In un documentario, le immagini di come l’ex Beatle e l’artista giapponese, insieme, hanno influenzato in maniera significativa la musica di protesta e la cultura pop.
John e Yoko insieme. Quasi una bestemmia per gli amanti dei Beatles, tutti uniti nel dare a lei tutta o quasi la colpa dello scioglimento dei Fab Four nell’ormai lontanissimo 1970. Eppure «non è vero che lei fu la causa dello scioglimento dei Beatles, come hanno più volte affermato tutti e quattro i musicisti e come Ringo e Paul ripetono ancora oggi», dice Daniele Miglietti, coautore del corposo volume Yoko Ono. Brucia questo libro dopo averlo letto edito da Shake.
Lo stigma di Yoko
«Lei ha vissuto e continua a vivere questa gogna – che si è scatenata anche contro il nostro libro da parte di alcuni hater – con grande sofferenza e dignità, cercando di tramutarla in espressioni e in opere legate all’amore universale. Del resto le fake news ci sono sempre state e Ono è stata una vittima di queste. Inoltre bisogna ricordare che lei già subiva lo stigma di essere un’artista donna, una orientale negli Usa, femminista, stramba e in più una diventata famosa solo grazie ai Beatles.»
Una storia d’amore
Invece quella con John Lennon è stata una grande, appassionata, condivisa, creativa storia d’amore. Alla domanda «come vi piacerebbe essere ricordati?» lui rispondeva sempre «semplicemente come due innamorati» e aggiungeva, sottolineando il ruolo di Yoko nel suo percorso di crescita: «mi sono innamorato di un genio creativo. Ho iniziato a risvegliarmi e attivarmi per cambiare l’apatia che provano i giovani. Parliamo a loro, cantiamo per loro e facciamo di tutto per farli sentire di nuovo vivi. Viva la rivoluzione!»
Il documentario
Una rivoluzione che le immagini del documentario One to One: John & Yoko illustrano in maniera illuminante, catturando il clima dei primi anni 70, carico di disordini politici e saturazione mediatica dopo il fallimento del flower power. E lo fa correttamente, dimenticando il mito del Lennon eroe solitario ed evidenziando il ruolo altrettanto influente di Ono nelle loro comuni attività artistiche e sociali.
Se Lennon era la più importante rockstar di quel periodo, Ono vantava già una significativa parabola artistica, sia nel campo delle performance che delle opere strettamente legate a pittura, scultura, rappresentazione, sia in campo musicale (a oggi è titolare di 19 album), sempre con un approccio radicale all’arte, al linguaggio e alla partecipazione, dai suoi primi pezzi di “istruzione” alle installazioni. Eppure il documentario propone un filmato amatoriale di Ono che cammina tra i luoghi delle streghe di Salem, mentre ricorda come da artista di Fluxus e del dadaismo anni 50, precorritrice dell’arte concettuale, «ero considerata una stronza. Da quando ho conosciuto John sono stata promossa a strega».
In simbiosi
L’incontro li spinge entrambi su territori più radicali, che il documentario illustra con un’estetica pop art, che colloca lo spettatore in una versione ricreata del loro appartamento nel Greenwich Village, con rapidi stacchi su Richard Nixon appena rieletto, le manifestazioni contro la guerra in Vietnam e consumistiche pubblicità di detersivi o carne in scatola. La coppia appare mentre scrive canzoni di protesta, incontra personalità della controcultura, come il poeta Allen Ginsberg e l’attivista Jerry Rubin, e si impegna in diverse proteste, che allora venivano definite di controcultura.
Concerti e canzoni indimenticabili
Soprattutto One to One: John & Yoko presenta ottima musica, a cominciare da quella dei concerti omonimi dell’agosto del 1972 al Madison Square Garden di New York. Realizzati come beneficenza raccolsero oltre 1,5 milioni di collari per la Willowbrook State School, una struttura per bambini con disabilità che la coppia aveva conosciuto guardando la tv. Per continuare con le emozionanti versioni di “Imagine”, con i bambini di Willowbrook che giocano in un parco, e di “Mother”, che rivela quanto le tecniche vocali di Yoko abbiano influenzato John. Mentre le famose urla di lei, che ascoltiamo in “Don’t Worry Kyoko (Mummy’s Only Looking For Her Hand In The Snow)”, diventano protesta liberatoria non più mera provocazione.
Le influenze reciproche
Il documentario testimonia come Lennon non è stato solo il rocker celeberrimo che ha dato visibilità internazionale a Ono, ma anche il beneficiario delle sue sperimentazioni. Una reciprocità che diventa simbiosi nell’incoraggiare il cambiamento sociale, diventa perfetta interazione durante i concerti, diventa il loro personale attivismo che ha influito in maniera significativa sulla musica di protesta e sulla cultura pop.
Un’icona coraggiosa
È un riconoscimento per Yoko Ono, che ha da poco compiuto 92 anni e che, dopo la morte di John, è stata fra l’altro fonte di ispirazione di avanguardie musicali come il post-punk e il noise rock, fino a diventare regina della disco dei club Usa a 80 anni. Di lei ricordiamo la prima performance, Cut Piece del 1964. Indossando un vestito bellissimo, stava immobile in ginocchio sul palco, mentre le persone tagliavano frammenti dell’abito fino a lasciarla completamente nuda. Soprattutto ricordiamo che l’ha ripetuta a 70 anni a Parigi, rimanendo ancora nuda. E dando così di nuovo scandalo contro la nostra civiltà eugenetica, che costringe gli anziani a nascondere il proprio corpo.
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