Giacomo Ostini prima racconta la povertà di Borgo Mezzanone in un documentario, poi torna nell’entroterra foggiano e apre una scuola per migranti. Ecco la loro storia
Il ghetto di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, è uno di quei luoghi che non dovrebbero esistere; eppure ci vivono centinaia di persone, che diventano alcune migliaia durante la stagione di raccolta del pomodoro. Fra baracche autocostruite e roulotte malandate, i giovani migranti che lavorano nell’agricoltura sopravvivono in condizioni di degrado e marginalità in attesa di un’altra giornata di sfruttamento nei campi.
Nella zona, la bidonville della Capitanata è conosciuta anche come l’“ex pista”, perché è sorta dove un tempo c’era un aeroporto militare, usato per l’ultima volta come base logistica durante la guerra del Kosovo. A meno di due chilometri dall’insediamento spontaneo nato a ridosso del Cara – il Centro di accoglienza per richiedenti asilo -, c’è il centro abitato di Borgo Mezzanone, frazione di Manfredonia, dove vivono circa 400 persone.
«Due anni e mezzo fa siamo arrivati qui per girare un documentario e raccontare la vita di questi ragazzi – spiega Giacomo Ostini del collettivo milanese di videomaker ‘A Thing by’ -; abbiamo trascorso molto tempo in questo luogo e conosciuto le vite, le speranze, i sogni e le difficoltà di giovani come noi. Ne è nato One Day One Day, il lungometraggio che poi abbiamo fatto girare nelle scuole italiane».
Terminato questo lavoro, Giacomo e gli altri colleghi pensano a cosa poter costruire in un luogo come il ghetto, che sia utile a coloro che ci vivono e contribuisca a superare quella marginalità alla quale una baraccopoli condanna i suoi abitanti.
«Abbiamo pensato che dovevamo lasciare loro qualcosa – spiega Ostini – e una scuola ci è sembrata la cosa più utile. Non all’interno del ghetto, ma nella piccola frazione di Borgo Mezzanone, perché queste due realtà devono parlarsi e capirsi di più. Abbiamo conosciuto ragazzi semianalfabeti che, senza una formazione primaria, non hanno alcuna possibilità di accedere ai corsi di italiano per la certificazione base utile per l’ottenimento dei documenti. Siamo partiti da lì, con l’aiuto delle persone del posto, insegnanti qualificati e mediatori».
Oggi la scuola è aperta dal lunedì al sabato, tutti i pomeriggi, e i cinque docenti si alternano per garantire corsi di alfabetizzazione italiana e di inglese base, in modo che lo scambio linguistico fra chi vive nel ghetto e chi nel piccolo centro abitato abbia un luogo e uno scopo concreti. La scuola è stata intitolata a Fatoma, uno dei protagonisti del documentario, che poco dopo la fine delle riprese ha perso la vita in un incidente stradale.
«Fatoma, che chiamavamo Tomas, stava imparando a leggere e scrivere in italiano proprio mentre giravamo il film – ricorda Ostini – e infatti in una delle scene finali lo si vede scrivere il suo nome. Il suo sogno era di continuare a studiare e abbiamo cercato di onorarlo così, continuando a mandare avanti questo progetto grazie ai donatori che ci credono come noi».
La scuola è stata fondata grazie alle donazioni e ai proventi della vendita dei biglietti del film, e ogni nuovo contributo gli allunga la vita. Il collettivo ‘A Thing by’ ha inventato un sistema di calcolo della data di scadenza in base alle spese quotidiane, che si riaggiorna nel tempo quando arrivano altri fondi.
Nel corso di questi due anni e mezzo, il gruppo di lavoro nato dopo l’uscita del film intorno al progetto della scuola ha allargato il campo a nuove collaborazioni, che chiunque può liberamente proporre. Una volta al mese, Giacomo Ostini e i suoi colleghi tornano nel ghetto per raccogliere le iscrizioni ai corsi, con l’obiettivo di coinvolgere sempre più giovani in un percorso di studio. Oltre alle lingue sono stati sperimentati altri insegnamenti, per fornire informazioni utili in caso di pericolo: l’anno scorso è stato attivato un corso di rianimazione e quest’anno di antincendio, per imparare ad affrontare le emergenze che in una baraccopoli possono presentarsi all’improvviso e con conseguenze potenzialmente devastanti, anche a causa delle difficoltà di intervento di un’ambulanza o di un mezzo dei vigili del fuoco.
L’evoluzione di scuola Fatoma è puntualmente documentata anche dal punto di vista economico perché ogni entrata viene registrata così come ogni spesa, dal personale al materiale didattico, dalla manutenzione ai costi amministrativi.
Intanto una volta al mese il collettivo torna nel ghetto, raccoglie le iscrizioni, sperimenta nuove iniziative. Il prossimo obiettivo? Aggiornare il countdown più a lungo possibile.
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