Uno studio svela il nesso tra il carattere e la durata della vita: il profilo del longevo? Organizzato e attivo
Energia e senso di responsabilità possano allungare la vita, mentre ansia e instabilità emotiva accelerano l’invecchiamento. La scoperta arriva dopo aver analizzato un campione di 22.000 persone, identificando le specifiche associate a una maggiore aspettativa di vita. Per i ricercatori esistono molteplici meccanismi possibili attraverso i quali la personalità finisce per influenzare la longevità delle persone. Per qualcuno potrebbe essere legata alla sfera emotiva, per altri al comportamento. Ad esempio, chi si descrive come una persona organizzata, energica e metodica nelle proprie abitudini quotidiane mostra una probabilità più alta di invecchiare in salute. Chi è abituato a tenere tutto sotto controllo ricorda gli appuntamenti medici e assume i farmaci con regolarità. L’organizzazione, dunque, facilita comportamenti preventivi che nel lungo periodo fanno la differenza.
Energici e responsabili
Accanto all’ordine mentale, emerge anche l’importanza della vitalità. Il team ha dimostrato che le persone che affrontano la giornata con energia, che si mantengono attive fisicamente e mentalmente, che cercano stimoli e nuove esperienze, sembrano avere dalla loro parte un alleato prezioso nella battaglia contro l’invecchiamento precoce. Non serve diventare atleti, rassicurano. Basta la spinta interiore per non poltrire sul divano, e al contrario, coltivare hobby e relazioni sociali. Infine, il senso di responsabilità rappresenta l’altro elemento chiave nel legame tra personalità e longevità. Chi, infatti, si prende cura dei propri impegni, mantiene le promesse e agisce con affidabilità costruisce uno stile di vita più stabile e meno esposto a rischi evitabili. Una caratteristica che si traduce in scelte concrete: dalla gestione prudente della salute all’evitamento di comportamenti a rischio.
Quando l’ansia accorcia la vita
Lo studio ha rivelato che, al contrario, le personalità caratterizzate da ansia cronica, sbalzi d’umore frequenti o tendenza a lasciarsi sopraffare dalle emozioni negative mostrano un rischio maggiore di mortalità precoce. L’ansia persistente innesca nell’organismo una risposta da stress che, protratta nel tempo, danneggia il sistema cardiovascolare, indebolisce le difese immunitarie e favorisce l’infiammazione cronica. Chi vive in uno stato di allerta costante paga un prezzo molto alto in termini biologici. Il corpo umano, infatti, non è progettato per sostenere livelli elevati di stress per periodi prolungati. Anche l’umore instabile gioca un ruolo negativo nel processo di invecchiamento. Le persone che oscillano frequentemente tra stati emotivi estremi tendono ad adottare comportamenti meno salutari, hanno relazioni sociali più fragili e spesso trascurano la prevenzione sanitaria.
Il meccanismo nascosto: come la personalità influenza l’invecchiamento
I ricercatori hanno individuato diversi meccanismi attraverso cui la personalità incide sulla longevità. Il primo è comportamentale: una persona responsabile, per esempio, difficilmente dimenticherà di fare i controlli medici periodici. C’è poi un aspetto biologico: la mente comunica con il corpo attraverso una complessa rete di segnali ormonali e nervosi. Stati emotivi negativi cronici alterano questo dialogo, provocando squilibri che si accumulano nel tempo. L’infiammazione degli organi, l’invecchiamento cellulare accelerato e la compromissione del sistema immunitario sono solo alcune delle conseguenze accertate. Infine, la socialità: una persona affabile e disponibile costruisce reti di supporto più solide. È noto da tempo che l’isolamento sociale è considerato un fattore di rischio paragonabile al fumo di sigaretta per quanto riguarda la mortalità.
Personalità e longevità: per la scienza il carattere si può modificare
Nelle loro conclusioni, però, ricercatori però sono rassicuranti: il carattere – avvertono – non è immutabile. Al contrario, evolve nel corso della vita in risposta alle esperienze e, soprattutto, può essere modificato con impegno e consapevolezza. Numerosi studi dimostrano che è possibile sviluppare maggiore organizzazione, imparare a gestire l’ansia, coltivare un atteggiamento più positivo. Magari rivolgendosi a un professionista e praticando tecniche di gestione dello stress, in grado di modificare gradualmente le proprie abitudini. Inoltre, la personalità rappresenta solo uno dei tanti fattori che determinano la longevità. Genetica, ambiente, accesso alle cure mediche, condizioni socioeconomiche: tutti questi elementi interagiscono in modo complesso. Avere un carattere ansioso non significa condannarsi a una vita breve, così come essere organizzati – purtroppo – non garantisce l’immortalità.
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