L’Italia è il Paese dell’Unione Europea con più elevata incidenza di lavoratori over 50: il 40,6% contro una media del 35,1%. Una situazione che ci porterà a dover rimpiazzare 3 milioni di lavoratori in breve tempo. Nei prossimi anni si salveranno dal saldo in passivo solo Lombardia ed Emilia-Romagna.
Siamo il Paese in Europa con la presenza più significativa di lavoratori over 50. La loro percentuale sul mercato del lavoro, infatti, è del 40,6%, decisamente superiore alla media europea del 35,1%. Una tendenza destinata a rafforzarsi. E a spingerci a trovare delle soluzioni. Perché, sì, i lavoratori over 50 crescono, ma per mantenere la produttività serve un ricambio generazionale.
Tra il 2024 e il 2028 la maggior parte delle nuove assunzioni sarà legata alla necessità di rimpiazzare i dipendenti che andranno in pensione. Questo secondo le proiezioni del rapporto Excelsior di Unioncamere e Ministero del Lavoro. Il 78% e l’88% del fabbisogno totale di nuovi profili, pari a circa 3 milioni di posizioni, sarà legato proprio a questo ricambio generazionale. È quanto emerge dal rapporto della Fondazione studi consulenti del lavoro ‘Rendere la sfida demografica sostenibile‘. La presentazione a Roma nel corso della conferenza stampa del Festival del Lavoro, in programma dal 29 al 31 maggio ai Magazzini del Cotone di Genova.
Le regioni dove serve un ricambio dei lavoratori over 50
L’elaborazione delle proiezioni demografiche dell’Istat parla chiaro. Sarà il calo della popolazione in età attiva, tra i 15 e 64 anni, a determinare la riduzione dei livelli occupazionali. Un calo previsto in 1.167.000 al 2030 e in oltre 5 milioni al 2040. La ricerca della Fondazione consulenti offre un altro spaccato molto interessante. Riguarda le previsioni demografiche e occupazionali a livello regionale e provinciale. Eccetto Lombardia ed Emilia-Romagna, il calo della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni toccherà, entro il 2030, tutte le regioni.
Sarà il Sud quello maggiormente interessato. La Basilicata è in testa alla classifica con il maggiore decremento (8,1%). Seguono Sardegna (7,8%), Calabria (6,6%), Puglia (6,4%), Campania e Sicilia (6%). Valori che cresceranno ancor più nel 2040. Le province più colpite dal calo dell’occupazione? Nuoro, Potenza, Enna (-9,7%), Caltanissetta (-9,6%), Oristano (-9,5%).
L’occupazione cresce, per l’80% ‘grazie’ a over 50, soprattutto uomini
I dati del rapporto annuale Istat 2025 confermano la tendenza alla crescita dell’occupazione over 50. Nell’insieme il 2024 ha visto un aumento degli occupati la cui stima si attesta a 23,9 milioni (+352mila, +1,5% in un anno; +823mila, +3,6% rispetto al 2019). C’è da dire però che oltre l’80% della crescita è dovuta all’aumento degli occupati con 50 anni e oltre (+285mila, +3%). Un trend che riguarda sia uomini che donne sebbene il divario di genere sia rimasto stabile: il tasso di occupazione è 71,1% per gli uomini e 53,3% per le donne.
Nel 2024, l’aumento dell’occupazione ha riguardato principalmente le fasce d’età più mature: il tasso di occupazione è cresciuto dell’1,3% per gli individui tra i 45 e i 54 anni e, in maniera ancora più accentuata, dell’1,7% per quelli tra i 55 e i 64 anni. L’incremento è stato meno marcato per la fascia 25-44 anni, mentre si registra una contrazione dello 0,7% nel tasso di occupazione per i giovani tra i 15 e i 24 anni.
Nonostante una crescita degli occupati nel Mezzogiorno (+2,2%), le differenze regionali nel mercato del lavoro rimangono notevoli. Il Sud, pur riducendo il divario, registra ancora un tasso di occupazione del 49,3% contro il 69,7% del Nord, con oltre 20 punti percentuali di scarto.
L’incremento dell’occupazione nel 2024 ha premiato principalmente le persone con un livello di istruzione più elevato. Si è registrato un aumento del +2,2% per i diplomati e un più significativo +3,7% per i laureati. Al contrario, l’occupazione è diminuita dell’1,8% tra coloro che possiedono al massimo la licenza media. Questo si riflette nei tassi di occupazione: l’82,2% tra i laureati, contro il 45,1% per i meno istruiti.
Anche il divario di genere nell’occupazione si riduce all’aumentare del livello di istruzione. Se tra chi ha al massimo la licenza media la differenza tra uomini e donne occupati è di 28 punti percentuali, questa si attenua a 19,5 punti tra i diplomati, fino a scendere a quasi 7 punti tra laureati e laureate.
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