Uno spazio fruibile da tutti, che nell’esperienza del Comune di Roma è “frutto della spontaneità e della resilienza dei suoi cittadini”. Sono gli orti urbani comunitari, un esempio di cittadinanza attiva e di buona pratica di cooperazione tra associazioni e gruppi cittadini e le istituzioni locali.
Coltivare un orto, come momento di socializzazione e condivisione di un progetto comune. Ma anche per riqualificare aree pubbliche destinate al degrado. Si chiamano orti urbani comunitari, e sono l’esempio di come una buona pratica di volontariato comunitario, sostenuta da Comune o Regione, possa diventare uno spazio in cui allenare la comunità e le istituzioni alla cura dei beni comuni. Lo sanno bene il Comune di Roma, già premiato a livello europeo per la gestione degli orti urbani, e i suoi ortisti, cittadini volontari che si dedicano alla cura di terreni da destinare ad orti urbani.
Un patto di collaborazione per gli orti urbani
Un dialogo tra cittadini e istituzioni che nella Capitale esiste dal 2015 e che da ottobre 2024 si è ampliato con i patti di collaborazione. “Nel 2015 ci fu un percorso partecipato dal basso per la costruzione e stesura del regolamento. Altrettanto nel 2024, con un grande movimento partecipato, in cui molti orti urbani romani hanno preso parte al percorso di emendamento di quel regolamento, dando vita alla delibera in vigore – spiega Lucio Zaccarelli, referente per gli orti urbani dall’associazione Insieme per l’Aniene -. Nel 2024 c’è stato un passo avanti significativo: il Comune ha detto ‘faccio un accordo con te, associazione, perché tu faccia degli orti, ma li facciamo insieme’. Sono patti tra pari, e questa è stata la grande rivoluzione”.
Un’esperienza di collaborazione che, oltre a dare benefici individuali ai tanti ortisti romani coinvolti nell’orticoltura con la produzione di verdura “per diletto e per mangiare zucchine, pomodori di qualità eccelsa” commenta Zaccarelli, ha portato inoltre alla bonifica e riqualificazione di intere aree di Roma, spesso già degradate allo stato di discarica.
Benefici dell’orticoltura
“La maggior parte degli orti romani nasce da un’aggregazione di persone che si uniscono e dicono ‘vogliamo mettere a coltivazione quell’area’. Nel sistema degli orti romani Insieme per l’Aniene, invece, è un’anomalia perché ha iniziato utilizzando terreni che erano già agricoli – aggiunge Lucio Zaccarelli, attivo dal 2011 con l’associazione nell’avvio di orti urbani -. Si diventa ortisti per passione e soddisfazione personale, ma lo scopo primario è tutelare il territorio, frequentandolo. Molte realtà romane hanno restituito territori alla fruizione, terreni lasciati all’incuria. Ortolino, ad esempio, era una discarica ricorrente dove il Comune spendeva dai 50 ai 100mila euro l’anno per pulirla. Da quando c’è l’orto, si risparmiano fino a 100mila euro”.
Benefici e vantaggi, individuali e collettivi, che sono diventati oggetto di un’indagine, finanziata da un progetto europeo che coinvolge l’Italia, la Francia e l’Austria. Uno studio, coordinato in Italia dall’associazione Replay Network e dall’Università Roma Tre, che indaga su vantaggi ed eventuali svantaggi dell’attività dell’orticoltura urbana comunitaria: 800 questionari, sottoposti a 400 ortisti e 400 non ortisti, per valutare gli effetti sulle persone, la loro salute, sulla comunità e le istituzioni. Uno studio che in Italia ha fornito già qualche risultato. “È stato valutato lo stato di salute delle persone, calcolando la massa corporea, ed è emerso che gli ortisti hanno una massa corporea maggiore. Il motivo andrà studiato. Altro dato certo è che gli ortaggi coltivati nei nostri orti costano dieci volte quelli del mercato: per le piccole dimensioni e perché c’è un costo di impianto maggiore – riferisce Lucio Zaccarelli -. L’obiettivo è costruire in tre anni un portale da mettere a disposizione di tutti, con dati oggettivi”. Un’indagine che, in prospettiva futura, può diventare anche strumento di difesa da presentare ad un’amministrazione comunale che contesta l’utilità degli orti urbani comunitari.
Come avviare degli orti urbani, la richiesta a Roma Capitale
“Educare alla bellezza e al decoro urbano” ma anche “favorire l’integrazione, l’inclusione sociale, la solidarietà e l’intercultura”, sono alcuni dei principi contenuti nella delibera dell’Assemblea Capitolina n. 117 del 2024 che regolamenta gli orti urbani comunitari. Un documento che ha anche il primato in Italia di aver regolamentato la figura del Gardeniser, un ruolo a metà tra addetto a orti e giardini e un socializzatore. Un’altra realtà di volontariato, per la quale è prevista la formazione professionale, che amplia la rete di utilità degli orti urbani comunitari. Chi volesse avviare, a Roma, un orto urbano e chiedere l’assegnazione di un lotto da coltivare, può farlo seguendo le indicazioni del sito di Roma Capitale.
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