Veterinari e esperti del settore chiedono più accessibilità economica per i proprietari di animali
La pet economy italiana è in forte crescita, ma i costi sempre più elevati per mantenere gli amici a quattro zampe stanno diventando un problema per molte famiglie. Durante la seconda edizione dell’Italian Pet Summit, tenutosi ieri a Milano, è emersa la richiesta di ridurre l’IVA dal 22% al 10% su pet food e cure veterinarie. La pet economy italiana ha ormai superato i 3 miliardi di euro di fatturato annuo, registrando in un anno una crescita in volume del 3,9%. Si tratta di un incremento superiore alla media dei beni di consumo, che è ferma al 2,1%. Questi dati, presentati durante il summit milanese, fotografano un settore in piena salute che continua a espandersi nonostante le difficoltà economiche generali. I pet, del resto, sono sempre più considerati membri effettivi della famiglia, con conseguenti maggiori investimenti in cure e alimentazione di qualità.
L’innovazione prima di tutto
Il comparto del pet food sta di fatto vivendo una rivoluzione tecnologica e nutrizionale. L’innovazione si concentra principalmente su due fronti: l’ingredientistica avanzata e lo sviluppo di ricette specifiche per diverse esigenze di salute. I supplementi nutrizionali e i cibi funzionali rappresentano i segmenti più dinamici del mercato, insieme agli snack specializzati e all’umido per gatti. La ricerca scientifica sta sviluppando formulazioni che tengono conto dell’età, della razza, delle condizioni di salute e persino delle preferenze individuali degli animali. Un approccio personalizzato che rispecchia una tendenza più ampia che vede l’umanizzazione crescente degli animali domestici.
Il peso dei costi crescenti sulle famiglie
L’evoluzione qualitativa del settore comporta un considerevole aumento dei costi. Le prestazioni veterinarie specialistiche e l’allungamento della vita media degli animali domestici richiedono investimenti economici sempre maggiori. Per una famiglia media italiana, mantenere un cane o un gatto in salute può significare spendere diverse migliaia di euro all’anno. Molti proprietari famiglie si trovano costretti a fare scelte difficili. Rinunciando talvolta a trattamenti necessari per i propri animali a causa dei costi eccessivi. “I costi crescenti pesano sempre di più sul portafoglio delle famiglie”, conferma Marco Melosi dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani. “Per questo alleggerire l’impatto dell’IVA potrebbe rappresentare un aiuto concreto”.
Una proposta con benefici
La riduzione dell’IVA su pet food e prestazioni veterinarie potrebbe poi generare effetti positivi per l’intero sistema economico. Secondo gli esperti del settore, la misura fiscale potrebbe autofinanziarsi attraverso l’emersione di attività sommerse e un maggiore ricorso alle cure veterinarie ufficiali. L’esperienza tedesca, dove una misura simile è già stata implementata, dimostra la fattibilità dell’intervento. In Germania, la riduzione dell’IVA ha effettivamente aumentato l’accessibilità delle cure veterinarie senza gravare eccessivamente sui conti pubblici.
Le assicurazioni sugli animali domestici
Un ulteriore beneficio potrebbe infine derivare dalla crescita del mercato delle assicurazioni sanitarie per animali, ormai in espansione in Italia. “Nei nostri studi vediamo aumentare i clienti che hanno una copertura assicurativa”, ha detto ieri Giovanna Salza delle cliniche veterinarie Ca’ Zampa. La riduzione dell’IVA potrebbe accelerare questa tendenza, creando un circolo virtuoso di maggiore prevenzione e cure tempestive. La richiesta di riduzione dell’IVA emersa dall’Italian Pet Summit non è solo una questione fiscale, ma un investimento nel benessere animale e nella sostenibilità sociale di un settore in crescita. Con oltre 60 milioni di animali domestici in Italia e una spesa media per famiglia in costante aumento, l’intervento fiscale potrebbe favorire un accesso più equo alle cure e all’alimentazione di qualità.
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