Spopolamento e assenza di servizi affliggono i piccoli comuni italiani. Il Sud soffre di più, ma ci sono progetti per invertire la rotta
Negli ultimi dieci anni, quasi 700mila persone hanno abbandonato le aree interne italiane. Una cifra che dà la misura di un fenomeno strutturale: lo spopolamento dei borghi. Oggi, queste zone ospitano circa 13 milioni di abitanti, ma secondo alcune proiezioni potrebbero diventare 8 milioni entro il 2080. La crisi demografica è evidente ovunque, ma colpisce in particolare il Mezzogiorno, dove il calo della popolazione assume tratti drammatici. Nel 2023, 341 comuni non hanno registrato nemmeno una nascita. È quanto emerge dai dati Istat relativi al periodo 2014-2024: comuni come Rocca de’ Giorgi (PV), Noasca (TO) o Castelnuovo di Ceva (CN) contano ormai solo poche decine di residenti. In centro Italia, municipi come Montefano, San Giustino e Torrice rischiano la stessa sorte. Ma è al Sud che la situazione si fa più preocccupante: borghi calabresi, molisani e pugliesi sono i più colpiti.
I servizi che scompaiono
Il declino demografico non arriva mai da solo. Quando le persone se ne vanno, anche i servizi tendono a scomparire, creando un circolo vizioso. In oltre il 56% dei piccoli comuni italiani non esistono più sportelli bancari, mentre le scuole dell’obbligo sono spesso assenti. Alcuni territori hanno provato a condividere i servizi pubblici, ma non sempre la collaborazione tra enti è semplice, complice la distanza geografica e, a volte, il campanilismo. Anche il calo dell’immigrazione, che negli anni passati aveva parzialmente compensato le partenze, contribuisce al bilancio negativo. I giovani emigrano, gli anziani restano. E i paesi si svuotano.
La digitalizzazione può aiutare?
Un elemento positivo è arrivato con la pandemia, che ha stimolato nuove dinamiche abitative. L’aumento del lavoro da remoto e il ritorno di alcuni emigrati hanno leggermente invertito il trend. Fondamentale, in questo quadro, è la connessione a internet. Open Fiber ha portato la fibra ottica in 5.560 comuni italiani su un totale previsto di 6.000, collegando oltre 5 milioni di immobili. Ma resta un nodo da sciogliere: nelle aree più periferiche, dove la rete sarebbe più necessaria, solo l’8% delle abitazioni è realmente connessa. In città, la percentuale arriva al 34%. Per incentivare l’uso della fibra, sono stati messi a disposizione voucher dedicati, ma non basta. Il divario digitale resta uno dei principali ostacoli alla rinascita dei borghi.
Cos’è il PSNAI
Il Piano Strategico Nazionale per lo Sviluppo delle Aree Interne (PSNAI) è un progetto del governo italiano che punta a rilanciare i piccoli comuni colpiti dallo spopolamento. Queste aree soffrono da anni la perdita di abitanti e servizi essenziali come scuole, ospedali e trasporti. Approvato nel 2023, il PSNAI serve a mettere ordine e coerenza nelle tante azioni previste per aiutare questi territori, facendo lavorare insieme fondi nazionali ed europei. In pratica, è una bussola per gli investimenti pubblici destinati alle aree interne, stabilendo chi decide cosa, quali sono le priorità (come la digitalizzazione o la sanità a distanza), quanti soldi ci sono e come vanno usati. Ecco allora un’agenda di rilancio in 15 punti, pensata in vista della prossima assemblea nazionale Anci a Bologna. Tra le proposte: una fiscalità di vantaggio, politiche per famiglie, rafforzamento del personale comunale, superamento del digital divide, miglioramento dei collegamenti e apertura di sedi universitarie decentrate. E poi attenzione al territorio, con piani contro il rischio idrogeologico e sviluppo delle energie rinnovabili.
Investimenti mirati per i borghi a rischio
Il Pnrr dedica oltre 1 miliardo di euro alla valorizzazione dell’Italia dei borghi. Di questi, 420 milioni sono destinati a 21 borghi in stato critico, uno per ogni Regione, mentre 580 milioni serviranno a rilanciare l’economia locale in altri 294 villaggi. Sono previsti finanziamenti per 2.779 iniziative imprenditoriali e 20 milioni per promuovere il cosiddetto ‘turismo delle radici’, volto a riportare nei borghi gli italiani emigrati o i loro discendenti. Certo, la storia insegna che non basta stanziare fondi: serve capacità amministrativa e visione. Troppo spesso i comuni più piccoli sono lasciati soli, senza supporto tecnico né risorse per progettare e realizzare gli interventi.
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