Il decreto attuativo firmato dal Ministro Salvini rende operativo l’etilometro da auto Alcolock. Obbligatorio per i recidivi, impedirà l’avviamento del motore se il tasso alcolemico supera lo zero. Un passo deciso per aumentare la sicurezza stradale, che però solleva interrogativi su spese e gestione.
Firmato il decreto attuativo
Il 2 luglio, con la firma del decreto attuativo da parte del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, è diventato operativo l’obbligo di installare l’Alcolock sui veicoli. Si tratta di un dispositivo, simile ad un etilometro, che impedisce l’accensione del motore qualora rilevi nel conducente un tasso alcolemico superiore a zero.
Questa misura, inserita nel quadro delle modifiche al Codice della Strada, si rivolge in maniera specifica a chi è già stato sanzionato per guida con un tasso alcolemico elevato, con l’obiettivo di stroncare il fenomeno della recidiva e aumentare la sicurezza sulle nostre strade, teatro di troppe tragedie legate all’alcol.
Come funziona l’Alcolock e chi dovrà montarlo
Il funzionamento dell’Alcolock, tecnicamente noto come “Ignition Interlock Device” (IID), è tanto semplice quanto efficace. Prima di poter avviare l’auto, il guidatore dovrà soffiare in un boccaglio collegato all’apparecchio. Se il sistema rileva un valore di alcol nel respiro, il motore resterà bloccato. L’obbligo di installazione non riguarda tutti gli automobilisti, ma si concentra su una categoria ben precisa: i conducenti condannati in via definitiva per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico superiore a 0,8 grammi per litro (g/l).
La durata del provvedimento varia in base alla gravità dell’infrazione commessa. Chi viene sorpreso con un tasso tra 0,8 e 1,5 g/l dovrà utilizzare il dispositivo per due anni. L’obbligo sale invece ad almeno tre anni per chi ha superato la soglia di 1,5 g/l. Trascorso il periodo di sospensione della patente, al momento della restituzione del documento, la prefettura disporrà l’annotazione di due specifici codici: il “68”, che prescrive il divieto assoluto di bere alcolici prima di guidare, e il “69”, che impone appunto la guida esclusiva di veicoli dotati di alcolock.
Costi e installazione, l’onere a carico del conducente
Uno degli aspetti più discussi della nuova normativa riguarda i costi, che saranno interamente a carico del conducente sanzionato. Secondo le stime attuali, l’acquisto e l’installazione del dispositivo si aggirano intorno ai 1.500-2.000 euro. A questa cifra vanno aggiunte le spese per la manutenzione periodica, la taratura obbligatoria e l’acquisto dei boccagli monouso. Un onere economico non indifferente, che mira a responsabilizzare ulteriormente chi ha commesso l’infrazione.
L’installazione potrà essere effettuata solo presso officine autorizzate, il cui elenco sarà pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sul Portale dell’Automobilista. Per prevenire tentativi di manomissione, gli installatori applicheranno un sigillo speciale.
La documentazione relativa all’omologazione e alla taratura periodica del dispositivo dovrà essere sempre conservata a bordo del veicolo, pronta per essere esibita in caso di controlli da parte delle forze dell’ordine. Chiunque guidi un veicolo su cui è installato l’Alcolock, anche se non è il soggetto sottoposto all’obbligo, dovrà comunque sottoporsi al test per poter partire.
Alcolock, l’impatto sulla sicurezza stradale
L’installazione dell’alcolock si inserisce in una strategia più ampia per contrastare una delle cause principali degli incidenti gravi sulle nostre strade: l’abuso di alcol alla guida. I numeri, pur mostrando leggere flessioni negli ultimi anni, restano allarmanti. Secondo i dati diffusi da Istat e Ministero della Salute, quasi il 9% degli incidenti con feriti è riconducibile alla guida in stato di ebbrezza.
Nel solo 2022, questo fenomeno ha causato 85 vittime e quasi 5.800 feriti. Con l’introduzione dell’Alcolock, l’Italia sceglie di allinearsi a paesi come Francia, Svezia, Finlandia e Belgio, dove il dispositivo è già una realtà consolidata, in particolare sui mezzi destinati al trasporto pubblico e sui veicoli condotti da professionisti.
L’Asaps, l’associazione che riunisce i sostenitori della Polizia Stradale, ha accolto con favore la misura, definendola un “giro di vite” necessario per rendere le strade finalmente più sicure.
I dubbi delle associazioni di categoria
Nonostante l’obiettivo condivisibile, non mancano le perplessità. Le associazioni di categoria, come Federcarrozzieri e l’Associazione Italiana Periti Estimatori Danni (Aiped), hanno sollevato criticità riguardo alla gestione pratica, come la compatibilità del dispositivo con i veicoli più datati e le modalità con cui i produttori individueranno le officine autorizzate, temendo una limitazione della concorrenza.
Inoltre, resta da definire nel dettaglio l’iter per l’installazione su veicoli in leasing o aziendali. Il decreto ministeriale ha iniziato a “diradare le nebbie”, ma saranno necessarie ulteriori circolari per rendere il sistema pienamente e fluidamente operativo. La speranza è che questo strumento, al di là degli inevitabili oneri, contribuisca concretamente a rendere le strade un luogo più sicuro per tutti.
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