Con l’innalzarsi delle temperature tipico della stagione estiva, l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) rinnova l’appello alla prudenza nell’uso e nella conservazione dei medicinali. Un vademecum pratico per proteggere efficacia dei farmaci e salute dei pazienti dai rischi legati al caldo.
Il vademecum Aifa
Le alte temperature estive rappresentano un fattore di rischio non trascurabile per la salute, in particolar modo per coloro che seguono regolarmente terapie farmacologiche. Il calore eccessivo non solo può compromettere l’integrità e quindi l’efficacia e la sicurezza dei medicinali, ma può anche acuire gli effetti indesiderati di alcuni principi attivi sull’organismo.
Per guidare cittadini e pazienti attraverso la stagione più calda dell’anno in sicurezza, l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha diffuso un dettagliato vademecum che racchiude consigli pratici e avvertenze indispensabili. L’obiettivo è sensibilizzare sulla corretta gestione dei farmaci in casa e durante i viaggi, offrendo indicazioni chiare per prevenire alterazioni dei prodotti e proteggere la propria salute di fronte all’intensificarsi delle ondate di calore.
Quando il caldo influisce sul corpo in terapia
Una delle aree di maggiore attenzione evidenziate dall’AIFA riguarda l’interazione tra determinate classi di farmaci e la capacità del nostro corpo di affrontare lo stress termico.
Alcuni medicinali, a causa del loro meccanismo d’azione, possono interferire con processi fisiologici fondamentali come la sudorazione, la regolazione della pressione sanguigna o la risposta termica centrale. Ciò può tradursi in un maggior rischio di disidratazione, colpi di calore, svenimenti o ipotensione, con conseguenze che vanno da un peggioramento del benessere generale a situazioni clinicamente rilevanti.
L’Agenzia segnala diverse categorie di farmaci che meritano particolare cautela in estate. Gli antistaminici, ad esempio, utilizzati per trattare le allergie, possono inibire la sudorazione, riducendo la capacità del corpo di disperdere calore. Farmaci impiegati per patologie psichiatriche o neurologiche, come antipsicotici, antidepressivi e antiparkinsoniani, possono non solo ridurre la sudorazione ma anche abbassare la pressione arteriosa e influire sulla termoregolazione centrale, diminuendo lo stato di vigilanza e rendendo più difficile per l’individuo adottare le necessarie precauzioni contro il caldo.
Ansiolitici e miorilassanti possono aggravare sensazioni di stanchezza e spossatezza già indotte dal caldo, causare vertigini o peggiorare problemi respiratori. Chi assume beta-bloccanti o vasodilatatori, farmaci spesso prescritti per problemi cardiovascolari, dovrebbe prestare grande attenzione poiché possono incidere sulla capacità dell’organismo di dissipare il calore, aumentando il rischio di ipotensione e disidratazione. Anche i diuretici, favorendo l’eliminazione di liquidi, possono facilmente portare a disidratazione ed squilibri elettrolitici se non si integra adeguatamente l’apporto idrico con l’aumentare della sudorazione dovuta al caldo.
L’Aifa ribadisce con forza che qualsiasi modifica della terapia in corso, anche in presenza di effetti potenziati dal caldo, deve avvenire esclusivamente sotto stretto controllo medico.
Farmaci e sole: un’interazione sulla pelle
Un rischio specifico della stagione calda, spesso legato all’esposizione ai raggi UV, è rappresentato dalle reazioni di fotosensibilizzazione indotte da alcuni farmaci.
Si tratta di risposte anomale della pelle alla luce solare, che si verificano quando determinate sostanze rendono l’epidermide più sensibile. Queste reazioni possono manifestarsi come eritemi, rash cutanei, eczemi o vere e proprie dermatiti nelle aree esposte al sole. L’Aifa include tra i farmaci più frequentemente implicati in questi fenomeni alcuni antibiotici (come le tetracicline e i sulfamidici), antinfiammatori non steroidei (FANS), in particolare quelli per uso topico come gel e creme (es. ketoprofene, ibufenac), e i cortisonici.
Per i prodotti a base di ketoprofene per uso topico, l’Aifa emette raccomandazioni specifiche, suggerendo di evitare l’esposizione solare sulla zona trattata non solo durante la terapia, ma anche per un periodo prolungato, fino a due settimane dopo l’ultima applicazione, per via del rischio di reazioni ritardate e localizzate o anche estese ad aree vicine non trattate direttamente.
In generale, chiunque assuma farmaci potenzialmente fotosensibilizzanti dovrebbe adottare scrupolose misure protettive: usare creme solari con fattore di protezione elevato e ampio spettro (UVA, UVB), indossare indumenti protettivi e limitare l’esposizione diretta al sole, specialmente nelle ore centrali del giorno. Consultare il foglietto illustrativo è sempre il primo passo per verificare la presenza di avvertenze sulla fotosensibilità.
