È la domanda a cui hanno provato a rispondere personaggi del mondo della politica, dell’industria, della ricerca e della società civile durante un convegno organizzato a Bruxelles anche da Age Platform Europe.
L’intelligenza artificiale sta offrendo grandi opportunità al progresso economico e sociale. Nonostante questo, però, porta con sé potenziali pericoli. Soprattutto per quanto riguarda l’uguaglianza, la protezione dei dati personali, l’equità e la responsabilità. Recenti ricerche hanno evidenziato notevoli distorsioni di genere e razziali negli algoritmi, dimostrando come l’IA possa penalizzare i gruppi già svantaggiati. Stranamente, un aspetto fondamentale come l’età, è stato finora quasi del tutto ignorato negli studi e nelle normative sui bias dell’IA. Eppure è essenziale per garantire inclusione e parità nelle nostre società sempre più anziane.
IA e anziani: una disuguaglianza digitale che rischia di approfondirsi
Già la pandemia di Covid ha messo in luce una disuguaglianza significativa per gli anziani. La loro esclusione sociale è stata aggravata dalla difficoltà di accesso alle risorse digitali e alla scarsa alfabetizzazione informatica. Eppure, solo di recente si è iniziato a esaminare il modo in cui i sistemi di intelligenza artificiale possano peggiorare queste disparità. L’Oms da parte sua ha persino manifestato preoccupazione. Teme che le tecnologie IA non regolamentate possano perpetuare la discriminazione basata sull’età già presente nella società, compromettendo così la qualità dell’assistenza sanitaria e sociale per gli anziani. Eppure, l’ampiezza e le diverse manifestazioni della discriminazione di età nell’IA restano un campo ampiamente inesplorato.
AGE Platform Europe e il progetto AnyAGE.AI
Per affrontare queste problematiche, il progetto AnyAGE.AI, in collaborazione con AGE Platform Europe e la Dottoressa Vânia de la Fuente-Núñez, ha organizzato un evento aperto a molti soggetti. Titolo: “Sfruttare l’Intelligenza Artificiale per tutte le età: affrontare l’ageismo”. Ha partecipato un panel eterogeneo, composto da responsabili politici, leader del settore, ricercatori e rappresentanti di organizzazioni della società civile. Tutti hanno discusso del problema focalizzandosi su come l’età influenzi l’intelligenza artificiale (IA) e, di conseguenza, le persone anziane.
Sono stati affrontati gli argomenti più disparati. Dalle problematiche legate all’IA generativa e predittiva (ovvero come queste tecnologie possono presentare insidie per la popolazione anziana) alle lacune nella progettazione e nella regolamentazione dell’IA, identificando dove sono necessarie modifiche per una maggiore inclusività. Si è parlato di pratiche inclusive esistenti, evidenziando soluzioni già adottate con successo, e di incentivi per l’industria per spingere le aziende a creare prodotti IA più accessibili e utili per gli anziani. Soprattutto, di come le normative possano guidare lo sviluppo di sistemi IA verso una maggiore equità.
Contro un’Intelligenza Artificiale ageista
Per affrontare questa lacuna, studio interdisciplinare si propone di esaminare a fondo l’ageismo nell’IA. Vogliamo capirne le implicazioni e le possibili conseguenze sia per gli anziani che per la società nel suo complesso. L’obiettivo principale del progetto AGEAI è valutare criticamente come l’ageismo si manifesta nei sistemi, prodotti, servizi e infrastrutture di IA. Ci concentreremo su settori chiave dove l’IA è ampiamente utilizzata, come: assistenza sanitaria, sistemi di assunzione e impiego, mobilità e trasporti, servizi finanziari, riconoscimento facciale.
Le tecnologie IA impiegate in questi ambiti sono state classificate come “ad alto rischio” dalla proposta di legge UE sull’IA (2022). Per questo motivo, dovranno essere sottoposte a un esame rigoroso per assicurare che rispettino gli standard di un’IA affidabile, incentrata sull’uomo ed equa.
Dopo tutto, ha spiegato Heidrun Mollenkopf, presidente di AGE Platform Europe: “Abbiamo molta esperienza con le persone anziane che utilizzano le tecnologie, inclusa l’intelligenza artificiale, in diversi progetti. E da questi progetti sappiamo che le persone anziane non sono contrarie alle tecnologie o a qualsiasi utilizzo dell’intelligenza artificiale, ma è difficile per loro usarla, comprenderla ed essere sicuri e certi del suo utilizzo”.
(Foto apertura: Sophie Lenoir da link AGE Platform Europe)
© Riproduzione riservata