La ricerca: l’innalzamento dell’età pensionabile è impopolare. Solo il 13% dei cittadini favorevole
Un’indagine condotta da Funcas, fondazione che da anni studia i fenomeni economici e sociali spagnoli, fotografa un Paese diviso tra un futuro previdenziale incerto e il rifiuto di prolungare ulteriormente la vita lavorativa. Lo studio, realizzato su un campione di oltre mille persone tra i 18 e i 75 anni, mostra come l’idea di innalzare l’età pensionabile dagli attuali 67 anni a 70 incontri una resistenza fortissima. La percentuale di contrari sfiora il 90%, con differenze minime tra uomini e donne, ma sono i giovani, che teoricamente avrebbero più tempo davanti per adattarsi a una simile riforma, a opporsi con maggiore determinazione. Tra le donne sotto i 30 anni, addirittura, il dissenso raggiunge punte del 96%.
La pensione entro 64 anni: il sogno di 6 spagnoli su 10
La ricercatrice Elisa Chuliá, che ha guidato il progetto per Funcas, così commenta: “È molto sorprendente il fatto che i tassi di rifiuto raggiungano livelli molto alti anche tra i giovani”, sottolineando come ciò contraddica l’ipotesi che le nuove generazioni possano essere più disponibili ad accettare cambiamenti strutturali nel sistema previdenziale. Il dato sull’età pensionabile preferita dagli spagnoli è chiaro. Sei intervistati su dieci vorrebbero lasciare il lavoro prima dei 67 anni, collocando idealmente il momento del ritiro tra i 61 e i 64 anni. Tre quarti del campione, in ogni caso, non contemplano l’ipotesi di continuare oltre la soglia attuale. Solo una minoranza residuale, concentrata principalmente tra chi ha un titolo universitario, dichiara di voler proseguire l’attività lavorativa dopo i 67 anni: il 15% degli uomini laureati e l’8% delle donne con lo stesso livello di istruzione.
Solo 500mila baby boomer disposti a lavorare oltre i 67 anni
Tra i baby boomer, oggi prossimi all’uscita dal mercato del lavoro, le percentuali di chi vorrebbe restare in attività oltre l’età pensionabile scendono ulteriormente. Appena il 9% degli uomini e il 3% delle donne. Si tratta di numeri che, tradotti in termini assoluti e con tutte le cautele del caso, potrebbero rappresentare circa mezzo milione di persone disposte a prolungare la carriera. Una cifra non trascurabile in termini economici, ma marginale rispetto alla massa complessiva dei lavoratori. L’indagine di Funcas ha anche testato la reazione dei cittadini presentando l’esempio danese, dove l’innalzamento dell’età pensionabile è stato introdotto proprio per contenere la spesa pubblica. Ma nemmeno il richiamo a modelli già adottati in altri Paesi europei ha scalfito la posizione degli spagnoli. Anzi, dopo aver ricevuto questa informazione, l’opposizione è salita ulteriormente, toccando il 90% tra le donne e l’83% tra gli uomini.
Il paradosso spagnolo dell’età pensionabile
Parallelamente, tuttavia, emerge un dato in apparenza contraddittorio. Il 67% degli intervistati nutre preoccupazioni significative sull’adeguatezza della propria pensione. Un terzo del campione si dichiara “molto preoccupato” che l’assegno mensile non sia sufficiente a garantire una vita dignitosa, mentre un altro terzo ammette di essere “abbastanza preoccupato”. Le percentuali salgono ulteriormente tra gli over 45, dove raggiungono il 72%, e toccano il picco tra le donne sopra i 60 anni. Oltre la metà di loro vive questa prospettiva con forte apprensione. Quasi otto spagnoli su dieci credono che tra dieci anni gli importi saranno più bassi di oggi. Una convinzione è particolarmente radicata tra i giovani, dove la percentuale sfiora l’80%, mentre scende leggermente tra chi si avvicina all’età del ritiro.
Lavoratori senior, servono aziende pronte ad accoglierli
Nonostante il rifiuto quasi unanime di lavorare fino a 70 anni, esiste una nicchia di lavoratori e pensionati che guarda con interesse a forme di prolungamento o reinserimento lavorativo. Tra chi è già in pensione, quasi tre persone su dieci si dichiarano favorevoli all’ipotesi di tornare a lavorare percependo contemporaneamente stipendio e assegno previdenziale. Il governo spagnolo sta proprio lavorando a modifiche del sistema pensionistico reversibile, per renderlo più flessibile e attrattivo. Tuttavia, come avverte la ricercatrice di Funcas, la realizzazione di queste preferenze non dipende solo dalla volontà individuale. Le imprese devono essere disposte ad assumere o mantenere in servizio lavoratori anziani, valutando competenze, qualifiche e disponibilità. In un mercato del lavoro che fatica a trovare personale qualificato, la componente di lavoratori senior potrebbe rappresentare una risorsa preziosa. Ma serve un cambio di paradigma culturale e organizzativo.
Pensioni: tra la sostenibilità del sistema e il rifiuto popolare
Il quadro complessivo che emerge dall’indagine di Funcas restituisce l’immagine di un Paese che vive il tema dell’età pensionabile con una duplice tensione. Da un lato c’è la consapevolezza che il sistema previdenziale rischia di diventare insostenibile senza correttivi strutturali. Dall’altro prevale un attaccamento forte all’idea di poter lasciare il lavoro intorno ai 65 anni. L’innalzamento dell’età pensionabile, per quanto impopolare, rappresenterebbe dal punto di vista tecnico uno strumento efficace per limitare la riduzione degli importi. Ma la politica spagnola, come quella di molti altri Paesi europei, si trova di fronte a una scelta difficile: proporre riforme necessarie ma elettoralmente rischiose, oppure rimandare decisioni che prima o poi diventeranno inevitabili.
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