio di Elon Musk alla conquista spaziale. Costruire sistemi completamente riutilizzabili che possano essere prodotti rapidamente e a costi contenuti, rendendo economicamente sostenibile l’esplorazione di Luna e Marte.
Una strada lastricata di esplosioni e progressi
Eppure, il percorso di sviluppo di Starship è stato tutt’altro che lineare. Il primo test del 20 aprile 2023 si concluse con un’esplosione spettacolare pochi minuti dopo il decollo, quando il sistema di separazione degli stadi non funzionò correttamente e il veicolo iniziò a ruotare fuori controllo. Quel fallimento, tuttavia, fornì dati preziosi che permisero di ridisegnare il meccanismo di distacco tra booster e stadio superiore. Il secondo tentativo, a novembre dello stesso anno, riuscì a completare la separazione ma entrambe le sezioni esplosero durante le rispettive fasi di volo. Con il terzo test di marzo 2024, finalmente lo stadio superiore raggiunse lo spazio e completò un rientro controllato, anche se la velocità eccessiva durante l’ammaraggio causò la distruzione del veicolo.
I progressi sono diventati sempre più evidenti nei lanci successivi: a giugno 2024, per la prima volta, entrambe le sezioni completarono l’intera sequenza di volo prevista. Il quinto test di ottobre segnò una pietra miliare quando il booster Super Heavy venne catturato in volo dalle braccia meccaniche della torre di lancio, ribattezzate “chopsticks”, dimostrando la fattibilità del recupero rapido e completo del sistema. Nei test più recenti, SpaceX ha affinato le procedure di rientro atmosferico, sperimentando angoli di attacco diversi e testando la resistenza delle piastrelle termiche che proteggono la struttura durante la discesa.
Artemis e il contratto da miliardi con la NASA
La collaborazione tra SpaceX e l’agenzia spaziale americana rappresenta uno degli aspetti più rilevanti del programma Starship. Nel 2021, la NASA selezionò una versione modificata dello stadio superiore come lander per il programma Artemis, che mira a riportare esseri umani sulla superficie lunare dopo oltre mezzo secolo dall’ultima missione Apollo. Il contratto iniziale, del valore di 2,9 miliardi di dollari, venne successivamente ampliato con ulteriori finanziamenti per sviluppare una variante capace di atterrare sulla Luna e riportare gli astronauti in orbita.
Questa versione lunare, denominata Human Landing System, dovrà essere rifornita in orbita terrestre prima di intraprendere il viaggio verso la Luna, una procedura che richiederà molteplici lanci di Starship tanker (portatori di carburante ndr.) per trasferire propellente.
La missione Artemis III, attualmente programmata per il 2027, prevede che quattro astronauti viaggino a bordo della capsula Orion fino all’orbita lunare, dove due di loro si trasferiranno su Starship per scendere al polo sud della Luna. Le sfide tecniche sono considerevoli: il veicolo dovrà operare nel vuoto per settimane, gestire il trasferimento di equipaggio nello spazio profondo e garantire sistemi di supporto vitale affidabili in un ambiente ostile. SpaceX sta sviluppando tecnologie specifiche per queste missioni, inclusi sistemi di aggancio compatibili con Orion e serbatoi criogenici avanzati per conservare il propellente durante lunghi periodi.
La versione V3 e gli obiettivi marziani
Con la conclusione della fase V2, SpaceX ha già annunciato che i prossimi test utilizzeranno la versione aggiornata del razzo.
La generazione V3 incorpora modifiche significative basate sui dati raccolti negli undici voli precedenti: motori Raptor migliorati con maggiore affidabilità, un sistema di protezione termica ridisegnato con piastrelle più resistenti, e serbatoi più capienti che aumenteranno la capacità di carico utile.
L’azienda sta anche lavorando su varianti specializzate del veicolo. Oltre al lander lunare, sono in fase di progettazione versioni dedicate al rifornimento orbitale, al trasporto di satelliti in orbite elevate e persino al volo punto-a-punto sulla Terra. Quest’ultima applicazione, che Musk ha descritto più volte come rivoluzionaria, consentirebbe di collegare qualsiasi punto del pianeta in meno di un’ora, trasformando il trasporto intercontinentale. Ma l’obiettivo ultimo rimane Marte.
SpaceX ha dichiarato che prevede di inviare le prime missioni cargo sul pianeta rosso già nella seconda metà degli anni 2020, per testare tecnologie di atterraggio e stabilire depositi di rifornimento in vista di future missioni con equipaggio. Musk ha ripetutamente affermato che la sua visione include l’invio di centinaia di Starship verso Marte durante le finestre di lancio favorevoli, che si verificano ogni 26 mesi quando Terra e Marte raggiungono l’allineamento ottimale.
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