Il marito dell’indimenticabile attrice si è spento a Roma a 77 anni dopo una lunga malattia. Una vita dedicata al cinema e a un amore durato cinquant’anni.
Un artista prestato al cinema
Il mondo del cinema italiano perde Roberto Russo, regista, sceneggiatore e fotografo scomparso a Roma all’età di 77 anni dopo una lunga malattia.
Ricoverato da tempo in una casa di riposo della capitale, Russo si è spento nella mattinata di sabato 20 settembre intorno alle 9.30. I funerali si terranno martedì 23 settembre alle ore 10.30 nella Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo, proprio nel giorno in cui avrebbe compiuto 78 anni.
L’incontro che cambiò due vite sul set di “Teresa la ladra”
Roberto Russo, nato a Roma il 23 settembre 1947, incontrò Monica Vitti quando era ancora giovanissimo, sul set di “Teresa la ladra” di Carlo Di Palma: lui aveva appena 25 anni, lei 41.
Un colpo di fulmine che segnò l’inizio di una storia d’amore destinata a durare oltre mezzo secolo. “Persi completamente la testa. Da quando l’ho vista, non ho capito più nulla. Non avevo mai visto una donna di quella bellezza”, raccontò lo stesso Russo ripensando a quel primo incontro negli anni Settanta.
Da fotografo di scena, Russo seguiva allora i primi passi nel mondo dello spettacolo, sviluppando quella sensibilità visiva che lo avrebbe poi portato dietro la macchina da presa. La differenza di età di 16 anni non rappresentò mai un ostacolo per la coppia, che costruì un sodalizio artistico e umano straordinario. Il matrimonio fu celebrato il 28 settembre 2000 in Campidoglio, dopo un lungo fidanzamento, suggellando ufficialmente un legame che durava ormai da decenni.
Il successo cinematografico
Il passaggio dalla fotografia alla regia segnò la maturazione artistica di Roberto Russo negli anni Ottanta. Il suo esordio dietro la macchina da presa arrivò con “Flirt” nel 1983, film che gli valse il David di Donatello come miglior regista esordiente.
Naturalmente, la protagonista femminile del film era Monica Vitti, in quello che rappresentò il primo di una serie di progetti cinematografici condivisi. Per la colonna sonora di “Flirt”, Russo scelse Francesco De Gregori, che compose il mini-album “La donna cannone”, dimostrando fin da subito una particolare attenzione alla dimensione musicale delle sue opere.
Il secondo lungometraggio, “Francesca è mia” del 1986, fu realizzato con la collaborazione di Vincenzo Cerami alla sceneggiatura e le musiche affidate a Tullio De Piscopo. Anche in questo caso, Monica Vitti fu protagonista indiscussa, confermando il perfetto equilibrio creativo tra i due. Il loro sodalizio artistico si estese oltre il cinema, abbracciando il teatro con spettacoli come “La Strana Coppia” e “Prima Pagina”, e la televisione con la trasmissione “Passione Mia”.
Il percorso culminò poi con “Scandalo Segreto” del 1988, film di cui Monica Vitti fu anche regista, testimonianza di come Russo avesse saputo incoraggiare e sostenere l’evoluzione artistica della compagna.
Testimonianza di un amore incondizionato
Roberto Russo rimase accanto a Monica Vitti fino alla sua morte, il 2 febbraio 2022, proteggendola negli anni difficili della malattia dai riflettori e dalla curiosità morbosa del mondo esterno. La riservatezza che caratterizzò sempre la coppia divenne ancora più marcata quando l’attrice iniziò a mostrare i segni del declino cognitivo.
Russo scelse deliberatamente di allontanare la moglie dalle scene pubbliche, dedicandosi completamente alla sua cura e protezione. Le testimonianze di chi li conosceva descrivono un uomo che non abbandonò mai il suo ruolo di compagno devoto, sacrificando la propria carriera e visibilità per garantire serenità e dignità alla donna che amava.
Nel libro “La Dolce Vitti“, curato da Stefano Stefanutto Rosa per Cinecittà Luce, Russo aveva lasciato una testimonianza scritta in cui descriveva Monica come “un’artista in cammino dall’inizio della sua carriera” che “non si è mai fermata”. In quelle parole si percepiva tutta l’ammirazione e il rispetto per una donna che aveva saputo reinventarsi continuamente, passando dalla commedia all’impegno autoriale. “In tutti i suoi personaggi c’è un po’ di lei, del suo carattere, a volte anche del suo modo di pensare e di agire. Monica ha sempre lavorato sulle sceneggiature che le mandavano per cucirsi addosso il personaggio”, aveva spiegato Russo, rivelando la profonda comprensione del talento della compagna.
Un sentimento che ha attraversato il tempo
Dopo la scomparsa di Monica Vitti, Roberto Russo aveva scelto nuovamente la riservatezza, allontanandosi definitivamente dalla vita pubblica mentre affrontava i propri problemi di salute.
Malato dal 2023, aveva trascorso gli ultimi mesi della sua vita in una casa di riposo romana. La sua morte rappresenta la chiusura di un capitolo importante del cinema italiano, quello di un uomo che seppe coniugare talento artistico e dedizione personale in modo esemplare.
Roberto Russo lascia il ricordo di una figura discreta ma determinante, che scelse di mettere l’amore al centro della propria esistenza senza mai rinunciare alla propria identità creativa. La sua storia con Monica Vitti rimarrà come testimonianza di come arte e sentimenti possano intrecciarsi in modo indissolubile, creando un’eredità che va oltre i singoli progetti cinematografici per diventare esempio di fedeltà e dedizione assoluta.
Credit foto: AdnKronos – Fotogramma /Ipa
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