La temperatura corretta è fondamentale: i numeri da ricordare
L’impatto più diretto e potenzialmente pericoloso del caldo sui farmaci riguarda la loro conservazione. Le alte temperature, infatti, possono alterare la struttura chimica e la stabilità fisica dei principi attivi, riducendo drasticamente o annullando la loro efficacia o, in rari casi, generando composti tossici.
L’ Aifa, su questo punto, è perentoria: salvo diversa indicazione specificata sul foglietto illustrativo, la maggior parte dei medicinali va conservata in un luogo fresco e asciutto, a una temperatura inferiore a 25 gradi centigradi. Non rispettare questa soglia, specie per periodi prolungati (più di due giorni), può portare a un degrado accelerato e a un’anticipazione della data di scadenza.
Esistono poi categorie di farmaci che richiedono condizioni di conservazione ancora più stringenti, la cosiddetta “catena del freddo”. È il caso dell’insulina, di molti vaccini e di numerosi farmaci a base ormonale, inclusi quelli per la tiroide e i contraccettivi. Questi prodotti devono essere conservati a una temperatura controllata, generalmente tra i 2 e gli 8 gradi centigradi.
Un errore comune (e molto pericoloso) è lasciare i farmaci in auto, anche solo per pochi minuti sotto il sole. La temperatura all’interno dell’abitacolo o, peggio, del bagagliaio, può salire rapidamente, raggiungendo e superando facilmente i 40°C in pochissimo tempo, compromettendo irrimediabilmente il medicinale. Per lo stesso motivo, è indispensabile evitare l’esposizione diretta dei farmaci alla luce solare anche in casa.
I consigli Aifa per la valigia dei farmaci
L’Aifa fornisce indicazioni precise per garantire che i farmaci arrivino a destinazione mantenendo la loro integrità. Quando si affrontano spostamenti, è fortemente consigliato utilizzare borse termiche o contenitori refrigerati che aiutino a mantenere la temperatura il più costante possibile per tutta la durata del viaggio.
In auto, il luogo più sicuro dove riporre i farmaci è l’abitacolo condizionato, preferendolo nettamente al bagagliaio dove le temperature possono raggiungere livelli critici. Per i viaggi in aereo, la raccomandazione è univoca: i farmaci essenziali, in particolare quelli salvavita o che richiedono la catena del freddo, devono essere trasportati nel bagaglio a mano. Questo li protegge dalle temperature estreme (sia calde che potenzialmente molto fredde) che si possono verificare nella stiva e li rende immediatamente accessibili. È consigliabile portare con sé anche la prescrizione medica, specialmente per farmaci specifici o per liquidi con volume superiore a 100 ml, poiché i controlli di sicurezza aeroportuali potrebbero richiederla.
Un’altra regola fondamentale è conservare sempre i farmaci nella loro confezione originale. Sebbene possa sembrare più pratico riporre compresse o capsule in portapillole, le scatole e i blister offrono una protezione essenziale da luce e umidità e riportano informazioni vitali (dosaggio, scadenza, avvertenze) che evitano confusione, soprattutto in caso di assunzione di più farmaci. L’Aifa specifica che per compresse e capsule nel bagaglio a mano non ci sono restrizioni di quantità, mentre per i liquidi si applicano le normative sui limiti di volume (contenitori singoli non superiori a 100 ml, trasportati in una busta trasparente richiudibile), a meno che non si tratti di farmaci essenziali accompagnati da prescrizione.
Come riconoscere un medicinale alterato
Il caldo e la scorretta conservazione possono lasciare segni visibili sui farmaci, che indicano un potenziale deterioramento. Un cambiamento nel colore o nell’odore, una consistenza diversa dal solito (ad esempio, compresse sbriciolate, capsule appiccicose, sciroppi intorbiditi o con precipitati) sono segnali che non vanno sottovalutati. In questi casi, anche se il cambiamento non è eclatante, la prudenza impone di non assumere il farmaco. È fondamentale rivolgersi al proprio medico curante o al farmacista per una valutazione e un consiglio.
L’Aifa, in tal senso, offre un ulteriore suggerimento pratico: quando possibile e senza controindicazioni mediche, in estate è preferibile optare per formulazioni solide (compresse, capsule) rispetto a quelle liquide (sciroppi, soluzioni). Le forme solide sono generalmente più stabili e meno suscettibili all’azione dannosa delle alte temperature rispetto ai liquidi, che, contenendo acqua, sono più esposti al rischio di alterazione.
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