Il Sol Levante punta al 2% del Pil per la difesa entro il 2027, ma fatica a trovare nuovi soldati. Tra stipendi bassi, pensionamento anticipato e tradizione pacifista, Tokyo deve fare i conti con una generazione poco attratta dalla carriera militare.
Mancano 10mila giovani
Il Giappone si trova di fronte a un paradosso strategico. Mentre aumenta massicciamente la spesa militare per fronteggiare le crescenti tensioni con la Cina, non riesce a trovare abbastanza giovani disposti a servire nelle Forze di Autodifesa. Secondo i dati del ministero della Difesa, tra marzo 2023 e marzo 2024 si è arruolata solo la metà del personale necessario, con un calo di 15 punti percentuali rispetto all’anno precedente.
Su 20mila unità previste per il reclutamento, ne sono state raggiunte appena 10mila, portando il deficit complessivo al 10% degli effettivi, equivalente a 25mila soldati mancanti su una forza totale di 250mila unità.
La strategia militare del premier Ishiba
Il primo ministro Shigeru Ishiba ha fatto del rafforzamento delle Forze di Autodifesa una priorità assoluta del suo governo. Il Giappone vuole aumentare il budget per la difesa al 2% del Pil nazionale entro il 2027, mentre in precedenza aveva limitato la spesa militare a circa l’1%.
Una svolta epocale che rappresenta il più grande investimento militare dalla Seconda guerra mondiale, motivata dalla crescente assertività cinese nella regione e dalle pressioni dell’alleato americano. L’amministrazione statunitense Trump 2.0 ha da poco chiesto al partner asiatico di arrivare fino al 3-3,5% del Pil: un’istanza che ha fatto arrabbiare il primo ministro giapponese.
La situazione geopolitica spinge Tokyo a potenziare soprattutto le regioni meridionali. Con particolare attenzione a Okinawa, punto strategico per il monitoraggio della Cina, dello Stretto di Taiwan e della penisola coreana.
Il governo teme che Pechino possa tentare un’acquisizione forzata di Taiwan, scenario che coinvolgerebbe direttamente le truppe giapponesi in un conflitto al fianco di Washington. Per questo motivo, il Paese sta sviluppando nuove capacità che spaziano dalla sicurezza informatica alla difesa spaziale, dalla guerra elettromagnetica all’intelligence.
Perché i giapponesi disertano la carriera militare
Il disinteresse delle nuove generazioni verso la carriera militare ha radici profonde e diversificate. Gli stipendi modesti, considerati poco competitivi rispetto al settore privato, rappresentano uno dei principali deterrenti. A questo si aggiunge il pensionamento anticipato intorno ai 56 anni, che costringe molti militari a reinventarsi professionalmente in età matura. Il reclutamento è stato ostacolato anche dalla scarsa retribuzione e da alcuni casi di molestie sessuali verificatesi all’interno delle strutture militari.
La percezione del lavoro militare come rischioso e poco gratificante si scontra con le aspettative di una generazione cresciuta in un contesto di pace e prosperità. Il basso tasso di natalità e il declino demografico che caratterizzano l’arcipelago aggravano ulteriormente la situazione, riducendo il bacino di potenziali reclute.
Kazuyuki Shioiri, capitano di reggimento di fanteria di Okinawa, ha sottolineato come l’aumento della spesa militare potrebbe migliorare le condizioni di lavoro dei soldati. Tuttavia ha ammesso che le autorità stanno cercando profili sempre più specializzati per far fronte alle nuove sfide della sicurezza nazionale.
Il peso di una Costituzione pacifista
Va specificato che il Giappone non ha un esercito vero e proprio. Quando fu scritta la Costituzione, nel 1947, il Giappone aveva trascorso quasi 30 anni sotto un regime militare e imperialista, e per evitare che una situazione del genere si ripetesse gli Stati Uniti decisero di impedire costituzionalmente che il Giappone possedesse un esercito. Questo vincolo costituzionale, che gode ancora di ampio sostegno pubblico, proibisce a Tokyo l’uso della forza e non riconosce le Forze di Autodifesa come esercito ufficiale.
L’eredità del passato militarista continua a influenzare l’opinione pubblica giapponese. Un sondaggio Gallup International ha rivelato che solo il 9% degli intervistati sarebbe disposto a combattere per il proprio Paese in caso di guerra, mentre il 50% ha dichiarato apertamente che non lo farebbe. Questi dati riflettono una cultura profondamente pacifista che si è consolidata nei decenni del dopoguerra e che oggi rappresenta un ostacolo significativo ai piani di rafforzamento militare del governo.
Innovazioni tecnologiche e incentivi per attrarre nuove reclute
Di fronte alle difficoltà di reclutamento, le autorità giapponesi stanno sperimentando approcci innovativi. Dopo la peggiore campagna di reclutamento di sempre, il Paese punta a un’organizzazione in grado di combattere in nuovi modi. Più droni e meno uomini. Tokyo rimuove uno dei simboli della vita militare nel tentativo di attrarre nuove reclute, permettendo alle nuove reclute di mantenere i capelli lunghi. Una concessione impensabile fino a poco tempo fa.
L’investimento in tecnologie avanzate come droni, sistemi di intelligenza artificiale e “warfare (materiale militare) elettromagnetico” rappresenta un tentativo di compensare la carenza di personale con strumenti più efficaci e meno dipendenti dal fattore umano. Questa strategia consente al Giappone di mantenere capacità difensive competitive pur dovendo fare i conti con una popolazione sempre meno propensa al servizio militare.
La demografia minaccia il futuro della sicurezza nazionale
Il problema del reclutamento militare si inserisce in un contesto demografico più ampio. Il Giappone, di fatto, è alle prese con un invecchiamento accelerato della popolazione e un tasso di natalità tra i più bassi al mondo. Questa dinamica riduce costantemente il numero di giovani disponibili per il servizio militare e costringe il Paese a ripensare completamente la propria strategia di difesa. Con una forza attiva totale di 247 mila soldati, l’esercito sta riscontrando problemi di reclutamento e il limite di età è stato innalzato per affrontare queste sfide.
La contraddizione tra l’urgenza di rafforzare le capacità difensive e la riluttanza dei giovani a intraprendere la carriera militare pone il Giappone di fronte a scelte strategiche complesse. L’equilibrio tra investimenti tecnologici, incentivi per il reclutamento e rispetto della tradizione pacifista costituzionale definirà il futuro della sicurezza nazionale giapponese in un’area geopolitica sempre più instabile.
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