Dalla notte della scomparsa all’albergo di Harrogate, tutti gli indizi irrisolti del caso che appassionò il mondo
Quella sera del 3 dicembre 1926 sembrava una normale vigilia d’inverno nella residenza di Styles, nel Berkshire. Agatha Christie, 36 anni, già autrice di sei romanzi ma lontana dalla celebrità che l’avrebbe resa immortale, baciò la figlioletta Rosalind di sette anni e salì sulla sua Morris Cowley verde bottiglia. Nella borsa aveva infilato una foto della bambina, la patente di guida e tutto il denaro contante che era riuscita a prelevare. Quella che doveva essere una breve uscita si trasformò nel più grande mistero della storia letteraria inglese. Undici giorni di ricerche febbrili, teorie contrastanti e un finale che ancora oggi, a quasi un secolo di distanza, divide biografi e appassionati.
La macchina venne ritrovata all’alba del giorno dopo, abbandonata presso una cava di gesso a Newlands Corner, con i fari ancora accesi e la pelliccia di Agatha ripiegata sul sedile. Nessun segno di violenza, nessuna lettera d’addio. Solo un silenzio inquietante che scatenò la più imponente caccia all’uomo dai tempi di Jack lo Squartatore. Quindicimila volontari setacciarono palmo a palmo la campagna del Surrey. La polizia interrogò a fondo il marito Archie, reduce decorato della Grande Guerra, che però aveva un alibi apparentemente solido: quel weekend lo aveva passato con degli amici. Quello che non disse agli investigatori era che si trattava in realtà di una festa per celebrare la sua relazione con Nancy Neele, un’aspirante ballerina ventiseienne.
La stampa si scatenò in una ridda di ipotesi. Il Daily Mail parlò di “tragico mistero”, il Times ipotizzò un incidente, il Daily Mirror suggerì addirittura un delitto passionale. Intanto le vendite dei romanzi della Christie, fino ad allora discrete, cominciarono a impennarsi in modo inspiegabile. Nei giorni della scomparsa, i giornali pubblicavano in parallelo gli estratti dei suoi gialli e i bollettini sulle ricerche, creando un cortocircuito mediatico senza precedenti.
L’epilogo arrivò undici giorni dopo, il 14 dicembre, quando la scrittrice venne riconosciuta da un musicista d’orchestra nello Swan Hydropathic Hotel di Harrogate, un elegante stabilimento termale nello Yorkshire. Si era registrata come “Mrs Teresa Neele” – usando, cioè, il cognome dell’amante del marito -, dichiarando di essere appena arrivata dal Sudafrica. Gli altri ospiti la ricordavano come una signora allegra che ballava il charleston e chiacchierava amabilmente durante il tè pomeridiano. Quando il marito Archie arrivò a prenderla, Agatha lo fissò con aria vacua: «Mi sembra di conoscervi – mormorò -, ma non riesco a ricordare da dove».
I medici diagnosticarono un’amnesia temporanea da trauma emotivo, ma i particolari della vicenda lasciano ancora oggi spazio a mille interrogativi. Come aveva fatto una donna in stato confusionale a percorrere da sola 300 chilometri, cambiare treno due volte e prenotare in uno degli alberghi più esclusivi d’Inghilterra? Perché scelse proprio il cognome dell’amante del marito? E come spiegare che nei giorni della scomparsa continuò a prelevare denaro dalla sua banca usando la sua reale identità?
La teoria della vendetta matrimoniale è forse la più affascinante. Secondo la biografa Laura Thompson, Agatha avrebbe orchestrato tutto per umiliare pubblicamente il marito, costringendolo a interrompere la festa con l’amante e a fingersi marito devoto sotto i riflettori dei giornali. Un’ipotesi avvalorata dal fatto che, appena rientrata, la Christie presentò istanza di divorzio chiedendo la custodia esclusiva della figlia.
Ma c’è chi sostiene che si trattò di un autentico crollo nervoso. Il 1926 era stato per Agatha un anno devastante: la morte della madre, il trasferimento della migliore amica e la scoperta del tradimento del marito. Nelle lettere scritte prima di sparire parlava di “non reggere più il peso” e di “voler scomparire”. La stessa Christie, nella sua autobiografia, descrisse quel periodo come “un buio totale dell’anima”.
Non manca neppure la versione più cinica: quella della montatura pubblicitaria. Nel 1926 Agatha era una scrittrice di buon successo ma non una star. Dopo la scomparsa, il suo ultimo romanzo L’assassinio di Roger Ackroyd” divenne un bestseller. La casa editrice Macmillan le offrì un contratto da favola per i successivi sei libri.
L’unica certezza, ancora oggi, è che Agatha Christie non parlò mai di quei giorni. Quando un giornalista le chiese spiegazioni, rispose seccata: «Non ricordo nulla e non ho nulla da aggiungere». Forse la regina del giallo aveva diritto a un mistero tutto suo che, come nei suoi romanzi, aveva tutti gli elementi perfetti: un marito infedele, un’amante ambiziosa, una donna disperata e un finale aperto che ancora oggi fa discutere. Senza però Hercule Poirot a svelare il colpevole.
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