Il Presidente della Repubblica firma la legge che rende il 4 ottobre giorno festivo a partire dal 2026. Ma ha segnalato alcune incongruenze normative legate alla sovrapposizione con la solennità civile di Santa Caterina.
Una firma accompagnata da rilievi inediti
L’8 ottobre Sergio Mattarella ha promulgato la legge che istituisce la festa nazionale di San Francesco d’Assisi. Ma lo ha fatto in modo del tutto particolare.
Il capo dello Stato ha infatti inviato una lettera ufficiale ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. Ma ha segnalato diversi “aspetti critici” del provvedimento. Si tratta della quarta volta in questa legislatura che il Quirinale ricorre a questo strumento. Una soluzione a metà strada tra la promulgazione ordinaria e il rinvio alle Camere. Mattarella ha spiegato di aver proceduto con la firma nonostante il testo presenti problemi significativi, precisando però che i rilievi non riguardano profili di natura costituzionale.
La decisione di promulgare è stata presa anche per rispettare la tempistica simbolica, visto che il Parlamento aveva approvato il testo proprio il 4 ottobre, giorno dedicato al santo di Assisi. La legge era stata votata in via definitiva il primo ottobre con una maggioranza trasversale, andando oltre gli schieramenti politici che sostengono l’esecutivo.
Il nodo della doppia celebrazione
La questione sollevata dal presidente è di natura tecnico-giuridica ma con implicazioni pratiche rilevanti. La nuova legge rende il 4 ottobre una festa nazionale in onore di San Francesco, con tutti gli effetti che ne derivano. Chiusura di scuole e uffici pubblici, pagamento della giornata festiva per chi lavora. Ma interviene anche su una precedente normativa del 1958 che istituiva una solennità civile per entrambi i patroni d’Italia, San Francesco e Santa Caterina da Siena.
Il legislatore si è limitato a cancellare da quella vecchia legge ogni riferimento al santo di Assisi, lasciando Santa Caterina. Il risultato è paradossale: adesso la legge del 1958 prevede che il 4 ottobre sia solennità civile dedicata alla santa senese, giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra culture e religioni diverse. Due regimi normativi diversi finiscono così per sovrapporsi sullo stesso giorno, celebrando sostanzialmente gli stessi valori ma con modalità incompatibili.
Scuole chiuse per iniziative scolastiche
Le contraddizioni diventano evidenti quando si guarda agli aspetti operativi. La festa nazionale prevede la chiusura delle scuole, mentre la solennità civile rimasta in vigore per Santa Caterina contempla che proprio gli istituti scolastici organizzino cerimonie, iniziative e incontri dedicati ai valori universali espressi dai patroni d’Italia.
Come possono le scuole promuovere attività se sono chiuse per legge? La sovrapposizione crea un cortocircuito normativo che rende di fatto inapplicabile una parte della legislazione. Inoltre va considerato che la festa liturgica di Santa Caterina cade in realtà il 29 aprile, non il 4 ottobre.
La scelta di celebrarla insieme a San Francesco era stata fatta nel 1958 proprio per riconoscere entrambi i patroni d’Italia nella stessa giornata, ma ora questa logica viene spezzata senza un chiaro disegno alternativo.
I suggerimenti del Quirinale per uscire da una situazione complicata
Nella lettera ai vertici delle Camere, Mattarella propone una strada per risolvere l’intreccio normativo. Ha suggerito di abrogare la solennità civile dedicata a Santa Caterina e incorporare la sua celebrazione nella nuova festa nazionale del 4 ottobre, mantenendo così la tradizione di onorare insieme i due santi patroni.
Il presidente ha sottolineato anche un aspetto spesso trascurato nel processo legislativo: l’esigenza che i testi approvati dal Parlamento presentino contenuti chiari e inequivoci. Un richiamo non banale, se si pensa che l’ufficio studi del Senato aveva già rilevato l’incongruenza nel dossier sul progetto di legge, segnalando a pagina 2 e 3 che la solennità civile del 4 ottobre sarebbe rimasta in onore della sola Santa Caterina. Un’osservazione rimasta inascoltata durante l’iter parlamentare.
Quando entrerà in vigore la festività
La nuova festa nazionale diventerà operativa a partire dal 2026, anno in cui ricorrono gli 800 anni dalla morte di San Francesco d’Assisi.
>Una scelta che carica di ulteriore significato simbolico la ricorrenza, nel solco di quella valorizzazione del patrimonio spirituale e culturale del paese che la legge intende promuovere. Il 4 ottobre si aggiunge così al calendario delle festività nazionali italiane, portando con sé valori come la pace, la solidarietà e la tutela dell’ambiente, tutti temi centrali nella figura del poverello di Assisi. Resta però aperto il cantiere normativo che il Parlamento dovrà riaprire per correggere le storture segnalate dal capo dello Stato.
Senza questi interventi, il provvedimento rischierà di generare confusione applicativa e contenziosi, vanificando in parte le intenzioni che hanno spinto una maggioranza trasversale ad approvarlo.
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