La storica sentenza C-34/24 della Corte di Giustizia UE e il Manifesto Carer ridisegnano il panorama del welfare aziendale per chi assiste familiari non autosufficienti.
Gli accomodamenti ragionevoli diventano obbligo
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emanato l’11 settembre 2025 una decisione destinata a cambiare profondamente il rapporto tra lavoro e cura familiare. Con la sentenza C-34/24, i giudici europei hanno stabilito che anche i caregiver familiari hanno diritto a ottenere “accomodamenti ragionevoli” sul posto di lavoro, come turni e orari flessibili. La pronuncia rappresenta un punto di svolta per oltre 4 milioni e mezzo di lavoratori italiani che dedicano più di 20 ore settimanali all’assistenza di un familiare, secondo i dati Istat del 2019.
Il caso giuridico nasce dalla controversia di un’operatrice che si occupava del figlio gravemente disabile. La Corte ha stabilito che il datore di lavoro, in virtù dell’articolo 5 della Direttiva 2000/78, è tenuto ad adottare accomodamenti ragionevoli anche nei confronti del caregiver, affinché questi possa fornire al figlio disabile la parte essenziale delle cure necessarie. Si tratta di una decisione che estende i diritti precedentemente riconosciuti ai soli lavoratori disabili anche a chi assiste familiari con gravi limitazioni funzionali.
Dal pubblico al privato, l’impatto sui settori chiave
Per il settore scolastico, questo orientamento implica che i dirigenti scolastici, in qualità di datori di lavoro, sono tenuti ad adottare “accomodamenti ragionevoli” anche nei confronti del personale che assiste familiari con disabilità grave. Le misure possibili comprendono orari più flessibili, modifiche delle mansioni e organizzazione dei turni compatibili con le esigenze assistenziali. La decisione europea si innesta in un panorama demografico complesso, caratterizzato dall’invecchiamento progressivo della popolazione e dall’incremento delle patologie cronico-degenerative. Il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento delle malattie cronico-degenerative e la riduzione dell’autonomia funzionale nella terza età stanno generando una domanda crescente di cura a lungo termine. Una situazione che il sistema di welfare pubblico fatica a soddisfare in modo adeguato. Il risultato è un carico crescente che grava sulle famiglie, in particolare su coloro che svolgono anche funzioni lavorative.
Il Manifesto Carer: una strategia per il welfare aziendale
Parallelamente alla decisione europea, prende forma una nuova visione del supporto ai caregiver attraverso il mondo del lavoro. Il Manifesto promosso dall’Associazione Carer e dalla Cooperativa sociale Anziani e non solo, già sottoscritto da oltre venti organizzazioni tra cui Auser nazionale, propone una strategia condivisa fra welfare aziendale e welfare pubblico territoriale. L’associazione di volontariato Carer ETS, che fa parte del Patto sulla Non Autosufficienza insieme ad altre realtà come 50&Più, punta attraverso questa iniziativa a destinare le risorse del welfare aziendale fiscalmente agevolate in via prioritaria ai servizi di cura e assistenza.
L’approccio del Manifesto si basa su una considerazione fondamentale: la cura è il tessuto che sostiene la nostra società e unisce le generazioni, secondo quanto indicato dalla Commissione Europea nella European care strategy del 2022. Per questo motivo, la cura non può essere considerata un fardello prettamente individuale, ma deve diventare una responsabilità sociale condivisa.
Conciliazione lavoro-cura: numeri e prospettive
I dati Istat evidenziano l’entità del fenomeno: chi lavora e si prende cura di anziani o non autosufficienti spesso fatica a mantenere una piena occupazione. Il protrarsi della condizione di caregiver rischia di portare all’abbandono del lavoro, particolarmente per le donne over 45, con conseguente perdita di indipendenza economica e valorizzazione delle competenze professionali. Ciò impatta non solo sulla vita delle persone, ma anche sul patrimonio professionale delle imprese.
La Corte di Giustizia ha intenzione di agevolare le vite dei caregiver familiari unendo i loro impegni assistenziali insieme a quelli lavorativi. Ecco perché ora i datori di lavoro dovranno adeguarsi alla convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Gli accomodamenti ragionevoli possono includere modifiche dell’orario, redistribuzione delle mansioni, possibilità di lavoro da remoto e altre soluzioni organizzative che permettano di coniugare produttività aziendale e necessità assistenziali.
La responsabilità sociale delle imprese
L’evoluzione normativa europea apre nuove prospettive per la responsabilità sociale delle imprese. Molte aziende stanno già sviluppando ricerche e servizi di supporto con risorse proprie o attraverso accordi sindacali in materia di welfare aziendale. Alcune hanno favorito reti di solidarietà interne e iniziative specifiche per i lavoratori caregiver. La sentenza della Corte di Giustizia rappresenta un punto di non ritorno, ma richiede un cambio di paradigma culturale. Affinché non si trasformi in un’ulteriore barriera per l’inserimento lavorativo dei caregiver, è necessario che la cura venga considerata un “pilastro sociale” connaturato alla fragilità umana.
Solamente con questo approccio sarà possibile costruire una società inclusiva e solidale, centrata sui valori di cura e lavoro come elementi complementari e non contrapposti.
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