L’Italia a due velocità penalizza ancora gli anziani: al Sud solo 40 euro pro capite per gli over 65, nel Nord-Est 174 euro
L’Italia dei servizi sociali continua a viaggiare a due velocità, con un divario territoriale che penalizza soprattutto le regioni meridionali e le aree interne del Paese. I dati Istat appena pubblicati, relativi al 2022, fotografano una realtà complessa. La spesa sociale dei Comuni cresce complessivamente del 5,8% raggiungendo quasi 9 miliardi di euro per assistere 2,3 milioni di persone. Tuttavia, permangono profonde disuguaglianze che rischiano di compromettere l’equità nell’accesso ai servizi essenziali. Il quadro che emerge evidenzia come l’aumento delle risorse destinate ai servizi sociali non riesca ancora a colmare le distanze storiche tra le diverse aree del Paese.
Un investimento pro capite che fotografa l’Italia delle disuguaglianze
La spesa sociale dei Comuni pro-capite rivela il volto diseguale del welfare italiano. Con una media nazionale di 150 euro annui per cittadino, il divario territoriale appare preoccupante: si passa dai 78 euro del Sud ai 207 euro del Nord-Est, una forbice che racconta di un Paese ancora profondamente diviso nelle opportunità di accesso ai servizi fondamentali. L’incidenza sul Pil si mantiene stabile allo 0,46%, ma questa stabilità nasconde una realtà fatta di investimenti insufficienti rispetto alle crescenti necessità. I Comuni, che sostengono oltre il 56% dei fondi destinati al sociale, necessitano dallo Stato centrale un maggiore sostegno finanziario, necessario per garantire servizi adeguati su tutto il territorio nazionale.
Gli anziani, i grandi dimenticati del welfare meridionale
Il settore che più di tutti evidenzia le contraddizioni del sistema è quello dell’assistenza agli anziani. La spesa sociale dei Comuni destinata agli over 65, infatti, ammonta a circa 1,3 miliardi di euro, registrando un aumento del 3,9% rispetto al 2021, ma la sua incidenza percentuale sul totale continua a diminuire, passando dal 19,8% del 2012 al 14,8% attuale. Numeri alla mano, la spesa media per anziano è scesa da 107 euro del passato a circa 93 euro nel 2022, con un netto divario geografico. Mentre al Sud si investono appena 40 euro pro capite all’anno per gli over 65, al Centro la cifra sale a 94 euro e nel Nord-Est raggiunge i 174 euro. Basti paragonare la Provincia autonoma di Bolzano, che destina 1.459 euro per anziano con un aumento di 1.200 euro pro capite in dieci anni, e la Calabria che si ferma a 19 euro annui.
Il calo dell’assistenza domiciliare: un servizio sempre più scarso
Parallelamente diminuisce anche il numero di anziani presi in carico dai servizi sociali professionali. Si è passati da oltre 596mila soggetti nel 2012 (4,8 ogni 100 anziani residenti) a meno di 550mila nel 2022 (3,9 persone ogni 100 anziani residenti). Un divario che si riflette anche nell’assistenza domiciliare. Qui l’investimento medio, di appena 21 euro al Sud, sale a 31 euro al Centro e raggiunge i 40 euro al Nord. Cifre che evidenziano come il diritto all’assistenza domiciliare sia ancora considerato un privilegio geografico piuttosto che un diritto universale.
Disabili: investimenti in crescita ma divari persistenti
La spesa sociale dei Comuni per le persone con disabilità presenta un quadro più dinamico ma non meno problematico. Con 2,4 miliardi di euro (+10,9% rispetto al 2021), il settore mostra segnali di crescita, pur mantenendo profonde disparità territoriali. La differenza tra i 2.740 euro medi per persona con disabilità fino a 64 anni nel Nord-Est e i 1.070 euro al Sud rappresenta un gap di 1.700 euro che condiziona pesantemente la qualità della vita delle persone più fragili. Il Mezzogiorno ha però registrato l’aumento percentuale più significativo dal 2012 (+82,5%), seguito dal Centro e dalle Isole (+45,7% e +45%), dal Nord-Ovest (+43,8%) e dal Nord-Est (+28,4%). Un segnale che tuttavia non colma ancora le distanze storiche.
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