Un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità rivela l’impatto devastante dell’assistenza familiare sulla salute. Le donne giovani pagano il prezzo più alto, spesso rinunciando alle cure mediche necessarie.
L’emergenza silenziosa nelle case italiane
Il fenomeno è più ampio di quanto si possa immaginare: in Italia oltre 8,5 milioni di persone sono caregiver e di questi 7,3 milioni si occupano principalmente di assistere i propri familiari. Numeri che raccontano una realtà spesso invisibile alle statistiche ufficiali, dove l’amore familiare si trasforma in un peso che può compromettere seriamente la salute di chi lo porta.
La ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, condotta su 2.033 persone (83% donne), ha svelato che il 41% dei caregiver sviluppa malattie croniche che prima non aveva. Di questi, il 66% riporta l’insorgenza di più patologie contemporaneamente. Le donne rappresentano la categoria più vulnerabile, specialmente quelle più giovani che si ritrovano a dover gestire contemporaneamente famiglia, lavoro e assistenza. Elena Ortona, direttrice del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Iss, ha sottolineato come le donne si facciano carico in maniera preponderante del lavoro di assistenza all’interno delle famiglie.
Questo impegno costante e gravoso ha un impatto diretto sulla loro salute fisica e psicologica, generando disuguaglianze di genere che si trasformano in disuguaglianze di salute.
Patologie psichiatriche in prima linea
Le patologie più frequenti tra i caregiver sono quelle psichiatriche, seguite da disturbi scheletro-muscolari, cardiovascolari e gastro-intestinali. Un quadro clinico che fotografa lo stress cronico a cui sono sottoposti milioni di italiani. La depressione, l’ansia e i disturbi del sonno diventano compagni di vita quotidiana per chi dedica le proprie energie all’assistenza di un familiare non autosufficiente.
Il problema si amplifica quando si considera che molte di queste persone rinunciano alle cure mediche per sé stesse. La mancanza di tempo, la difficoltà economica e la priorità data all’assistito portano spesso i caregiver a trascurare la propria salute, innescando un circolo vizioso che può compromettere la loro capacità di fornire assistenza nel lungo periodo.
La situazione diventa particolarmente critica per le donne giovani, che si trovano a dover conciliare responsabilità lavorative, familiari e assistenziali. Secondo l’indagine, sono proprio loro a pagare il prezzo più alto in termini di salute, sviluppando con maggiore frequenza patologie croniche multiple.
Il peso economico e sociale dell’assistenza
I dati ISTAT mostrano che già nel 2018 erano 12,7 milioni le persone tra 18 e 64 anni che si prendevano cura di figli minori o parenti bisognosi, rappresentando il 34,6% della popolazione in quella fascia d’età. Tra gli occupati, quasi il 40% svolgeva attività di cura, evidenziando l’enorme carico che grava sulle famiglie italiane.
In tutto ciò, il sostegno pubblico rimane limitato, mettendo in campo risorse che appaiono insufficienti di fronte all’ampiezza del fenomeno. Più di un lavoratore su tre (38%) si prende cura di un congiunto non autosufficiente, spesso dovendo ridurre l’orario lavorativo o abbandonare del tutto l’occupazione. Una situazione che genera non solo problemi economici immediati, ma anche conseguenze a lungo termine su pensioni e carriera professionale; particolarmente gravi per le donne.
Verso una maggiore consapevolezza del problema
Il convegno “Promuovere la salute delle persone caregiver familiari in ottica di genere” ha messo in evidenza la necessità di politiche socio-sanitarie che considerino le specificità di genere. L’approccio tradizionale, che spesso ignora le differenze tra uomini e donne nell’esperienza del caregiving, si rivela inadeguato per affrontare una realtà così complessa. Tra le proposte legislative in discussione, è emersa l’idea di rendere detraibili le spese sostenute dal caregiver familiare fino al 50%, per un importo massimo di 12.000 euro annui. Una misura che potrebbe alleviare il peso economico, ma che da sola non può risolvere il problema sanitario.
Il ruolo del medico di medicina generale diventa a questo punto centrale, per intercettare precocemente i segnali di malessere nei caregiver. La mappatura dei servizi dedicati a questa categoria rappresenta un passo fondamentale per costruire una rete di supporto adeguata. La ricerca dell’ISS rappresenta un primo importante tassello per comprendere l’entità del fenomeno e orientare le politiche future verso soluzioni concrete che possano tutelare la salute di chi si dedica alla cura degli altri.
© Riproduzione riservata