Nel VI Municipio di Roma parte la prima sperimentazione regionale sulla non autosufficienza. Cure domiciliari, telemedicina e cohousing per ridisegnare il welfare degli over 80 e dei pazienti oncologici.
Benvenuto, Progetto Anchise
Lo scorso 2 ottobre, il Teatro di Tor Bella Monaca a Roma ha fatto da cornice alla presentazione di un’iniziativa che potrebbe cambiare volto all’assistenza degli anziani nel Lazio.
Il presidente della Regione Francesco Rocca e l’assessore ai Servizi sociali Massimiliano Maselli hanno illustrato i dettagli del Progetto Anchise, la prima sperimentazione italiana che applica i principi della Legge 33/2023 sulla non autosufficienza. Un’operazione che punta a rivoluzionare il modo in cui vengono seguiti gli anziani fragili, i pazienti oncologici e gli over 80, trasformando le periferie in luoghi dove la comunità diventa strumento di cura.
Un modello che integra sanità e sociale
Il cuore del progetto sta nell’integrazione. Non più soltanto visite mediche e farmaci, ma un sistema che tiene insieme assistenza sanitaria, inclusione sociale e partecipazione attiva alla vita comunitaria. L’anziano fragile o non autosufficiente viene preso in carico attraverso un percorso che va dall’invecchiamento attivo alla telemedicina, passando per soluzioni abitative condivise come il cohousing e interventi mirati contro la solitudine. La Regione ha scelto di sperimentare questo approccio nel VI Municipio di Roma, un’area dove le fragilità sono più diffuse e dove il tessuto sociale necessita di risposte concrete.
Il modello prevede un continuum assistenziale che accompagna la persona in tutte le fasi del bisogno, dalla prevenzione alla cura vera e propria, con strumenti innovativi e una rete di soggetti che lavorano insieme.
Risorse e tempistiche del piano
Per dare gambe alla sperimentazione, la Regione ha stanziato un milione e mezzo di euro, attingendo ai fondi del Programma Sociale Europeo. Le risorse copriranno il biennio ottobre 2025-ottobre 2027 e consentiranno di mettere in campo tutti i servizi previsti dal progetto.
A novembre 2024 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa tra Regione Lazio, Roma Capitale, VI Municipio, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Policlinico Tor Vergata e Asl Roma 2. Un tavolo allargato che coinvolge istituzioni sanitarie, accademiche e amministrative, con l’obiettivo di costruire una rete efficace e capillare sul territorio.
La scelta di concentrare le risorse su un’area specifica risponde alla necessità di testare il modello prima di un’eventuale estensione ad altre zone della regione.
Una rete di collaborazioni per non lasciare soli gli anziani
Alla presentazione hanno partecipato figure istituzionali di primo piano. Tra questi, Luciano Ciocchetti, vice presidente della VII commissione Affari sociali della Camera, Alessia Savo, presidente della VII Commissione Sanità del Consiglio regionale, Barbara Funari, assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, e Nicola Franco, presidente del Municipio VI. Presenti anche Monsignor Vincenzo Paglia della Comunità di Sant’Egidio, Nathan Leviadi Ghiron, rettore dell’Università Tor Vergata, Ferdinando Romano, commissario del Policlinico Tor Vergata, e Franco Amato, direttore generale della Asl Roma 2. Rocca ha sottolineato come il progetto rappresenti un impegno condiviso per rafforzare la dignità e il benessere degli anziani, costruendo una rete che non li lasci mai soli. Secondo il presidente regionale, si tratta di un passo concreto verso un modello di assistenza che mette davvero al centro la persona, unendo sanità, inclusione e comunità.
Perché si chiama Anchise
Il nome del progetto richiama la figura mitologica di Anchise, padre di Enea, che nel racconto dell’Eneide viene portato in salvo dal figlio sulle spalle durante la fuga da Troia. Un simbolo del legame tra generazioni e della responsabilità verso chi è più fragile.
La scelta del nome non è casuale. La volontà del progetto è quella di richiamare l’idea di una società che si fa carico dei propri anziani, che li accompagna e li sostiene, riconoscendo il loro valore e la loro storia. L’invecchiamento della popolazione è una delle sfide più urgenti per il sistema sanitario e sociale italiano. Secondo i dati Istat, nel Lazio gli over 65 rappresentano oltre il 23% della popolazione, con una crescita costante degli over 80. La non autosufficienza colpisce una fetta sempre più ampia di cittadini, con costi economici e sociali elevati per le famiglie e per la collettività. Il Progetto Anchise si inserisce in questo contesto come risposta strutturata e innovativa, capace di anticipare i bisogni e di costruire soluzioni durature.
Un esperimento che guarda al futuro del welfare
Maselli ha evidenziato come il Lazio sia la prima regione italiana a dare attuazione concreta ai principi della Legge 33/2023. La sperimentazione nel VI Municipio diventa quindi un banco di prova per l’intero Paese. Se i risultati saranno positivi, il modello potrà essere replicato in altre aree del Lazio e adottato da altre regioni. L’approccio innovativo passa anche per l’uso della tecnologia: la telemedicina consentirà di monitorare a distanza le condizioni di salute degli anziani, riducendo gli accessi ospedalieri non necessari e garantendo risposte rapide in caso di bisogno. Il cohousing, invece, offrirà soluzioni abitative che favoriscono la socialità e riducono l’isolamento, uno dei fattori di rischio più gravi per la salute psicofisica degli anziani.
Il progetto punta anche a valorizzare le competenze locali, coinvolgendo associazioni, cooperative sociali e volontariato. L’idea è che la comunità stessa diventi parte attiva del sistema di cura, creando legami di vicinato e reti informali di sostegno.
Un modello che ribalta la logica assistenzialista tradizionale e punta sulla partecipazione, sulla prevenzione e sulla qualità della vita. Il VI Municipio, con le sue specificità e le sue criticità, diventa così laboratorio di un welfare più umano e più efficace, capace di rispondere ai bisogni reali delle persone anziane senza lasciare nessuno indietro.
Foto in apertura: Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca
Credit foto: regione.lazio.it
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