Cresce il numero degli anziani assistiti a casa, ma l’intensità delle cure cala
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) ha centrato l’obiettivo intermedio per l’assistenza domiciliare. Tutte le regioni italiane, infatti, hanno raggiunto e in molti casi superato la quota attesa di anziani presi in carico dai servizi territoriali. Tuttavia, dietro questo successo numerico si nasconde una realtà più complessa e problematica. I finanziamenti stanziati, infatti, non vengono interamente spesi per le cure a casa. E i servizi erogati risultano sempre meno intensivi, lasciando molti pazienti con bisogni complessi in una condizione di fragilità.
Copertura record per l’assistenza domiciliare
Secondo il monitoraggio di Agenas, infatti, la percentuale di anziani over-65 beneficiari dell’assistenza domiciliare integrata (Adi) è schizzata dal 4,6% del 2019 al 10,9% del 2024. Tradotto in numeri assoluti, significa che oltre 900.000 anziani in più ricevono oggi un supporto presso la propria abitazione. Un risultato straordinario, che ha contribuito a ridurre, almeno in parte, i divari storici tra Nord e Sud del paese nel campo della sanità territoriale. Il progetto “Casa come primo luogo di cura” del Pnrr, insomma, ha imposto obiettivi precisi in un settore spesso trascurato dalle politiche sanitarie, tradizionalmente concentrate sull’ospedale.
Il paradosso economico
Ma è proprio qui che sorge il paradosso. Per supportare questa espansione, tra risorse del Pnrr e fondi del Dl 34 del 2020, nel 2024 il governo ha messo a disposizione circa 1,5 miliardi di euro di risorse incrementali dedicate proprio all’assistenza domiciliare. Eppure, come rilevano le elaborazioni su dati Istat, la spesa sanitaria pubblica effettiva per l’Adi è aumentata solo di circa 875 milioni rispetto al 2019, assestandosi sotto i 4,2 miliardi. In altre parole, meno della metà dei fondi aggiuntivi è stata effettivamente utilizzata per le cure a domicilio.
Il sistema di finanziamento alle regioni
Il meccanismo di erogazione dei fondi prevede che le regioni ricevano il finanziamento completo solo al raggiungimento del target numerico di anziani assistiti, calcolato con un importo fisso standard per utente. Questo sistema, se da un lato ha incentivato le regioni a includere più pazienti, dall’altro non garantisce affatto che quei soldi si spendano per l’Adi. Come sottolinea un esperto, “i finanziamenti per l’Adi non si perderanno mai se si continua a ignorare questo aspetto”. Il rischio concreto è che, soprattutto nelle regioni con bilanci sanitari in difficoltà, queste risorse vengano dirottate verso altri capitoli di spesa più pressanti, come i ricoveri ospedalieri, l’assistenza ambulatoriale o l’acquisto di farmaci.
Meno cure per paziente
La conseguenza più diretta di questo meccanismo distorto è una progressiva riduzione dell’intensità delle cure. Se tra il 2019 e il 2024 il numero di assistiti è aumentato del 141%, la spesa effettiva è cresciuta solo del 26%. Questo divario significa che, in media, per ogni singolo paziente si spende molto meno di prima. Si stima che per ogni assistito “aggiuntivo” rispetto al 2019 siano stati spesi solo 971 euro, circa la metà del costo standard di 1.977,94 euro riconosciuto dal PNRR. Il risultato è un’assistenza domiciliare sempre più “light”, con interventi meno frequenti e meno approfonditi. Che rischiano di non rispondere adeguatamente ai bisogni dei pazienti più fragili e non autosufficienti. Queste persone sono spesso quelle che hanno più difficoltà ad accedere ai servizi ambulatoriali e che, quindi, avrebbero bisogno di un supporto domiciliare robusto e continuativo.
Il futuro: personale e continuità dei fondi
A complicare il quadro si aggiungono due nodi cruciali: la carenza di personale e il futuro dei finanziamenti. La difficoltà nel reperire medici, infermieri e operatori sociosanitari ha senz’altro giocato un ruolo nel parziale utilizzo dei fondi. Ma c’è anche il sospetto che le figure professionali assunte con queste risorse si occupino poi di altri servizi. Magari per tamponare l’emergenza liste d’attesa, che catalizza le attenzioni della politica e dei media. Il Fondo Sanitario Nazionale era stato potenziato proprio per garantire la continuità delle assunzioni per l’assistenza domiciliare una volta cessate le risorse del Pnrr. Il timore è che questi soldi siano dirottati su altre finalità, lasciando il potenziamento del territorio su livelli appena sufficienti o, addirittura, portando a un arretramento.
TUTTE LE ULTIME NOTIZIE SU SPAZIO50.ORG
© Riproduzione riservata